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sabato 4 aprile 2015

ARTICOLO DA REPUBBLICA: LA PROTESTA DEGLI EDUCATORI "RICONOSCETECI".


La protesta degli educatori: "Riconosceteci"

Raccolte 1.300 firme in un appello alla Regione: una sanatoria per chi non ha la laurea. E a Bologna nasce la rete: "Basta tagli e precariato nei servizi socio-educativi"

Lavorano tra le maglie del tessuto sociale, coi ragazzini in difficoltà e disabili, nei luoghi periferici, nelle scuole, nei campi rom. Sono educatori con professionalità ed esperienza pluridecennale, ma non hanno la laurea specifica, solo di recente divenuta obbligatoria. E senza titolo rischiano di non poter più lavorare. Il loro grido d’allarme è contenuto in una petizione, che ha già raccolto 1.300 firme, per chiedere una sanatoria alla Regione. Un appello partito da “Educatori contro i tagli” di Casalecchio, ora rete nazionale, che vuole ridare voce a chi ha contribuito a fare la storia del welfare emiliano. Un movimento che sta crescendo.

A Bologna è attivo il gruppo “Educatrici ed educatori”, nato dopo il pasticcio dell’appalto per la gestione dei servizi socio-educativi del Comune: prima ha vinto la marchigiana “Il Mosaico”, con un ribasso dell’11%, poi la cooperativa si è ritirata ed è subentrato il consorzio bolognese (Csapsa 2, Open Group, Società Dolce, Il Pettirosso, Arci, La Carovana). In mezzo gli educatori, che subiscono a cascata gli effetti di budget sempre più ristretti, e le stesse cooperative sociali che faticano a mantenere un’offerta adeguata a causa dei tagli al welfare. Scrive Alberto Cini in un articolo su Inchiesta intitolato "Giocare con il ribasso nella manica", dedicato al caso dell'appalto: "Nei servizi alla persona non ci sonoconsumatori: solo gli oggetti si consumano, le persone vivono, anche se il rapporto tra di esse è mediato da un bisogno e da una professione. Questa è una delle prime ma sostanziali differenze, che deve portare ad un superamento delle gare d’appalto".
 

Il disagio degli educatori corre nei social network: lavoro malpagato, stipendi bassi (9,80 euro lordi all’ora, 1.100 euro al mese per 40 ore di lavoro, dopo anni di servizio), tagli alle ore di supervisione, coordinamento e formazione, fondamentali al mestiere educativo. E poi precariato, incarichi su più servizi, una professione non più riconosciuta nel suo valore, sempre più delegata ad associazioni e volontariato. Gli educatori e le educatrici di Bologna, che si ritroveranno venerdì 17 aprile (ore 20) al Vag61 per una cena di autofinanziamento, reclamano attenzione, un dibattito pubblico e un tavolo tecnico per i prossimi bandi: “Basta appalti al massimo ribasso”.

La raccolta di firme ha così acceso i riflettori sugli interventi socio-educativi a favore di bambini e adolescenti, un pezzo storico del welfare fiore all'occhiello  in Emilia. "Quando la nostra Regione avrà finalmente l'obiettivo etico e politico di regolarizzare il lavoro di quanti hanno investito e operato per anni nei servizi rivolti a minori e adulti – che talvolta hanno loro stessi avviato – con impegno e passione, acquisendo professionalità, esperienze sul campo e ore di formazione?", si legge nella petizione dove viene reclamata una sanatoria per gli educatori "senza titolo", ovvero senza la laurea universitaria specifica, che solo da pochi anni è divenuta obbligo di legge ed è richiesta come

 elemento vincolante nella ormai grande maggioranza dei bandi di appalto. Sono un migliaio gli educatori a Bologna, solo 600 impegnati sui servizi scolastici comunali. Il problema della laurea riguarda soprattutto il settore sanitario. “L’Asl nei bandi chiede personale con titolo, le cooperative di fatto non ne hanno”, spiega Simone Raffaelli, della Fp-Cgil. E 1500 educatori in Emilia Romagna “senza titolo” potrebbero perdere il lavoro, stima il sindacato.