Visualizzazioni totali

martedì 8 maggio 2012

POSTIAMO ARTICOLO DAL BLOG BOLOGNANIDI.BLOGSPOT.IT " I NIDI E I SERVIZI D'INFANZIA OGGI":

I nidi e i servizi d'infanzia oggi

Le cifre sono imponenti. Sono oltre 400 i bambini solo nel comune di Bologna, che nell'anno 2012-13 non troveranno posto presso le scuole dell'infanzia. E se siamo
abbituati a numeri di tale portata, ragionando attorno ai nidi, non così fino ad ora, sulle scuole. Eppure i problemi che i servizi nella fascia d'età 0-6 anni stanno affrontando sono molti e nel futuro non si prospetta niente di buono.
I perchè :
I punti di partenza devono essere davvero chiari. Da una parte c'è il solito e ormai consueto patto di stabilità, dall'altra un groviglio normativo che non consente l'assunzione ne' a tempo determinato ne' a tempo indeterminato. In sostanza non si può sostituire chi andrà in pensione, se non in minima parte, e non si può assumere il personale assente, per malattia o gravidanza. Questo è uno dei macro problemi. Il secondo è che lo Stato non investe sui nidi e non vuole prendersi in gestione le scuole dell'infanzia in caso siano gestiti dal comune.
Un altro perché che aiuta a capire le cifre dei bambini non accolti, è che le nascite sono in aumento, con un trend costante da alcuni anni, ciò significa che ci sono sempre più bambini che chiedono il servizio e meno investimenti a sostenerli. In ultimo si deve tener presente che le domande d'accesso ai nido sono in costante aumento.
Cosa sta succendendo?
Lo scenario che si presenta a livello nazionale ci racconta liste d'attesa in crescita al nord e nel centro e in calo al sud, dove le scuole dell'infanzia sono quasi nella totalità a gestione statale. A Ferrara tanto per rimanere in Emilia Romagna, una tra le più ricche in natalità, tra i nidi e le scuole risultano oltre 600 gli esclusi.
Soluzioni praticate e ipotizzate
Tra le più diffuse c'è quella d'appaltare a società private. Si hanno minori costi di spesa e non si deve sottostare a patto di stabiltà e limiti di assunzione. A determinare il minor costo è quasi sempre la minore retribuzione dei dipendenti che che hanno contratti peggiorativi. In molti casi i privati raggiungono ottimi risultati nel gestire i servizi ma nell'insieme, se si può fare un discorso generale, investono meno in ricerca e formazione del personale e di frequente non hanno cucina interna. Come dire nessuno fa i miracoli e ad un minor costo c'è un minor investimento in qualità e un risparmio sul personale (il costo del personale in percentuale ripsetto al totale si aggira sull'80%). Si può anche affermare, con un certo margine di sicurezza che dove c'è un buon pubblico c'è anche un buon privato. Il primo fa da traino al secondo. Un'altra strada percorsa è quella di una società mista: pubblica-privata. Modello che ha come vantaggio un minor costo di gestione, come per la precedente modello, ma può presentare problemi di trasparenza. Un esempio Parmainfanzia.
Modena avanza il progetto di una fondazione partecipativa che possa gestire i servizi in modo pubblico. Approvata nei giorni scorsi, la fondazione che sarà costituita in tempi brevissimi con soli fondi pubblici, con migliori contratti rispetto alle soluzioni precedenti, e con il vantaggio che la fondazione non dovrebbe rispondere a patto di stabiltà-groviglio normativo, quindi può assumere e investire. E' una strada nuova per i servizi educativi non certo per gli altri servizi alla persona che gli enti pubblici stanno da anni esternazando.
Un giro per l'Italia
Nel frattempo i problemi continuano. A Torino si è giunti all'accordo di esternalizzare per l'anno 2012-13 nove nidi d'infanzia nel giro di qualche mese, a Ferrara si esternalizzano nidi e scuole infanzia anche qui in modo rapido, Bologna discute sulla realizazzione di una fondazione (non si capisce se con soli fondi pubblici, con che tipo di contratti, entro quanto) ad Alessandria le educatrici scendono in piazza per raccogliere firme contro l'esternalizzazione, mentre Piacenza ha rosicato negli anni molto del patrimonio pubblico (oggi 7 sono i nidi comunali, 14 sono in convenzione). Il sud non fa notizia, i servizi sono talmente pochi che non riescono a soffrire di questa situazione.
Lo scenario futuro
Se nulla cambia e il governo non sceglie di investire nei nidi e prendersi carico delle scuole dell'infanzia ancora gestite dai comuni, è prevedibile un abbassamento della qualità, determinata da una riduzione di spesa sempre maggiore e in alcuni casi una contrazione dell'offerta, seguendo la ferrea logica di meno scuole e nidi, meno spese.
Un comitato nazionale
Per tutti questi motivi un comitato nazionale che possa raggruppare genitori parteciapi e attivi sul territorio nazionale, da Torino a Napoli, un gruppo di persone informate e con obiettivi comuni che fa pressione e cerca soluzioni alternative, rispetto al tema, può fare qualcosa e se non la differenza, almeno dar voce ai più piccoli, che in ultima istanza sono al centro delle difficoltà e non hanno il modo di esprimenrsi se non con i genitori.