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mercoledì 12 ottobre 2011

VERSO LA MANIFESTAZIONE DI ROMA, CI SAREMO ANCHE NOI "EDUCATORI UNITI CONTRO I TAGLI":



Il 15 ottobre andremo a Roma per prenderci cura dei nostri territori



Gli Educatori contro i tagli il 15 ottobre saranno a Roma insieme a tant@ altr@ realtà politiche e sociali, insieme a tant@ uomini e donne per manifestare contro le politiche economiche europee di austerity che scaricano la crisi sulle fasce più deboli della popolazione, sugli ultimi e su quelli che vicino a loro operano, noi, i penultimi.



Andremo a Roma per manifestare contro questo governo sintesi di corruzione etica, autoritarismo e politiche economiche utili alla salvaguardia dei poteri forti.



A Roma vogliamo parlare anche di noi, lavoratori e lavoratrici del welfare: educatori, assistenti sociali, tirocinanti non pagati, co.co.pro della cooperazione sociale. Noi che stiamo subendo un attacco alla dignità e all’esistenza stessa del nostro mestiere proprio in un momento storico di crisi e forti tensioni sociali in cui il lavoro di cura dovrebbe essere maggiormente sostenuto.



Sappiamo che questo è il frutto delle politiche economiche europee di austerity che pongono forte attenzione alla compatibilità dei bilanci piuttosto che alla dignità delle vite. Per questo insieme a tanti e a tante pretendiamo il diritto all'insolvenza, prima di pagare i debiti alla banche pensiamo a trovare i soldi per il welfare. Vogliamo contribuire anche noi a costruire un’alleanza di idee che possa affermare un modello alternativo di società.



Ma come si traduce questo sui territori locali? Noi crediamo che si debbano ridefinire le priorità. Ovvero noi chiediamo alle amministrazioni locali di trovare prima  i soldi per tutti gli interventi sociali ed educativi già tagliati o in corso di “rimodulazione” e poi quelli per grandi opere spesso inutili, dalla Tav allo Stretto passando per i piccoli e grandi affari che fanno la fortuna dei costruttori di questo paese.



Vanno trovati i soldi per il lavoro, per la mobilità sostenibile, per il welfare, per la cultura, per la scuola.

Dobbiamo impedire che milioni di persone vadano in rovina perché un governo ormai agonizzante onori i sui debiti con le grandi banche.

La BCE ha chiesto all'Italia di applicare la ricetta greca, affermando che la manovra finanziaria appena varata va bene ma non è ancora sufficiente.

In questi giorni il governo di Atene ha varato un taglio di 30.000 posti di lavoro solo nel settore pubblico: se queste sono le premesse, cosa ci stanno preparando?



Vogliamo rovesciare il ragionamento: facciamo anche noi come in Grecia, seguendo l'esempio di chi sta lottando per i propri diritti.



Non pagheremo noi i vostri debiti!



Educatori Uniti contro i tagli



info per pullman: Marica 328 6644977  Filippo 349 1005762

mail: educatoriuniti2011@gmail.com

martedì 11 ottobre 2011

RICEVIAMO E POSTIAMO VOLANTINO DISTRIBUITO ALLA MANIFESTAZIONE DELLA CGIL DI SABATO 8/10:

Il debito non va pagato!

Si rinnovino i Contratti Nazionali

ai dipendenti pubblici… subito!

La crisi economica che sconquassa l’Occidente, sta distruggendo a velocità crescente diritti e redditi dei

lavoratori dipendenti. Tra questi, coloro che più pagano il prezzo delle politiche governative indicate

dalla Banca Centrale Europea (basta leggere la lettera a firma Draghi-Trichet), sono i lavoratori del

settore pubblico: blocco dei contratti, licenziamenti dei precari, slittamento e riduzione dei trattamenti

pensionistici, TFR in ostaggio, aumento dei carichi di lavoro.

Ogni nuova “manovra” toglie nuovi tasselli rendendo sempre più traballante la nostra esistenza

quotidiana.

L’attacco alla Grecia mostra dove può portare questa dinamica se lasciata a se stessa senza un’adeguata

risposta: tagli ulteriori di salari e licenziamenti di massa.

Si tratta del più vasto e profondo attacco alle condizioni di vita e di lavoro.

Dicono che la crisi che sta attraversando l’Italia e in generale l’Occidente, abbia origine nell’enorme

debito pubblico. In realtà, questo debito è il prodotto di una violenta aggressione del capitale che si

manifesta nelle forme tipiche della speculazione finanziaria. A ciò si aggiunge una crisi recessiva, pari

solo a quella degli inizi del ‘900, a cui i governi hanno risposto colpendo occupazione e salari delle

grandi masse: dagli USA alla Francia, dalla Grecia all’Italia, s’è tagliato di tutto fuorchè le rendite. La

scure si è abbattuta in maniera diretta ed indiretta ( vedi da ultimo l’aumento dell’IVA e i tagli agli Enti

Locali) solo sui lavoratori costringendoli a ridurre i consumi.., e se l’80% della cittadinanza ( tale è il

peso medio del lavoro dipendente nei Paesi “avanzati”) compra sempre meno, l’esito ovvio è la

recessione.

Le manovre economiche varate dal Governo, non solo quello italiano, sono vera e propria lotta di

classe: rubano a chi ha poco per ripianare i debiti che chi ha poco non ha mai contratto.

Per questo va detto chiaramente che il debito

non è stato creato dai lavoratori e quindi non va pagato
!

I lavoratori, specie quelli del pubblico impiego, devono reagire al senso diffuso di impotenza e porre un

freno a tale rapina.

Occorre che la CGIL, a partire dalle categorie oggi mobilitate, metta in campo una strategia efficace e

determinata indicando un percorso chiaro che punti alla riconquista del CCNL.

Non va in questo senso l’accordo del 28 Giugno con CISL, UIL e Confindustria

formalizzato con la firma del 21 Settembre, quella firma va ritirata!

L’accordo del 28 Giugno, con la previsione di deroghe al contratto nazionale, ha di fatto aperto la

strada all’art. 8 della manovra finanziaria che va ben oltre, fino ad usare la crisi per colpire ancora i

diritti e le conquiste storiche come lo Statuto dei Lavoratori.

Lo sciopero generale del 6 Settembre scorso doveva essere solo un momento di una più vasta

campagna di lotta. Lo sciopero c’è stato, è stato ovunque un gran successo, ora si tratta di superare la

tradizione delle manifestazioni episodiche e dimostrative. Occorre mettere in campo anche altre forme

di lotta che muovano a scacchiera i diversi settori del lavoro, per far crescere un clima di mobilitazione

generale. La manifestazione odierna può andar bene solo se non rimane un episodio isolato, ma parte di

un percorso più generale di lotta.

I lavoratori del settore pubblico hanno un vantaggio strategico, svolgono un servizio riconosciuto e

immediatamente visibile al resto dei lavoratori. Scuola, sanità, enti locali…la scure non si è abbattuta

solo sulle condizioni di vita dei lavoratori del pubblico impiego, ma anche sulla qualità dei servizi che

essi forniscono. Occorre che la CGIL si muova in modo deciso in direzione di un’alleanza sociale con i

cittadini che fruiscono dei servizi colpiti, contro il padronato a cui non interessa nulla di mantenere il

carattere pubblico e la qualità della sanità, della scuola, dell’università. Altrettanto importante e

strategica è l’alleanza tra lavoratori e studenti per addivenire alla costruzione di un fronte unitario tra

tutti i lavoratori pubblici e i settori sociali in lotta.

Per questo appare davvero incomprensibile che la CGIL si stia tenendo fuori

dall’appuntamento del 15 ottobre. Iniziativa che mette al centro la critica giusta e necessaria

all’attuale modello sociale e di produzione.

Va scongiurato infine il pericolo di dare una rappresentazione solo puramente antigovernativa alla

mobilitazione in atto, pur nella necessità di un rovesciamento del governo Berlusconi.

Le scelte politiche delle banche e del capitale in Europa, sono state assunte tanto dai governi di destra

che dal centrosinistra, come dimostra la Grecia

Una politica alternativa c’è e deve dire esplicitamente

che le lavoratrici e i lavoratori hanno già pagato.

Questo per noi si traduce nella rivendicazione di una patrimoniale che escluda solo la prima casa e una

quota ridotta di risparmi, e deve voler dire, nel merito specifico del lavoro, la centralità della riconquista

dei Contratti Nazionali di Lavoro.

E’ inaccettabile che si dia per scontato che i contratti nazionali di tutti i dipendenti pubblici siano

bloccati fino al 2014 o, come sembra fino al 2017.

I contratti nazionali vanno rinnovati subito!

Bisogna sviluppare un percorso rapido di costruzione di piattaforme tra e con i lavoratori e rilanciare la

battaglia per il contrasto e l’abolizione delle controriforme Brunetta, a partire dai luoghi di lavoro.

Le lavoratrici e i lavoratori della CGIL chiedono al proprio sindacato di non essere esitante e di

raccogliere ed orientare la rabbia che sta montando. Vogliono, appunto, che la CGIL, la nostra CGIL, la

CGIL delle lavoratrici e dei lavoratori sia il sindacato di classe di cui i lavoratori tutti hanno bisogno.

Area Programmatica “La Cgil che Vogliamo” in FLC CGIL

Area Programmatica “La Cgil che Vogliamo” in FP-CGIL

domenica 9 ottobre 2011

RICEVIAMO E POSTIAMO DA COORDINAMENTO OPERATORI SOCIALI BOLOGNA:

Siamo nell'ottobre 2011, investiti da una crisi che ha chiare radici e chiari beneficiari. Altro dato chiaro riguarda le persone che la crisi la subiscono, quelli che da sempre vengono maltrattati, sfruttati, lesi nella propria dignità. Nei giorni in cui nasce questa pagina, l'amministrazione comunale di Bologna colpisce duramente il welfare mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, colpisce... le famiglie, gli individui, i cittadini, le persone. Non tutte le persone ovviamente, ma le solite, quelle che hanno bisogno di assistenza per i figli portatori di handicap, per i genitori anziani. E poi l'amministrazione comunale di Bologna colpisce i lavoratori del sociale, e lo fa per chiara scelta politica. Mentre qualcuno si dissocia, e qualcun altro come il cardinale Caffarra, smarcandosi dalla parola del suo Cristo (atteso su questa terra), si allinea sulla strada della sussidiarietà danneggiando pure lui lavoratori e famiglie, noi scegliamo lo strumento del disegno satirico per raccontare la verità, consapevoli che finchè non saremo riusciti a superarla, questa dura e amara verità, avremo poco da sorridere. Ma non cantate vittoria, siamo piuttosto incazzati.