Visualizzazioni totali

giovedì 5 gennaio 2012

POSTIAMO VIDEO DI G. STINCO DA PUBBLICOBENE.IT, SULLA NOSTRA TRASMISSIONE E SULLA SUSSIDARIETA' AI TEMPI DELLA CRISI:



P.s: Vi ricordiamo che martedì 10 gennaio ritorna "signore e signori il welfare è sparito!!" sempre alle ore 18 su radio kairos.

mercoledì 4 gennaio 2012

POSTIAMO COMUNICATO USB; SCIOPERO GENERALE IL 27 GENNAIO:


USB Unione Sindacale di Base



VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 27 GENNAIO 2012

A tutte le organizzazioni sindacali, ai movimenti ed alle forze politiche



USB, Cib-Unicobas, Snater, SlaiCobas, USI, SiCobas e OrSA hanno indetto lo sciopero generale per il 27 gennaio 2012. Uno sciopero che non è finalizzato esclusivamente al contrasto dei contenuti delle manovre che si sono succedute dal luglio 2011 ad oggi, ma che individua i veri obiettivi nel governo Monti che rappresenta gli interessi della finanza internazionale e delle aziende italiane, in questa Europa costruita non sui popoli ma sulle banche, sui cosiddetti “mercati” e sui grandi speculatori.
Le politiche economiche e antisociali di Monti sono in continuità con quelle di Berlusconi ma ancor più pericolose perché appoggiate e ispirate dal FMI e dalla BCE e perché confortate da un consenso quasi plebiscitario della grande maggioranza dei partiti italiani.
Cgil, Cisl e Uil sembrano più insofferenti alla mancanza della concertazione, o addirittura della
“collaborazione” instaurata da Cisl e Uil con il passato Ministro Sacconi, che non alle conseguenze sui lavoratori. Da ciò un approccio tutto politicista con un ricorso allo sciopero su obiettivi minimali che comunque esclude l'apertura di un vasto fronte di lotta.
A tutto ciò è necessario rispondere con il massimo della determinazione possibile, in termini
sindacali, sociali e politici, rifiutando la logica che ci vede cittadini e lavoratori pagatori di un debito che non abbiamo certo contribuito a far crescere, che oggettivamente non può e non deve essere pagato e che sta riducendo alla povertà milioni di donne e uomini in Europa e nel mondo.
Non c'è equità dove c'è un sistema basato sull'ingiustizia sociale, non c'è democrazia dove l'1%
impone i propri interessi sul 99%. E' indispensabile indicare obiettivi alti ed ambiziosi e al tempo stesso costruire le basi ed il tessuto sociale per riprendere un percorso di lotta che faccia prevalere gli interessi di molti rispetto a quelli di pochi.
Lo sciopero generale del 27 gennaio 2012 si inquadra in questo processo di mobilitazione ed è per questo motivo che è importante costruirlo attraverso un'ampia partecipazione che coinvolga tutte le forze sindacali conflittuali, i movimenti e le forze politiche che ritengono che un altro modo di produrre e di vivere sia possibile fuori dalle leggi del mercato che stanno strangolando interi popoli, depredando l'ambiente e facendo della guerra e dell'autoritarismo il modello di governo del mondo. 

L'appello che USB rivolge a tutti i soggetti che praticano opposizione sindacale, sociale e politica è quello di superare i tatticismi, le logiche di schieramento e le divisioni e
incomprensioni che spesso si sono create tra alcuni di noi e lavorare per costruire un
fronte coerente con alcuni obiettivi comuni ed una serie di scadenze, tra le quali quella
importante dello sciopero generale e della manifestazione nazionale del 27 gennaio 2012.
A questo scopo e rimanendo in attesa di concreti riscontri, sin da ora siamo disponibili a riunioni ed incontri che possano favorire tali necessarie ed auspicabili convergenze.




lunedì 2 gennaio 2012

NON CI SONO I SOLDI PER I SERVIZI SOCIALI, MA PER LE FORZE ARMATE.....ARTICOLO DAL MANIFESTO ON LINE:

Da "Il Manifesto", edizione on-line

Costi altissimi, ma niente tagli alla "casta" delle forze armate
di

Giulo Marcon



La manovra del governo Monti le spese militari non le ha nemmeno sfiorate. Si tratta di spese ingenti che ci mettono sempre tra i primi 10 paesi al mondo per spesa militare. Spendiamo pro-capite più della Germania. Ce lo possiamo permettere?



Il messaggio di fine anno inviato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola alle Forze Armate contiene finalmente l'implicita ammissione di una verità di cui i pacifisti e gli analisti più attenti sono consapevoli da tempo: le Forze Armate italiane sono sovradimensionate e bisogna ridurne gli organici. Costano troppo (23 miliardi di euro) e questo anche perché abbiamo troppi soldati e soprattutto troppi ufficiali e sottufficiali. Nonostante questo, la recente manovra del governo Monti le spese militari non le ha nemmeno sfiorate. Si tratta di spese ingenti che ci mettono sempre tra i primi 10 paesi al mondo per spesa militare. Spendiamo pro-capite più della Germania. Ce lo possiamo permettere?
In tutto, 180mila persone che fanno lievitare i costi delle Forze Armate a livelli incompatibili con la crisi economica che stiamo vivendo. Un dinosauro burocratico dove, in proporzione, abbiamo più generali che nell'esercito degli Stati Uniti, più comandanti (ufficiali e sottufficiali) che comandati (soldati) e che non riesce, con 180mila soldati e graduati, ad assicurare un soddisfacente turn over a 8mila militari che si trovano nelle missioni all'estero. Nelle Forze Armate regnano sprechi ed inefficienza, l'operatività è un concetto vago e la parola "casta" può benissimo essere utilizzata per i privilegi corporativi delle sue gerarchie. Per non parlare delle commistioni opache con quel via vai di commesse di armi con al centro Finmeccanica, in questo aiutata da ex generali e capi di stato maggiore assunti all'uopo.
Proprio nel messaggio di Di Paola si dice che la ristrutturazione che aspetta le Forze Armate nel 2012 deve essere all'insegna "della operatività e dell'efficienza", che tradotto in parole povere significa uno strumento militare pronto all'azione nei teatri di guerra, ben armato, integrato appieno nella Nato, pronto a mettersi al servizio di quell'umanitarismo-militare che ci ha visto ben attivi in Kosovo, Iraq e Afghanistan. Non a caso, nonostante la crisi, Di Paola non ha alcun ripensamento sul dispendioso programma dei cacciabombardieri F35 (15 miliardi di euro) e sugli altri sistemi d'arma, né tanto meno su una missione di guerra come quella in Afghanistan, che ci costa centinaia di milioni di euro l'anno. Il rischio è che si voglia ridurre il personale per destinare le risorse risparmiate ai sistemi d'arma. E' più che probabile. Invece bisognerebbe ridurre anche le spese per le armi, a partire dai caccia F35: si tratta di un importo che vale la metà dell'ultima manovra di Monti. Perché il rigore deve sempre valere per i pensionati, i lavoratori, i giovani e mai per le armi ed i militari? Perché si può sempre ridurre la spesa per la scuola, la sanità, il welfare e mai quella militare? Si potrebbe benissimo dimezzare del 50%, senza venire meno ai nostri obblighi internazionali. In tutto 13 miliardi: ecco dove trovare i soldi per fronteggiare la crisi.
Che le nostre Forze Armate abbiano poi un ruolo "di pace" nel mondo è discutibile. Almeno per l'Afghanistan, dove è in corso una guerra da dieci anni e i nostri soldati vi sono pienamente coinvolti. Ma se - come dice Di Paola - obiettivo del nostro impegno nelle missioni all'estero è di portare pace, democrazia e sicurezza alle popolazioni civili, sarebbe stato opportuno dedicare un «commosso pensiero» non solo ai nostri militari morti nella missione in Afghanistan, ma anche alle tante vittime civili afgane causate dal nostro intervento e dai nostri alleati. Si tratta di molte persone e non di "effetti collaterali", la cui vita vale quella come quella dei nostri militari caduti. E, anche per il nostro ministro della Difesa, sarebbe un atto di rispetto ricordarsene in questi giorni festivi di afflato umanitario.
* Sbilanciamoci