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venerdì 28 dicembre 2012

NOSTRO VOLANTINAGGIO NATALIZIO


In attesa delle prossime apparizioni, abbiamo oggi dato il via ad una serie di volantinaggi che prevedono la nostra presenza sul territorio di Casalecchio di Reno per sensibilizzare ed informare la cittadinanza sui tagli al welfare proprio a partire da ASC Insieme e dai Servizi presso cui lavoriamo con sempre meno ore....
Eh si, perchè purtroppo dopo la fine del mondo non è cambiato ancora nulla! Non è cambiato niente per gli Educatori di Casalecchio, quelli che lavorano nei gruppi socio-educativi, che portano avanti i progetti di Calcetto, di sostegno alla genitorialità per donne disagiate, che lavorano con gli stranieri ma anche per i colleghi che lavorano nelle scuole ( e che staranno tranquilli per qualche mese salvo nevicate o indisposizioni dell’utente) e che la prossima estate insieme a tutti gli altri avranno il problema di essere senza lavoro e senza stipendio…Ebbene, per tutti questi lavoratori che fanno tutto tutto, non è cambiato niente niente! I tagli ci sono, ci sono stati e ci saranno ancora. Ore prese in malo modo da un settore (prevenzione minori) ad un altro ( sostegno scolastico all’handicap) col solo criterio dell’obbligo legislativo e per scelte evidentemente politiche senza tenere conto delle scelte molto più importanti come quelle sociali e delle ricadute sugli utenti dei Servizi e sui Lavoratori che quei servizi li hanno vissuti sempre sulla loro pelle, che sono costretti a fare “lo spezzatino” giornaliero e settimanale per mettere insieme un monte ore da fame! Le valutazioni e le decisioni come al solito sono prese e presentate senza confronti con gli interessati..... secondo una strategia della svalutazione laddove anche i diritti dei lavoratori ormai valgono pochissimo come sta accadendo in tutta Italia, in ogni settore e laddove le cooperative sono ridotte a scannarsi fra loro o a consorziarsi per raccogliere le briciole, come si fa coi cani quando gli si lancia un unico osso!!!

A noi educatori contro i tagli questa situazione non piace affatto e vogliamo che cambi in favore di ciò che è giusto per una reale crescita civile, per un vero e sano diritto al lavoro ( confrontare il primo articolo della nostra Costituzione). Obiettivi questi che dovrebbero essere fra i preminenti nelle agende politiche dei nostri Amministratori.
Dunque, dopo il volantinaggio natalizio di oggi, prossimi appuntamenti con la Befana in ogni angolo di Casalecchio!
 
 

giovedì 20 dicembre 2012

PERCHE' E' COSI' IMPORTANTE LA VERTENZA DEI LAVORATORI DI SOCIETA' DOLCE


Nei giorni scorsi sulla stampa locale sono apparsi numerosi articoli che hanno fatto esplodere a livello cittadino il “caso Dolce”.
In una assemblea sindacale estremamente partecipata i sindacati e i lavoratori del settore hanno sottolineato come Società Dolce ad oggi non stia applicando il Contratto Nazionale, essendosi rifiutata di erogare la 2° tranche dell’aumento contrattuale nei tempi corretti, ossia con la mensilità di ottobre.
Contestualmente, Società Dolce non ha neppure erogato l’ E.R.T., acronimo per Elemento Retributivo Territoriale, vale a dire il premio di produzione che le Cooperative Sociali della Provincia di Bologna erogano annualmente ai propri dipendenti, che dovrebbe versare -in ritardo- con le prossime mensilità.

Pur rientrando all’interno dei criteri che determinano per una cooperativa la necessità di erogare l’E.R.T., Società Dolce ha dato la disponibilità a liquidare questa cifra ma non nell’anno in corso, facendola “scorrere” sulle prime buste paga del prossimo anno.
Per inciso, in maniera del tutto unilaterale, lo scorso anno Dolce aveva suddiviso l’erogazione dell’E.R.T. in tre parti, versandone ai lavoratori prima ½, poi i successivi 2/4.

Nello stesso tempo, girano voci pericolose secondo le quali si vorrebbe modificare il regolamento interno della Cooperativa, riducendo l’integrazione di maternità e l'integrazione per il lavoro supplementare, mentre per il momento sembra sospeso un attacco ai primi tre giorni di malattia, in maniera analoga o simile a quanto successo con il contratto Aias o con quello appena siglato nel settore metalmeccanico (firmato da tutte le principali organizzazioni con l’eccezione di Fiom- Cgil).

Quello che sta succedendo è gravissimo.
Negli ultimi mesi non solo Società Dolce ha deciso di andare in deroga in maniera unilaterale al CCNL (lo ha fatto nonostante i sindacati si siano dichiarati indisponibili a siglare un’accordo sul tema, anche se il contratto specifica che l’esame dev’essere congiunto, sindacato e parte datoriale), ma anche optato per richiedere ai propri soci lavoratori un’ulteriore aumento della quota sociale.

A fronte di queste scelte, Società Dolce si è sempre rifiutata di certificare un qualsivoglia stato di difficoltà economica.

Cosa succederebbe se tutte le aziende del settore, in presenza di una crisi generalizzata, decidessero unilateralmente di non applicare il contratto nazionale?
Accadrebbe quello che anche il più ingenuo può facilmente immaginare: il contratto nazionale varrebbe quanto la carta su cui è stampato, cioè nulla.
Se passa l’idea che una azienda può decidere come, dove, quando e soprattutto se applicare gli istituti contrattuali e gli accordi territoriali sottoscritti dalle centrali cooperative e dai sindacati, non solo si certifica l’inutilità dei tavoli su cui questi temi si discutono, ma si decide che il ruolo delle organizzazioni sindacali è puramente consultivo, mentre le centrali cooperative firmano materiali che le cooperative associate possono bellamente eludere.
Per quanto, come educatori contro i tagli, possiamo aver criticato il Ccnl delle cooperative sociali firmato lo scorso inverno da Cgil, Cisl e Uil, la battaglia che i lavoratori di Dolce stanno portando avanti ha un significato ancora più ampio, e in ultima istanza si tratta della difesa del valore unversale e della applicabilità del contratto di lavoro.

E’ dunque un punto politico prima ancora che economico.
Ad oggi nessuno ha gli strumenti per sapere se la difficoltà di Società Dolce è reale.
Di sicuro questa operazione ha tutto il sapore di una mossa ben architettata per scardinare un fragilissimo sistema di regole in un settore complicato da normare, in cui il confine fra il lavoro e il non lavoro è un margine sottilissimo.

E’ estremamente comprensibile la paura di tutti quei lavoratori che, all’interno di Dolce, temono per il proprio posto di lavoro, per le eventuali difficoltà della cooperativa.
Ma accettare le imposizioni unilaterali di Dolce significa prima di tutto accettare un metodo, accettare di aprire una porta attraverso la quale tutti gli altri vorranno passare, ed è la porta che conduce alla fine dei diritti contrattuali e al completo arbitrio dei datori di lavoro.

Coordinamento Educatori Uniti Contro i Tagli


lunedì 17 dicembre 2012

RIPRENDIAMO DALLA BROCHURE "L'EDUCATORE AL TEMPO DELLA CRISI":


Oggi, il lavoro dell’Educatore, che è lavoro di cura e di relazione, è poco riconosciuto socialmente, generalmente poco pagato e senza prospettive di miglioramento futuro.

 

Il welfare risente fortemente della crisi e dei tagli alle risorse destinate alle Politiche Sociali.  I dati registrano un continuo aumento dei bisogni, mentre il governo e le amministrazioni locali agiscono una riduzione dei costi nella logica del risparmio e si orientano sempre più verso il volontariato. Si prospetta uno scenario complessivo, che vede diminuire qualità e quantità di servizi, mettendo a rischio quasi 25.000 posti di lavoro.
Se intendiamo garantire un equilibrato sistema di promozione e protezione sociale, è necessario aprire una fase costituente del sociale che avvii un processo di riforma del welfare. La crisi dei servizi, dunque, sarà un tema cruciale per l’immediato futuro. In tutto questo, che fine faranno gli Educatori, professionisti del welfare?

 

FORMAZIONE E TITOLO DI STUDIO

- il numero effettivo degli Educatori è stato in costante crescita, con 2052 Educatori nel 2002 fino ad arrivare a 3074 educatori nel 2007; - la maggioranza di Educatori è sempre stata rappresentata dal genere femminile, anche se la percentuale maschile è aumentata progressivamente, fino ad arrivare a circa il 32%, attestando il genere femminile al restante 68%; - se alla fine degli anni ’80 quasi il 56% degli Educatori aveva meno di 30 anni e solo l’8% superava i 40 anni, oggi la proporzione si è invertita: il 42% ha tra 30 e 40 anni e il 21% ne ha meno di 30; - il titolo di studio è un dato che invece si è solo parzialmente modificato rispetto alla fine degli anni ’80: gli Educatori con il titolo idoneo sono l’83.5%, contro il rimanente 16.5% (questo perché la maggior parte degli Educatori aveva ottenuto l’attestato regionale attraverso il decreto ministeriale 10.02.1984)

 

AREE DI INTERVENTO E SISTEMA LAVORATIVO

La disabilità, a partire dalla fine degli anni ’80, rimane ancora un settore in cui vengono impiegati moltissimi educatori (il 34% del totale), ma questa fascia viene oggi sorprendentemente superata dall’area dei minori che si attesta al 36%. Questo non era mai successo. Ciò che è cambiato è l’ente per cui gli Educatori lavorano: se alla fine degli anni ’80 il 33% lavorava nel privato, il 26% presso la sanità pubblica e solo il 4% nelle cooperative, nel 2010 i lavoratori delle cooperative si attestano intorno al 60%, meno del 6% lavora presso le Asl e la stessa percentuale presso Comune/Provincia/Regione. Questo a riprova del fatto che ormai il sistema pubblico non gestisce più i servizi ma, di questi, l’80% viene gestito dalla cooperazione sociale.

 

IL WELFARE SOCIALE NELLA SPESA PUBBLICA ITALIANA

L’Emilia Romagna ha sempre portato alto il suo spirito fortemente orientato al sociale. E’ la regione, che ha sempre vantato il maggior numero di servizi alla persona ed anche per questo è stata definita per molti anni, e forse lo è ancora, la regione italiana in cui la qualità della vita si dimostra migliore. Il welfare in Emilia Romagna è sempre stato una priorità e una grande fonte di investimento, nonostante le risorse nazionali venissero azzerate. Ma, a causa della crisi e dai tagli che il Governo Berlusconi e poi il Governo Monti hanno inflitto alle Politiche Sociali, il welfare ne ha gravemente risentito. Secondo l’analisi del Forum Nazionale del Terzo Settore, il biennio 2010-2011 si è contraddistinto innanzi tutto per una netta riduzione del finanziamento statale alle politiche sociali. Le risorse distribuite alle regioni dal Fnps (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali) nel 2011
sono solo un terzo di quelle del 2009; insomma, se fino ad oggi l’obiettivo per i Comuni era stato l’espansione dell’offerta pubblica (si pensi ai nidi, ma anche altri servizi quali l’assistenza domiciliare ad anziani e persone disabili, la tutela dei minori...), nella fase attuale gli sforzi si concentrano per mantenere lo status quo, senza però prevedere una chiara riorganizzazione del sistema del Welfare. Dopo la manovra dell’estate 2011 l’Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia locale) ha stimato che per ottenere lo sforzo finanziario, attraverso la riduzione di spesa richiesta per il 2012, i Comuni dovrebbero tagliare la funzione sociale tra il 12,7% e il 13,5%. Tale contrazione dell’intervento pubblico potrebbe più in generale tradursi in un restringimento dei criteri di accesso ai servizi sociali e ad una maggior difficoltà di accesso ai servizi da parte delle famiglie e dei singoli cittadini. Questo si traduce nella possibilità che il pubblico torni ad intervenire socialmente soltanto nelle situazioni di urgenza conclamata e che abbandoni gli interventi di prevenzione, area in cui vengono impiegati un elevatissimo numero di educatori e che l’urgenza costringa a ridurre i livelli qualitativi dei servizi, mettendo a rischio 25.000 posti di lavoro attualmente ricoperti dagli operatori del sociale. In che modo? Ad esempio selezionando i fornitori che assicurano costi inferiori (gare d’appalto al ribasso), trascurandone la qualità e con il rischio di crescente pressione da parte delle amministrazioni locali sul volontariato, nell’ottica burocratica della riduzione della spesa.

Dati del SIPS (Sistema Informativo delle Politiche Sociali) relativi alla regione Emilia Romagna nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2010.

 

LA SPESA PER IL WELFARE: L’ITALIA A CONFRONTO CON L’EUROPA.

Gli ultimi anni hanno segnato l’inizio di un momento di difficoltà destinato ad aggravarsi rapidamente. Tale difficoltà è accentuata dal fatto che i bisogni aumentano costantemente (invecchiamento, impoverimento) e l’offerta di servizi risulta comunque inadeguata in gran parte del paese. La crisi dei servizi, dunque, sarà un tema cruciale per l’immediato futuro.
Analizziamo ora qualche dato per comprendere meglio la situazione italiana in riferimento
al mondo del sociale, facendo un confronto con gli altri stati europei. Per quanto riguarda gli investimenti economici nei servizi sociali veri e propri, l’Italia presenta un gap importante rispetto al resto d’Europa: l’1,39% contro il 3,27% della media europea. Questo significa che i nostri principali referenti investono circa il doppio della nostra quota nazionale (Regno Unito 3,8%, Spagna 2,4%, Germania 2,6%, Francia 3,8%). Anche le risorse che l’Italia dedica alla disabilità, alla famiglia e all’esclusione sociale sono nettamente inferiori alla media europea, in particolare: - per la disabilità (adulti e anziani) si spende il 24% in meno - per la famiglia il gap è del 42%; - per l’esclusione sociale la distanza dall’Europa arriva fino all’85%. L’Italia spende lo 0,8% del suo Pil, contro una media europea del 2,2% (dal 2% della Spagna, al 2,7% del Regno Unito) mentre, se allargassimo il confronto ai Paesi scandinavi, la distanza sarebbe ancora più pronunciata e troveremmo la Svezia con il 6,7%. Questi dati mettono in rilievo la situazione di forte criticità in cui si trova il settore del sociale italiano e il peggioramento atteso per il prossimo futuro. E’ chiaro che l’assenza di adeguate politiche nazionali rappresenti una tra le cause principali della situazione venutasi a creare. Investire nel welfare sociale, oggi, in Italia è necessario ed urgente: le politiche sociali italiane sono sospese tra la necessità di sviluppo ed il rischio di un’ulteriore involuzione. La sfida è riuscire, tra i vincoli dettati dalla crisi economica e le crescenti domande d’intervento, a progettarne un futuro adeguato. Per farlo, il punto di partenza non può che essere l’analisi dei dati di realtà.

 

POVERTA’ ED EMARGINAZIONE SOCIALE

Particolarmente grave nel nostro paese è la diffusione della povertà nella sua forma assoluta, tale cioè da non consentire di far fronte alle esigenze basilari di vita. Secondo dati Istat del 2011 la quota di persone soggette a gravi deprivazioni materiali risulta, infatti, elevata in Italia, pari al 7% della popolazione (4.2 milioni di individui), quota maggiore di due punti percentuali rispetto alla situazione osservata nella maggior parte degli altri paesi europei. Tale condizione di povertà si aggrava quando si tratta di anziani soli e arriva all’8% quando nel nucleo familiare sono presenti figli a carico (contro il 5.6% per l’Ue15), per arrivare al 10.5% quando i minori in famiglia sono più di due. In Italia, povertà ed emarginazione sociale riguardano quasi 15 milioni di persone, vale a dire circa un quarto della popolazione e in prospettiva comparata, considerando l’Ue15, il nostro paese si trova fra quelli in cui l’incidenza di questi rischi è maggiore (24.7%), insieme a Portogallo, Irlanda e Grecia. Povertà ed emarginazione sociale in Italia non solo riguardano un’ampia fascia della popolazione, ma colpiscono in modo sensibilmente più marcato i minori. Nel complesso, 2.7 milioni di bambini – pari al 28,4% degli individui con meno di sedici anni - si trovano in condizioni di deprivazione economica e sociale con un’incidenza di cinque punti percentuali superiore rispetto alla media per l’Ue15 (23,4%) e di poco inferiore solo al dato registrato per la Grecia (29,4%) e per l’Irlanda (31,5%). Da tempo, la ricerca ha infatti messo in luce come un contesto familiare svantaggiato incida sia sui risultati scolastici dei bambini e sui loro livelli di scolarizzazione, sia sul loro futuro reddito. Al fine di interrompere questo circolo vizioso di trasmissione intergenerazionale dello svantaggio, vari studi hanno confermato l’efficacia di politiche mirate di investimento sulle famiglie, i cui ingredienti principali sono servizi educativi e di cura di qualità, già per i primissimi anni di vita, e trasferimenti economici legati alla presenza di minori. Per quanto riguarda infine i valori medi della spesa pubblica dell’Ue15 e quelli registrati nel nostro paese, il confronto è illuminante. La spesa pubblica media europea, infatti, è del 31% superiore a quella italiana negli interventi per la non autosufficienza (anziani e disabilità), del 61% nel caso di famiglia e maternità e del 75% con riferimento alla povertà. Secondo la lettura dei dati fin qui proposti nel prossimo futuro le criticità riguarderanno l’offerta di servizi sociali e socio-educativi dei Comuni e sociosanitari delle ASL. Questi servizi, pure tra notevoli differenze territoriali, vivranno la medesima fase di difficoltà, dovuta al mix di tre fattori: a) il tradizionale sottofinanziamento, b) la rapida crescita della domanda c) la contrazione di risorse disponibili.

 

Ma quanto costano i servizi alle casse pubbliche dei Comuni e delle Regioni?

I dati rivelano un settore assai meno finanziato di quanto abitualmente si pensi: 0,4% del
Pil nel caso dei Comuni e 0,86% nel caso delle Regioni. Si tratta di una quota estremamente ridotta del bilancio pubblico: a titolo di esempio, basti pensare che, secondo l’Eurostat, la complessiva spesa pubblica per la protezione sociale ammonta al 26,5% del Pil. Secondo l’Istat nel 2009 la spesa pubblica per asili nido è risultata pari a 1.186 milioni di euro, a carico dei Comuni, cifra che equivale allo 0,09% del Pil; la spesa pubblica per servizi rivolti agli anziani non autosufficienti, a sua volta, equivale allo 0,64% del Pil, un valore che secondo la Ragioneria centrale dello Stato comprende l’insieme dei servizi domiciliari, residenziali e semi-residenziali. Sempre secondo Eurostat nel 2009 la spesa complessiva dei servizi e delle prestazioni monetarie contro la povertà, infine, è pari
allo 0,1% del Pil. Oltretutto, viste le bassissime percentuali di cui stiamo parlando, un aumento in percentuale notevole, si tradurrebbe in un investimento economico più basso di quanto si pensi.

 

CONCLUSIONI

Investire nelle politiche sociali e di prevenzione significa primariamente promuovere per tutti il diritto di cittadinanza e quindi rendere concreti i valori democratici su cui si fonda un
paese civile. Il welfare non è una concessione verso i più poveri e i più sfortunati, ma un
sistema di azioni che consentono una reale partecipazione e creazione di valore sociale. Solo se i governi e gli amministratori comprenderanno che finanziare la prevenzione e i servizi alla persona significa consentire ad ampi strati della popolazione di essere  autonomi, capaci di pensiero critico e di poter perseguire le migliori condizioni di vita possibile per sé e per la comunità, allora chi, come gli Educatori, si batte affinché nella cultura diffusa del nostro paese si affermi la consapevolezza che pari condizioni ed opportunità per ogni cittadino significhi raggiungere una reale e concreta democrazia, potrà svolgere il proprio lavoro senza dover anche supplire un ruolo politico. La crisi in cui ci troviamo tutti a dover vivere, è ormai chiaro, è la crisi di un modello sociale, economico e culturale. Questa ha ulteriormente aggravato le disuguaglianze e la frantumazione del tessuto relazionale che teneva insieme la comunità. Proponiamo allora di avviare un percorso condiviso che possa affrontare, con la dovuta attenzione, poiché tocca immediatamente le condizioni di vita dei cittadini, e con la più ampia partecipazione di attori sociali ed istituzionali - sia nazionali che territoriali – il tema di un welfare efficiente e, allo stesso tempo, attento a non svilire il ruolo attivo dei professionisti, così come quello dei destinatari dei servizi. Se intendiamo garantire un equilibrato sistema di promozione e protezione sociale ed un modello universalistico, solidale e sussidiario è
necessario aprire una fase costituente del sociale che avvii un processo di riforma del welfare.
In questo senso la voce degli Educatori e dei professionisti del lavoro sociale può, e deve,
rappresentare una risorsa da cui le policy makers possono, e devono, attingere per cercare nuove idee, nuove proposte, nuove risposte. Se la voce degli Educatori non troverà  ascolto, allora il movimento di chi non si rassegna al qualunquismo e all’omologazione culturale avrà ancora ragione di esistere.

 

PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO HANNO COLLABORATO

KRILA ED EDUCATORI CONTRO I TAGLI

domenica 2 dicembre 2012

IERI SERA "L'ABOMINEVOLE UOMO DELLE NEVI" E "L'EDUCATORE AL TEMPO DELLA CRISI": PIU' DI 500 ALLA FESTA DELL'ORGOGLIO EDUCATIVO.



Ieri sera “L’abominevole uomo delle fogne” e “L’educatore al tempo della crisi”: più di 500 persone alla Festa Dell’Orgoglio Educativo.

 

 

Ieri sera presso il TPO di Bologna, più di 500 persone  hanno partecipato alla festa dell’orgoglio educativo n.4 organizzato dal Coordinamento degli Educatori Uniti contro i Tagli confermando che la strada intrapresa è quella giusta.

Infatti abbiamo fortemente voluto la collaborazione con  Krila per montare una performance teatrale in un modo diverso, partecipativo come è caratteristica del TdO ( Teatro dell’Oppresso), abbiamo voluto un evento che parlasse in modo insolito e  accattivante del nostro essere educatori al tempo della crisi più di un dibattito o convegno ( pur non disdegnando anche queste forme di partecipazione a cui puntiamo per il futuro). La risposta è stata più che soddisfacente: le persone intervenute fra il pubblico si sono realmente sentite rappresentate su quelli che sono i problemi e le contraddizioni del lavoro educativo e di cura che ci appartiene.

La serata è poi continuata con l’intervento di due gruppi del panorama musicale dell’underground bolognese: gli Etnia Supersantos che propongono ska e rock demenziale e gli Stikkereballa che invece fanno musica manouche, patchanca e ritmi mediterranei. Per noi anche qui la scelta è stata ed è quella di favorire la ricerca musicale non commerciale ed autoprodotta da gente comune,  ritenendo la musica un linguaggio universale che appartiene a tutti e con la quale poter aggregare e fare cultura.

La serata si è poi conclusa con un dj set d’eccezione: dj Rasta – sudanese - ,  operatore che lavora in un centro d’accoglienza di Bologna; dj Prince Angelo – d’origine eritrea - , collaboratore scolastico nelle scuole primarie di Bologna ed infine il nostro dj della Radio Rox de Peers – di origine italo/sicula - che fa l’educatore scolastico  per una cooperativa. Le scelte musicali da loro proposte hanno spaziato dal reggae, all’etnica, allo ska per finire al rock/folk . 

Infine ci interessa sottolineare che tutto questo si è potuto realizzare grazie al volontariato militante di ciascuno di noi del coordinamento, di chi ci è vicino e degli stessi partecipanti ( Krila, Cantanti, DJ) . L’ingresso era ad offerta libera e i proventi vanno a coprire le spese per la realizzazione della festa ( cibo, bevande, utenze, tecnici, pulizie, brochure, volantini …), tolte le quali quel che rimane viene o verrà utilizzato per la realizzazione di attività del Coordinamento di interesse collettivo.

Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti, compreso il TPO che ha la pazienza di ospitarci e supportarci ormai da tre anni e comunque  tutti coloro che ci sostengono e credono con noi che sia sempre più importante la costruzione di luoghi di pensiero e di aggregazione per contrastare l’isolamento e l’annullamento dei lavoratori. Vi ricordiamo che il 16 gennaio alle ore 20 ci incontreremo in luogo che verrà comunicato in seguito, per continuare a parlare di questo ed altro con chi di voi lo vorrà.
 
Open act: Etnia Supersantos
 
Live: Stikkereballa
 
Foto panoramica della festa dell'orgoglio educativo

 

 

 

 


martedì 13 novembre 2012

COMUNICATO STAMPA FESTA DELL'ORGOGLIO EDUCATIVO "TEATRO FORUM: L'EDUCATORE AL TEMPO DELLA CRISI".


Comunicato Stampa

 

“In regime di oppressione delle coscienze, in cui coloro che lavorano di più possono dire meno la loro parola, (..), i dominatori mantengono il monopolio della parola, con cui fanno opera di mistificazione, massificazione e dominio. In questa situazione i dominati, per poter dire la loro parola, devono lottare per conquistarsela. Imparare a conquistarla da coloro che la posseggono e la rifiutano ai più, è un difficile ma imprescindibile apprendistato: è la pedagogia dell'oppresso."  Paulo Freire

 

 

1 dicembre 2012 ore 21, presso il TPO di Via Casarini a Bologna, avrà luogo qualcosa di insolito ed originale, un evento immaginato da tempo: non una semplice piece teatrale ma un “teatro forum” secondo il metodo del Teatro dell’Oppresso, dal titolo “L’educatore al tempo della crisi”. Lo spettacolo è rivolto soprattutto ai nostri colleghi educatori e agli operatori tutti del privato sociale  e degli enti pubblici, a chi lavora nelle Strutture, presso i poliambulatori, per strada. A tutti loro, a tutti noi.

E’ la prima volta che attraverso il teatro l’educatore parla del suo mestiere, delle contraddizioni di ogni giorno, di tutte quelle situazioni così problematiche eppur per noi abituali, che sfuggono alla maggioranza delle persone. La nostra categoria professionale è poco conosciuta dalla comunità, dipinta tutt’al più in modo superficiale: gente che “aiuta” gli altri, gente che fa cose che pochi farebbero perché l’educatore ha a che fare col dolore e col disagio, con i “devianti”, i disabili, i tossicodipendenti, i barboni, i più brutti, i più sporchi, i più cattivi. Gli ultimi.

L’educatore, mentre fa tutto questo, soccombe di fronte a buste paghe esigue, si adegua a giochetti politici contorti e frustranti, assiste alla sistematica svalutazione del proprio intervento e ai continui tagli della spesa pubblica nel sociale e nel sanitario, è il primo testimone del declino di un welfare in via di estinzione.

Allora succede che non è facile parlare di tutto questo, non è semplice neppure confrontarsi fra  colleghi perché questo è un mestiere duro che alle volte rende tormentati e “oppressi” perfino i suoi professionisti.

Ecco allora il bisogno di trovare l’alchimia, la combinazione giusta che ci permetta di comunicare tutto questo. La tecnica del “Teatro Forum” ci permette di trattare i temi di noi “oppressi”, attori noi stessi e di noi stessi per una sera. Crediamo che sia un metodo più efficace di 10 dibattiti messi insieme. Ci sembra l’approccio ideale per avvicinare le persone in modo costruttivo a questo nostro mondo sconosciuto  e che invece riguarda tutti e tutti dovrebbero conoscere.

Questo evento è stato costruito in collaborazione con Krila, Associazione di formatori, educatori, pedagogisti, docenti universitari che si occupano del Teatro dell’Oppresso lavorando sulle particolari tecniche e diffondendo questo lavoro teatrale particolare qui a Bologna. Peculiarità del TdO  è quella di stimolare il dialogo ed il confronto nell’ottica della partecipazione sociale, attraverso l’impegno e il mettersi in gioco. E’ un teatro che viene da lontano, dal Boal, Brasile, negli anni 50 ed attraverso un percorso di ricerca esistenziale e metodologica approderà ad una forma di teatro politico e sociale nuovo nutrito dal punto di vista pedagogico dall’opera di Paulo Freire  (http://www.teatrodelloppresso.it/ll-teatro-delloppresso/).

Come “ Coordinamento Educatori  Uniti Contro i Tagli” siamo orgogliosi di questa collaborazione e dunque lieti di poter presentare alla città “L’educatore al tempo della crisi”. Un lavoro che noi auspichiamo possa servire a condividere riflessioni che riescano a far emergere i nodi critici che in questo nostro tempo difficile siamo chiamati ad affrontare. E a farlo con gli strumenti a noi più consueti: la creatività, la lotta, la relazione.

Educatori ed educatrici uniti contro i tagli
Associazione Krila-Teatro dell'oppresso

 

 

martedì 30 ottobre 2012

"HABEMUS REFERENDUM, HABETIS REFERENDUM". RIPRENDIAMO AGGIORNAMENTO DAL COMITATO ARTICOLO 33:

HABEMUS REFERENDUM, HABETIS REFERENDUM

Oggi 30 ottobre 2012, dopo meno di due mesi (50 giorni), abbiamo raccolto 10.500 firme autenticate e certificate dall'ufficio elettorale, dunque valide. Le firme necessarie erano 9.000.

Da oggi non esistono più dubbi: il referendum c'è.

Il comitato referendario continuerà comunque la raccolta firme fino all'ultima ora disponibile, per informare la cittadinanza bolognese.

Chiediamo che il referendum sia accorpato alle elezioni politiche, per incentivare la partecipazione e risparmiare qualche utile soldino in tempi di crisi.

UN GRAZIE GIGANTESCO AI 200 VOLONTARI DEL COMITATO ARTICOLO 33, ALLE ASSOCIAZIONI E ALLE FORZE CHE SOSTENGONO QUESTA BATTAGLIA E A TUTTI I CITTADINI DELLA BELLA E CORAGGIOSA CITTA' DI BOLOGNA.

giovedì 18 ottobre 2012

PUBBLICHIAMO INTERVENTO DI UN NOSTRO COLLEGA PUBBLICATO SU LA REPUBBLICA:

Richiedenti asilo provenienti dalla Libia. E gli operatori del settore che dicono?

Il 31 dicembre di quest'anno, tra poco più di 2 mesi, cesserà la presa in carico e l'assistenza da parte dello stato italiano dei richiedenti asilo africani qui arrivati dalla Libia in seguito alla guerra civile scoppiata in quella regione.
Decine di migliaia di migranti proveniente, spesso loro malgrado e sempre a rischio della vita, da varie regioni dell'Africa subsahariana si troveranno, ancora una volta nella loro esistenza, in una situazione di disperata indeterminatezza. Se niente fino a quella data cambia non avranno assistenza e protezione in Italia, non godranno di uno status giuridico certo, ma allo stesso tempo e per ovvi motivi non ci saranno altre terre che sono la loro terra, nè in Libia, nè ovviamente nel loro paese di origine da cui sono fuggiti per i motivi più differenti.
Questo dramma annunciato, a cui non sembra che il governo italiano si stia approcciando con la dovuta sensibilità, chiama altresì in causa il lavoro di cooperazione sociale, e la sua trasformazione, dentro questa crisi di sistema. Ci sono delle domande che questa questione pone a tutti coloro che lavorano come operatori della relazione di aiuto. Sono delle domande che io mi pongo come mediatore culturale che lavora con i richiedenti asilo, ma che penso possano essere, in questo momento, estese a tutti gli operatori della cooperazione sociale: educatori, mediatori, formatori ecc.
Sono delle domande attorno a cui si gioca, in questi tempi di crisi, una partita, per la nostra professione, fondamentale.
Proverò ad essere semplice e schematico.
La nostra professione, come è stata plasmata nel XX secolo, forgiata anche dalle battaglie per l'affermazione della dignità professionale degli educatori è sempre più incerta, instabile, spezzata. Mentre si chiede sempre più professionalità ed un approccio multidisciplinare che chiama in causa saperi molteplici: di cura, di relazione, di mediazione, di comprensione della macchina amministrativa e giuridica ecc. viene minato costantemente il diritto alla certezza della continuità di un intervento. Dal primo gennaio, per esempio, molti operatori che con i richiedenti asilo lavorano, questo lavoro lo perderanno e dovranno cercarlo altrove. Non sarà il mio caso, in quanto l'agenzia di servizi sociali territoriale dentro la quale lavoro continuerà l'intervento con i richiedenti asilo anche a prescindere dall'erogazione dei finanziamenti della protezione civile. Questo elemento chiama in causa anche un altro aspetto della nostra professione. Finora ho lavorato con richiedenti asilo collocati su territori differenti in piccole unità, per capirci in case in cui si ricreava una relazione di prossimità e molecolare e dove siamo stati messi in grado di contribuire a praticare un'attività di inserimento sociale e di acquisizione reale di cittadinanza. Siamo stati un'eccezione, purtroppo, come dimostra la gestione della cosiddetta emergenza nord Africa attraverso il dispositivo dei campi, l'approccio generale è stato un altro.
Filippo Nuzzi, Educatori contro i tagli (Bologna)

domenica 14 ottobre 2012

NOSTRA LETTERA APERTA:

IL WELFARE  E’ SERVITO: DOPO LO “SPEZZATINO” ALLA BOLOGNESE, ECCO LA “TAGLIATA”  ALL’ASC INSIEME!

Lettera aperta

Ai Sindacati firmatari dell’accordo Gara d’appalto Servizi Educativi e socio/assistenziali del Distretto di Casalecchio di Reno
Ad ASC Insieme ( Direttrice Asc, sindaci dei Comuni del distretto)
Ai partiti politici
Alle cooperative sociali e alle Centrali Cooperative
Alla cittadinanza tutta


Appalto nuovo, gestione del welfare vecchia.
Si sperava che con l’entrata in vigore della nuova gara d’appalto si potesse finalmente cominciare a parlare di nuovo corso senza infingimenti o parole schermo come “rimodulazione” (termine dissimulatore per eccellenza), che cominciasse finalmente il tanto auspicato modo nuovo di “fare sociale” insieme: politici, amministrativi e lavoratori.
Come Educatori abbiamo più volte dato la nostra disponibilità (e qui per l’ennesima volta la ribadiamo) a mettere in gioco le nostre competenze per progettare con e per ASCInsieme un welfare moderno che possa rispondere con la necessaria efficacia ai tanti e nuovi bisogni che la nostra cittadinanza da tempo e in mille forme diverse sta esprimendo. La risposta sono stati TAGLI (perché così si chiamano) travestiti da  ritardi, chiusure…
Entrando nei dettagli:

-          ritardo di una settimana nell’inizio dei servizi socio/educativi per minori;
-          chiusura estiva anticipata degli stessi;
-          riduzione del monte ore nei Servizi relativi agli interventi individuali;
-          riduzione di ore negli interventi di educazione al lavoro;
-          riduzione del monte ore su un progetto specifico di sostegno alla genitorialità ( “Casa delle donne”) ;
-           riduzione delle ore di programmazione per gli educatori di sostegno scolastico;

Vogliamo tranquillizzare  subito le stanze di comando ASC: questi dati non ce li ha forniti alcuna talpa interna, li apprendiamo quotidianamente vivendoli sulla nostra pelle, semplicemente perché le ore tagliate sono sempre le nostre.
La domanda sorge spontanea: come mai questi tagli vengono attuati visto che il budget stanziato (e dichiarato) nella gara d’appalto in favore degli interventi educativi è stato lo stesso degli anni passati e come mai nessuno si è degnato di comunicarceli per tempo?

Se si era arrivati ad un certo numero di ore e di Servizi che ora vengono “rimodulati” nonostante lo stesso budget degli anni passati, ciò era stato frutto di attente e oculate valutazioni di professionisti e addetti ai lavori sul campo e da un’esperienza di anni che non può essere cancellata cancellando anche la professionalità di chi ha preso decisioni e di chi ha portato avanti le azioni educative precedenti.

desumiamo che per la dirigenza di ASCInsieme il lavoro educativo sia da considerarsi dunque uno spreco.
Non possiamo infatti esimerci dal sottolineare quanto in questi ultimi due anni di gestione sia stato fatto per svilire, attraverso un processo di dequalificazione del nostro profilo professionale tuttora in atto, il lavoro educativo in tutte le sue sfaccettature.
Il rischio di togliere alla parte di cittadinanza più in difficoltà, il prezioso e necessario servizio di educazione e prevenzione che offre storicamente in modo capillare sul territorio il lavoro educativo, è reale e particolarmente imprudente in questi tempi di crisi economica e valoriale.

Ed eccoci allora ancora qui, assaliti ormai dalla nausea di chi si trova a ripetere ogni giorno cose che riteneva assodate una volta per sempre, a ricordare che l’Educatore non lavora solo a scuola con l’handicap, ma ovunque e anche con minori a rischio, con profughi e immigrati, con le fasce più deboli e quelle che deboli stanno diventando a causa della recessione economica. E lavora dentro i territori con un ruolo che non sarà mai solo di “controllo sociale”, ma soprattutto di prevenzione, integrazione ed educazione al rispetto della collettività. Quei progetti così complessi e faticosi che si pongono l’obiettivo ultimo di ridare dignità alle persone, a tutte le persone, ecco, noi facciamo queste “robe” qui.
In altri paesi (Germania, Olanda e Danimarca tra gli altri) si continua a investire sul lavoro educativo proprio perché lo si ritiene parte necessaria e insostituibile nella definizione di paese civile.
A chi taglia il nostro lavoro, a chi ci taglia, ancora una volta noi diciamo che NON CI STIAMO e una volta ribadita la nostra disponibilità ad ogni confronto,
CHIEDIAMO ALLA CITTADINANZA di prendere consapevolezza di quanto sta accadendo e di lavorare con noi per sostenere un modello di sviluppo del welfare che abbia a cuore il destino dei più deboli e delle generazioni future.

CHIEDIAMO AI PARTITI POLITICI, alla luce dei tagli al welfare, se intendano avere ancora un ruolo propulsivo in favore delle comunità che sono stati chiamati a rappresentare;
CHIEDIAMO AI SINDACATI di non venir meno a quanto esplicitato nel verbale di accordo e cioè di vigilare costantemente sull’operato di ASC e COOPERATIVE;

Rispetto poi alle cooperative,non abbiamo nessuna intenzione di fare sconti . Nessuna di loro da Bologna e provincia compreso il Distretto, sembra avere  intenzione di difendere e conservare i Servizi, accettando supinamente le decisioni della committenza e lavorando per farcele accettare, tanto gli unici a pagare saranno sempre i soliti, i lavoratori che hanno salari da fame e che sono sul territorio tutto il giorno.

CHIEDIAMO ad ASCInsieme di ritirare immediatamente i tagli al welfare e di spiegare pubblicamente con quali strategie educative vuole affrontare il futuro;

Se non avremo risposte esaurienti, ci faremo promotori di ogni forma di lotta possibile per tutelare la nostra dignità professionale e quella delle persone cui ci rivolgiamo con i nostri servizi, le uniche a cui sentiamo di dovere qualcosa.

L’EDUCAZIONE NON SI VENDE MA SI DIFENDE
NEANCHE MEZZ’ORA IN MENO


Educatori contro i tagli di Casalecchio di Reno

BLOG educatoricontroitagli.blogspot.com
MAIL educatoriuniti2011@gmail.com

TRASMISSIONE RADIO “signori e signore il welfare è sparito!” tutti i martedì ore 18 radiokairos 105,85


 

mercoledì 26 settembre 2012

INCONTRO APERTO PER OPERATORI DEL SOCIALE DI CASALECCHIO E BOLOGNA:


INCONTRO APERTO

 

A TUTTE LE EDUCATRICI ED EDUCATORI

DEL TERRITORIO DI CASALECCHIO E DI BOLOGNA

Mercoledì 3 ottobre ORE 20,00

PRESSO IL CENTRO GIOVANILE BLOGOS

( Via dei Mille,25 Casalecchio di Reno)

Promosso dal Coordinamento degli Educatori contro i tagli

 

Gentilissimi tutti e tutte,

la presente vale come invito ad un incontro aperto rivolto soprattutto ai colleghi e alle colleghe che svolgono, come noi, un lavoro socio/educativo/assistenziale sui nostri territori. Lo scopo di questo incontro è quello di raccontare cos’è oggi il Coordinamento, chi vi partecipa, cosa è stato fatto, cosa si sta facendo e cosa vorremmo fare per il futuro (ad es. ci preoccupa molto la situazione lavorativa di molti colleghi ed al riguardo vorremmo confrontarci per capire cosa fare insieme, così come facciamo da un anno e più a questa parte) .

Non nascondiamo che l’idea finale è quella di poter allargare la base del nostro gruppo, per rinforzarlo e rinnovarci nelle pratiche, rendendole sempre più efficaci. Se siamo stati un riferimento fino ad oggi per tanti colleghi e colleghe, se siamo riusciti a diventare un gruppo di pressione per le diverse parti sociali del territorio casalecchiese, nei percorsi di lotta fino ad oggi, è stato grazie al supporto di tutti noi, alle reti costruite con altri soggetti, come ad es. le associazioni delle famiglie dei ragazzi per cui molti di noi lavorano, altri gruppi di colleghi in altre realtà regionali… e vorremmo che questo continuasse ad essere.

Abbiamo la presunzione di pensare che, in questo anno e mezzo di vita, abbiamo fatto un servizio non solo a noi stessi, ma alla collettività dei nostri colleghi e all'intera collettività sociale, dal momento che, in molte occasioni, difendere il nostro lavoro significa difendere i diritti, troppo spesso trascurati, delle fasce più deboli della società. 

Riteniamo che il Coordinamento sia uno “strumento” aperto e usufruibile da noi tutti, colleghi e colleghe e quindi non solo da chi lo ha creato. Siamo partiti dal presupposto che la trasversalità dei soggetti che appartengono al Coordinamento sia la forza che ci accompagna, così come il rispetto per le proprie biografie, ciascuna diversa dall’altra, ma con  obiettivi comuni importanti che riguardano i nostri diritti e la nostra condizione professionale. Ci piacerebbe andare oltre le barriere che spesso sono dovute a pregiudizi, a mancanza di informazioni corrette e che non fanno aggregare le persone. Viviamo un momento storico e sociale di enorme difficoltà per via dei tagli e di una crisi che non abbiamo creato di certo noi : operatori del sociale ma anche cittadini. Ed in questa crisi riteniamo ci si debba ormai muovere, ma sempre di più uniti, condividendo maggiormente analisi e strategie in base a quanto ciascuno può fare, ma mai dividendosi,delegando o rimanendo passivi. Non si può e non si deve rimanere soli. Non è più il tempo. Su questa scorta abbiamo voluto e chiesto l’unione dei sindacati laddove è stato possibile e continueremo a farlo. Su questa scorta abbiamo sempre chiesto la collaborazione di altre categorie, associazioni e forze politiche vicine, difendendo sempre con molta chiarezza la nostra identità: Educatori contro i tagli per la difesa di un welfare più giusto, per la difesa della nostra professione e del nostro lavoro.

 

Lo stato attuale delle cose ci fa supporre che quanto fatto fin qui, benché positivo, non sia finito. Pensiamo ci sia ancora molto da fare e che ci si debba muovere per tempo e non nell’emergenza (che per altro è sempre), così ci appelliamo al senso civico (che per noi corrisponde anche a quello professionale, visto il mestiere che facciamo) di ognuno di noi, chiediamo di confrontarci e di dirci, insieme, come andare avanti. Lo vogliamo fare sapendo che partiamo da strumenti positivi, che ci siamo già costruiti e che riteniamo siano patrimonio di tutti noi. Vi aspettiamo numerosi dunque mercoledì 3 ottobre ore 20:00 presso il Centro Giovanile Blogos di Casalecchio in Via dei Mille, 25.

 

P.S: In caso di cambiamento di luogo e data daremo tempestiva comunicazione.

 

 

 

Educatori uniti contro i tagli

 

venerdì 14 settembre 2012

SOSTENIAMO INIZIATIVA REFERENDARIA DEL COMITATO ARTICOLO 33:

Referendum

La proposta di referendum consultivo cittadino presentata dal Comitato referendario “Nuovo Comitato Articolo 33″ è stata giudicata ammissibile dai garanti del Comune di Bologna il 24 luglio 2012. Perché il referendum possa essere indetto, è necessario raccogliere 9mila firme entro tre mesi.
Il lancio della raccolta firme è avvenuto il 7 settembre: da allora noi referendari avremo tre mesi a disposizione per completare la raccolta.
IL QUESITO
Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?
a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private
L’ABC DEI PERCHE’
Per la scuola pubblica. E’ la scuola di tutti, laica e gratuita. Forma il cittadino democratico. Subisce tagli feroci. Intanto i finanziamenti alla scuola privata paritaria crescono o rimangono inalterati.
Per i diritti. Quest’anno a Bologna più di 300 bambini sono rimasti esclusi dalla scuola pubblica, che è un diritto costituzionale, per mancanza di posti e risorse. Saranno costretti a frequentare una scuola dell’infanzia privata, a pagarne la retta e a sottoscrivere un progetto educativo che non condividono (nel 99% dei casi confessionale). E l’anno prossimo quanti saranno gli esclusi dalla scuola pubblica?
Per la democrazia. Bologna è stata un modello della scuola dell’infanzia pubblica. E oggi? Il diritto alla scuola pubblica è una questione di democrazia. Riorientare la bussola della politica spetta ai cittadini. La firma per l’indizione del referendum è una firma per la democrazia e la partecipazione.
DOVE E QUANDO FIRMARE
http://referendum.articolo33.org/calendario-banchetti-raccolta-firme
I PROMOTORI DEL REFERENDUM
Il Comitato promotore è composto da 400 cittadini. Inoltre i seguenti soggetti collettivi hanno un ruolo promotore dell’iniziativa referendaria del Nuovo Comitato Articolo 33:
I SOSTENITORI DEL REFERENDUM
I soggetti collettivi possono comunicarci la loro adesione ufficiale all’iniziativa con una mail a nuovocomitatoarticolo33@gmail.com
Ci hanno finora fatto pervenire la loro adesione:
  • Alleanza Lavoro Beni comuni Ambiente
  • Associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica
  • Circolo de Il Manifesto di Bologna
  • Comitato No People Mover
  • Educatrici ed educatori contro i tagli
  • Il Bolognino
  • Italia Dei Valori
  • Partito Comunista dei Lavoratori
  • Partito della Rifondazione Comunista
  • Radio Città Fujiko
  • Sinistra Ecologia e Libertà
  • Verdi, ecologisti e reti civiche
CONTATTI
Sito http://referendum.articolo33.org/
Mail nuovocomitatoarticolo33@gmail.com
Facebook http://www.facebook.com/referendum.articolo33

domenica 9 settembre 2012

NOSTRO VOLANTINO:

NON SI MUOVE FOGLIA…
CHE ASC NON VOGLIA!!!!

“Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età,
dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità…
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità…”
                                                   (F. Guccini)

Perplessità… identità… brucian le possibilità…” che pensasse a noi il cantautore di Pavana quando compose la “Canzone dei dodici mesi”?

Siamo a Settembre inoltrato  e molti  educatori che lavorano per ASC Insieme ancora non sanno dove, come e quando ( e se…) lavoreranno.
Ma come? Non è appena stato assegnato l’appalto? Non è stato forse firmato un verbale d’accordo con i sindacati? In quel verbale non si parlava, alla fine, di diritto al lavoro, di continuità educativa e di garanzia di reddito?
All’indomani di quella firma, Asc Insieme ostentava la propria correttezza  nei confronti degli educatori in convenzione. Bene. Ne prendemmo felicemente atto. Allora perché non si parte? Ad oggi né le Cooperative coinvolte né ASC Insieme  ci hanno ancora comunicato quando partiranno i Servizi, allarmando noi e le famiglie delle persone cui rivolgiamo i nostri servizi.

Chiediamo ad ASC  e alle Cooperative coerenza, risposte concrete e maggior trasparenza nella gestione delle informazioni.
Chiediamo ai sindacati di vigilare sugli accordi intrapresi agendo nell’interesse di  tutti i lavoratori.
Quante volte ancora dovremo rammentarvi che gli educatori finché non lavorano non percepiscono lo stipendio?

Educatori ed educatrici uniti contro i tagli

Neanche mezz’ora di meno.!!!!

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FACEBOOK educatori educatoricontroitagli
TRASMISSIONE RADIO “signori e signore il welfare è sparito!” tutti i martedì ore 18 radiokairos 105,85

lunedì 3 settembre 2012

domenica 26 agosto 2012

"SIGNORE E SIGNORI IL WELFARE E' SPARITO!" RIPRENDE MARTEDI' 11 SETTEMBRE ORE 18 SEMPRE SU RADIO KAIROS.

La trasmissione radio "Signore e signori il welfare è sparito!" riprende martedì 11  settembre alle ore 18 sempre su radio kairos 105,85 o in streaming su www.radiokairos.it, per continuare a parlare di Welfare e del mondo dei lavoratori e lavoratrici del sociale, con interviste e approfondimenti. L'unica trasmissione che parla di Welfare, condotta e curata da educatori ed educatrici e che da voce a operatori ed operatrici del sociale. I nostri inviati siete voi (colleghi e colleghe). Vi invitiamo a contattarci  sulla nostra pagina facebook Educatori Educatoricontroitagli (Coordinamento) o alla nostra email educatoriuniti2011@gmail.com.

IL SOCIALE NON SI TAGLIA-NEANCHE MEZZ'ORA DI MENO! 

lunedì 6 agosto 2012

RIPRENDIAMO DAL SITO DEL GRUPPO ABELE "SPENDERE. PER QUALE SICUREZZA?"(CAMPAGNA TAGLIA LE ALI ALLE ARMI):

Spendere. Per quale sicurezza?

La campagna "Taglia le ali alle armi", per chiedere al governo la rinuncia all'acquisto di 90 cacciabombardieri F35, promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della Pace e sottoscritta da 75.000 cittadini, 50 Enti Locali e 650 associazioni tra cui anche il Gruppo Abele, è giunta al termine della sua seconda fase. Chiusa la raccolta firme, il 12 luglio una delegazione è stata ricevuta in Senato per discutere le spese militari e in particolare lo spreco costituito dai caccia Joint Strike Fighter. In un momento di profonda crisi economica, in cui i tagli privano i cittadini di servizi fondamentali, ogni acquisto merita un'analisi approfondita. Abbiamo discusso la questione con Giulio Marcon, responsabile di Sbilanciamoci!

La spending review taglierà servizi, sanità, impiego e molto altro. Anche la difesa fa parte del progetto di oculatezza degli sprechi e revisione della spesa pubblica. In cosa consiste il risparmio trascritto nel DDL Di Paola, e quanto è influente sul bilancio italiano?
I tagli alla difesa sono molto modesti, soprattutto tenendo conto dell'entità di quelli praticati in altri settori. Si tratta di poche decine di milioni di euro. Per di più bisogna considerare che il denaro accumulato tramite questa manovra, derivante dai tagli al personale e dalla dismissione di alcuni beni, sarà reinvestito nello stesso maxi contenitore della difesa. Insomma, non ci sarà un risparmio vero e proprio, bensì, come detto dal governo stesso, si tratterà di una 'rimodulazione' della spesa. Anche i risparmi derivanti dalla riduzione degli organici delle forze armate, che avverrà in molti anni e per un numero limitato di persone (circa 30.000), sono relativi. Relativi perché coloro che verranno messi in mobilità continueranno a ricevere il 95% dello stipendio (praticamente uno stipendio pieno) e si tratterà sostanzialmente di militari prossimi alla pensione.

75.000 firme di cittadini, 650 associazioni, il sostegno di oltre 50 Enti Locali (tra Regioni, Province e Comuni). Questi i numeri della campagna. Al di là dei numeri e dopo la discussione in Senato, come giudica il grado di consapevolezza da parte degli italiani sulla questione 'spesa pubblica'?
Sebbene rimangano in piedi luoghi comuni e pregiudizi legati alla spesa pubblica del nostro Paese, il grado di consapevolezza cresce di giorno in giorno. È vero che l'Italia ha un debito pubblico molto alto, prossimo al 125%. Come è vero che in molti settori della spesa pubblica abbiamo importi inferiori alla media degli altri Paesi europei, ad esempio nel campo delle politiche sociali, della famiglia, della scuola. Bisognerebbe ridistribuire gli investimenti e spendere di più in alcuni settori capaci di creare sviluppo e migliorare le condizioni di vita delle persone. E di questo gli Italiani sono oggi più consapevoli.

Sui tagli alla Difesa, molti esponenti politici sembrano avere oggi meno remore a sottolineare la necessità di un "dimagrimento" degli investimenti in questo settore. Si tratta di una strategia da campagna elettorale che ha "letto" l'umore dell'opinione pubblica o davvero qualcosa sta cambiando nella linea politica su questo argomento?
Le campagne di riduzione della spesa militare erano, fino a pochissimo tempo fa, fortemente connotate in senso pacifista. Oggi tutti capiscono che spendere oltre dodici miliardi in caccia bombardieri, che tra l'altro non servono a garantire la sicurezza contro quelle minacce che vengono elencate nei documenti del Ministero della difesa - vedi il terrorismo, il terrorismo cibernetico, i flussi migratori, la produzione di armi di distruzione di massa - è uno sforzo inutile. Allo stesso tempo tutti hanno sotto gli occhi la scomparsa, in nome del risparmio, di prestazioni pubbliche fondamentali per i cittadini (come quelle sanitarie). È semplice allora comprendere come le ragioni di una campagna come "Taglia le ali alle armi" siano ampiamente condivise. E la politica, di conseguenza, non può restare sorda alle sollecitazioni del Paese, tanto più che, il dispiegamento di forze utilizzato per la difesa del Paese è (per numero e per poteri assegnati) palesemente sovradimensionato rispetto alle necessità del Paese stesso.

Lei fa parte di Sbilanciamoci! e ogni anno contribuisce alla creazione di una legge finanziaria "alternativa" a quella scritta dal governo. In cosa e come andrebbero spesi i fondi destinati a questi aerei da battaglia, i cui costi oscillano tra gli 80 e i 130 milioni di dollari l'uno?
Noi abbiamo fatto tante proposte: c'è l'imbarazzo della scelta! Con una parte di quei soldi si potrebbero mettere in sicurezza le 10.000 scuole del nostro Paese che non rispettano la 626, le norme antincendio, quelle antisismiche. Si potrebbe dare sicurezza alle famiglie e creare nuovi posti di lavoro. Molti più che con le grandi opere, che non servono al nostro Paese.
Oppure si potrebbe fare un piano straordinario di asili nido e interventi per la non-autosufficienza. Settori in cui il nostro Paese è ancora molto indietro, e anche qui si inciderebbe sull'occupazione.
Ancora, si potrebbe fare un piano di riassetto idrogeologico della nostra penisola. Ogni anno in Italia si verificano frane e alluvioni che causano molti morti oltre che i seguenti costosissimi interventi di emergenza. Con questa attività di prevenzione potremmo diminuire le tragedie come anche gli improvvisi buchi di bilancio che servono per affrontale in maniera emergenziale. I fondi destinati agli F35 andrebbero incanalati in un ciclo di interventi 'per' il Paese. Interventi utili alla sopravvivenza e alla rinascita del lavoro italiano.

(Toni Castellano)