Visualizzazioni totali

giovedì 26 gennaio 2017

Nostro pensiero per Nadia Pulvirenti

Nadia


Sei morta nel giorno in cui correva l’anniversario della morte di Giulio e a guardarli sui social network, oggi i vostri sorrisi si assomigliano tantissimo. La nostra meglio gioventù: le vostre immagini di ragazzi pieni di vita sono tutto ciò che c’è rimasto per sperare ancora in questo paese così ingrigito e stanco. Siete molto più vivi voi di tutti questi celebranti di messe riparatrici che sghignazzano perché potranno finalmente riempire le poltrone dei loro macabri talk show con il vostro sangue. Che mestiere farabutto il nostro, Nadia: ci si può anche morire, in un turno qualsiasi, tra le sedie di un refettorio all’ora di pranzo, a un quarto di secolo di vita appena scoccato. E tutti giù a scrivere che è morta una santa, una martire che dedicava il suo tempo ai più sfortunati, agli ultimi. Io no, io dico che non è morta una santa, ma una lavoratrice, una mia collega, un’operaia della cura, una funzionaria delle relazioni umane. Un mestiere impenetrabile il nostro, Nadia: la stragrande maggioranza di persone non lo concepisce neppure: quando ci va bene, questi pensano che siamo dei bravi ragazzi che fanno del bene al prossimo, una colonia di boy scout altruisti che formano la propria personalità in eterno donandosi agli altri. Nessuno che dice che per questo ci meriteremmo uno stipendio più decoroso, delle condizioni contrattuali più degne, una legislazione adeguata e non affidata alla contrattazione parlamentare tra i vari tutori dei diversi baronati universitari. Adesso tutti giù a scrivere che ci vogliono le telecamere nei luoghi dove lavoriamo, come se ci fosse differenza a essere filmati o no quando si muore, tutti a mettere in evidenza che quello era un marocchino, e tutti giù con i “sbattiamoli fuori questi bastardi”. Quanta banalità scorre nelle vene di chi guarda la vita passargli accanto senza viverla e commentandola soltanto. Mi piacerebbe che potessi rispondere tu a questi idioti dell’attimo dopo, a questi sciacalli delle disperazioni altrui, mi piacerebbe che fossi tu a mandarli tutti quanti affanculo. Ma tu ora stai in silenzio e io non so dove sei. Tocca a noi difendere il senso di ciò che facevi, di ciò che facciamo ogni giorno. Tocca a noi mantenere in vita il tuo sorriso Nadia, il tuo sorriso così simile a quello di Giulio.
Paolo Coceancig
Educatori Uniti Contro i Tagli - ReNOS


Link articolo: http://www.lastampa.it/2017/01/24/italia/cronache/omicidio-a-iseo-uccide-a-coltellate-una-volontaria-allinterno-di-una-struttura-protetta-4fGTqC9AnnRu0AaaqkBnHM/pagina.html