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lunedì 28 novembre 2011

BOLOGNA SENZA WELFARE; POSTIAMO INTERVENTO ASSISTENTI SOCIALI DI CASALECCHIO DI RENO:

Assistente Sociale - Casalecchio di Reno



Questa sera sono qui in rappresentanza delle assistenti sociali del distretto di Casalecchio di Reno, la maggior parte delle quali del Settore Minori.
Da qualche mese ci stiamo incontrando in orario extralavorativo e abbiamo costituito un gruppo che si sta interrogando sulle problematiche che riguardano nello specifico la nostra professione.
Momenti come l'assemblea di questa sera sono molto importanti per noi perchè ci danno la possibilità di far conoscere la difficile situazione in cui lavoriamo, di far conoscere il nostro lavoro: chi è e che cosa fa l'assistente sociale; cittadini, politici, operatori stessi del sociale e non, non sanno veramente cosa facciamo e quindi per semplificare, sbagliando, indicano l'ass.sociale come l'operatore che assegna la casa comunale, porta via i bambini dalle loro famiglie....e i mass media non fanno altro che alimentare questa visione distorta del nostro ruolo.
Veniamo viste come operatori che lavorano "dietro le quinte" ( o dietro una scrivania), con poche responsabilità, e con capacità decisionali sulle risorse che in realtà non abbiamo.
L'a.s lavora a vari livelli con educatori professionali, psicologi, medici, mediatori culturali,amministratori di enti, giudici, volontari, ecc. svolgendo il proprio ruolo "individuando, coordinando e promuovendo azioni per prevenire e cercare di risolvere situazioni di disagio di singoli, gruppi o della comunità"...insieme ai singoli, ai gruppi, alla comunità, con elevate responsabilità civili e penali nell'ambito di intervento lavorativo in particolar modo di quello del settore minori.
Su noi assistenti sociali grava l'attribuzione stratificata di responsabilità a fronte ( soprattutto in questo periodo di consistenti tagli al welfare) di: aumento considerevole dei bisogni delle famiglie, insufficienza di personale che non viene colmata poichè i comuni non hanno i fondi per farlo, mancanza di risorse economiche e tagli di servizi destinati ai cittadini.
In tutto questo, l'assistente sociale diventa una professione fragile, e questo lo sanno bene i media, i politici, gli utenti."Siamo diventati una figura utile su cui scaricare rabbia, tensioni sociali,un comodo ammortizzatore delle inadempienze altrui".
E cosi' siamo "mandate in trincea", il primo contatto con i cittadini che sentono e sanno che siamo la professione piu' esposta a rischi: per la collocazione in luoghi isolati dei nostri uffici ad esempio, perchè siamo noi che dobbiamo dire alle famiglie che le risorse economiche sono finite e la loro domanda di contributo non puo' essere accolta con i rischi che ne conseguono.E i rischi si concretizzano in minacce, aggressioni verbali e fisiche gravi.
E quando un operatore viene aggredito intorno a lui...il vuoto..da parte dei politici, dei dirigenti del Servizio perche' si generalizza facilmente pensando che l'aggresisone subita riguarda il singolo e non tutto il Servizio Sociale, e che in fondo tutte le professioni sono a rischio di aggressioni ( senza distinzione alcuna- ed oggettiva- di ruoli, funzioni, maggiore contatto con l'utenza, responsabilità...).
Chiediamo pertanto ai nostri politici e dirigenti di diffondere una politica di tolleranza zero verso atti di violenza fisica e verbale assicurandosi che operatori, utenti, cittadini siano a consocenza di tale politica.
Chiediamo loro di assumersi le proprie responsabilità, di non scaricare su di noi piu' responsabilità di quelle che derivano dalla nostra professione.Se i tagli al welfare dipendono dalla crisi dello stato che a pioggia taglia risorse e servizi agli enti locali, non puo' essere il servizio sociale (e quindi noi) lasciato solo a fronteggiare la disperazione delle persone per la mancanza di risposte ai loro bisogni.
Noi le nostre responsabilità ce le assumiamo giorno dopo giorno, non siamo disponibili però ad assumerci quelle degli altri.
I tagli al welfare si declinano per noi nella maggiore esposizione al rischio per i motivi sopra esposti; sempre di piu' vi è l' attribuzione di alcune funzioni, o la volontà di attribuirne delle altre, che sono proprie dell'educatore professionale per risparmiare sugli stipendi dei colleghi con la conseguente deprofessionalizzazione nostra e degli educatori, con la valutazione che in fondo le assistenti sociali possono fare tutto....perchè il loro lavoro in fondo è una vocazione.....
Noi siamo dei professionisti, come i colleghi educatori, abbiamo studiato, ci siamo formati e ci specializziamo per svolgere il nostro lavoro.E per questo facciamo fatica a lavorare in servizi che, se un tempo lavoravano sulla progettualità, sul lavoro di equipe multidisciplinare (data la multidimensionalità dei bisogni), sulla prevenzione, oggi con i tagli al welfare rischiamo di lavorare (con i seri danni che ne conseguono) in servizi di improvvisazione e approssimazione.
Viviamo un periodo in cui vi è una forte discrepanza tra le esigenze dell'organizzazione (riduzione-tagli dei servizi, risorse economiche, non risposte a sfratti) e le esigenze di noi assistenti sociali di mantenere la nostra specificità professionale.
Queste discrepanze si verificano sia per l'incremento considerevole del carico di lavoro a cui non corrisponde un adeguato sistema di "ricompense" e di linee guida scritte e condivise sulle priorità di intervento, sia per il sistema di valori individuali che non sempre è in linea con gli obiettivi di efficenza ed efficacia cui sottostanno le organizzazioni nella logica aziendale oggi imperante.
Dunque oggi piu' che mai è indispensabile che i servizi sociali territoriali siano sostenuti, rinforzati attraverso strategie rivolte a rispondere ai bisogni della comunità e degli operatori stessi.
Ci rendiamo pertanto disponibili ad essere utili interlocutori per proposte di miglioramento relative alla nostra professione e ai nostri servizi, a lavorare insieme al nostro Ordine professionale e al nostro Servizio e ai Comuni presso cui lavoriamo.





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