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sabato 22 ottobre 2011

PUBBLICHIAMO NOTA DEL COORDINAMENTO OPERATORI SOCIALI BOLOGNA:

CI AVETE ROTTO I SERVIZI!

 
La spesa sociale viene tagliata profondamente a Bologna e in tutta la provincia. Chiudono i dormitori e i servizi a bassa soglia, diminuiscono l’assistenza domiciliare, gli interventi di strada, i servizi di integrazione per gli alunni diversamente abili, gli spazi di aggregazione giovanile. Le politiche per la casa? Nulle.
A fronte della diminuzione dei servizi riscontriamo l'aumento del costo delle rette scolastiche e degli affitti di edilizia popolare. Queste scelte imputabili alle amministrazioni comunali che si nascondono dietro i tagli del governo, stanno portando a un grosso impoverimento delle persone, all'abbattimento dei diritti dei lavoratori del sociale.
La sussidiarietà sostenuta dall'amministrazione comunale di Bologna non è una soluzione ai problemi! La sussidiarietà è un problema.
Chi lavora nelle cooperative sociali sa già di cosa si parla: esternalizzazione, privatizzazione, stipendi da fame, precarietà e abbassamento della qualità dei servizi. Il rischio per il futuro (e per il presente) è che molti dei servizi in cui sono impiegati gli operatori sociali vengano appaltati a organizzazioni di volontariato incapaci di garantire professionalità e stipendi. Lo dimostra l'appalto del quartiere Navile (bando di gara appena scaduto) che sposta la gestione di servizi alla persona ad associazioni di volontariato.
Intanto nel centro diurno di via Del Porto i lavoratori vengono spinti a un abbassamento del livello contrattuale, inoltre il nuovo appalto ha una durata di undici mesi, il che lascia pochi dubbi sulla decisione di cancellare al più presto anche questo servizio.
Oggi a Bologna si tiene la seduta di insediamento per il Piano strategico dove comune, provincia, regione si adopereranno per schiacciare lavoratori e utenti, distribuendo ai privati finanche parti del patrimonio immobiliare pubblico.




NON ACCETTIAMO LO SMANTELLAMENTO DEL WELFARE CHE L’AMMINISTRAZIONE BOLOGNESE HA MESSO IN ATTO, E POICHE’ RITENIAMO CHE


RIBELLARSI A QUANTO STA ACCADENDO SIA GIUSTO, RIEMPIREMO OGNI SPAZIO DISPONIBILE AFFINCHE’ I NOSTRI DIRITTI VENGANO RISPETTATI!






COORDINAMENTO DEGLI OPERATORI SOCIALI DI BOLOGNA

mercoledì 19 ottobre 2011

NO CUT PARTY 3 "FESTA DELL'ORGOGLIO EDUCATIVO" (PROGRAMMA DEFINITIVO), VI ASPETTIAMO:

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO IMPORTANTE INIZIATIVA:

COMUNICATO STAMPA Iniziativa a Bologna



FLASH MOB A BOLOGNA PERSONE DISABILI E LORO FAMIGLIE

Bologna, 29/10/ 2011- FLAS HMOB DISABILI A BOLOGNA - PIAZZA NETTUNO, ORE 16

FLASH MOB A SOSTEGNO DI TUTTI I DISABILI E DELLE LORO FAMIGLIE CHE OGGI SI TROVANO A VIVERE SITUAZIONI ESISTENZIALI INSOSTENIBILI.

VOGLIAMO EVITARE CHE I TAGLI COINVOLGANO ANCHE CHI CERCA DI PROMUOVERE AZIONI DI SUPPORTO E ASSISTENZA.

SIAMO CONTRARI ALLE RICHIESTE INGIUSTE DEI COMUNI DI CONTRIBUZIONE AI SERVIZI ALLA PERSONA -CHE VIOLANO LA LEGGE 328/2000 DELLO STATO E SUCCESSIVI DECRETI-

Protesta non violenta dei disabili e dei loro familiari contro i tagli previsti dalla manovra finanziaria, che prevede ingenti e ingiustificati tagli in particolare al settore riguardante i disabili e tutto il personale che vi lavora attorno, come gli insegnanti di sostegno, gli assistenti domiciliari, le case famiglie, i centri diurni e residenziali (spesse volte gli unici luoghi dove i disabili trovano accoglienza, calore e dove hanno la possibilità di vivere una vita degna).

Vogliamo anche protestare contro le ingiuste richieste di contributi per i servizi.

Quello che si vuole inscenare durante il flash mob con il sedersi a terra o sdraiarsi è un simbolico OLOCAUSTO dei disabili, i quali privati della dignità e della possibilità di vivere una vita normale e assistita, non possono fare altro che “morire”. Dopo la caduta a terra dei partecipanti alla manifestazione comparirà lo striscione “TAGLI SUI SOGGETTI IMPRODUTTIVI: IL NUOVO MASSACRO DEI DISABILI”.

Abbiamo intenzione di continuare ad affiancare questa protesta mettendo in moto altre iniziative non violente, volte alla sensibilizzazione e all’informazione sulla grave situazione dei disabili in Italia: ci ribelliamo a questa ennesima ingiustizia ai danni dei più deboli.

QUELLO CHE FAREMO: IMMOBILI PER 4 MINUTI SDRAIATI A TERRA

Partecipare è facile

1 – Trovarsi in Piazza Del Nettuno il 29.10.2011 alle 16.00

2 – Alle 16 una PERSONA suonerà un fischietto

3 - Appena sentiremo il suono CI SDRAIEREMO A TERRA e ci immobilizzeremo nella posizione in cui ci troviamo per 4 minuti

4 - Finiti i 4 minuti sentirete nuovamente il suono del fischietto ci alzeremo e riprenderemo a muoverci normalmente.

OCCORRE ESSERE MUNITI DI CARTELLI CON LE NOSTRE RIVENDICAZIONI

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LE RAGIONI DI UNA PROTESTA SERIA E PACIFICA

Per persone con disabilità, e per le loro famiglie, il taglio previsto dalla recentissima "manovra" si spoglia di ogni significato allusivo e sfumato: tagliare (e spaventosamente tanto) i fondi destinati all'assistenza, alla non-autosufficienza, alle pensioni di invalidità, agli assegni di accompagnamento significa semplicemente tagliar loro la gola.

La Regione Emilia Romagna il 20 dicembre 2009 ha modificato l'articolo 49 della legge 2 del 2003 re introducendo quando stabilito dalla delibera 875 del 1993, ossia reinserire nel reddito delle persone disabili anche le indennità non soggette all’IRPEF, un voltafaccia vergognoso dall'Istituzione se si pensa che per otto anni aveva promesso l'emanazione della direttiva per la corretta applicazione delle leggi nazionali (vedi legge 104/92, legge 328/2000, decreto legge 130/2000)- Con la modifica dell'art.49 è stata palesemente violata la costituzione.

Per le famiglie significa essere coinvolti di più anche dal punto di vista economico. Per la normativa regionale sulla compartecipazione alla spesa le famiglie devono provvedere almeno in parte. Tante di queste famiglie sono rappresentate da genitori ormai anziani e quindi è un onere aggiuntivo non indifferente. Questo carico, però, non può essere lasciato solo sulle spalle delle famiglie.

Inoltre diminuiscono del 50% le risorse investite dalla provincia di Bologna per i servizi per le persone con disabilità. Secondo il rapporto presentato ad inizio ottobre da Palazzo Malvezzi, dal 2007 al 2010 le risorse sono passate da 4.454.000 a 2.666.574 euro. Il calo è dovuto in parte alla conclusione di alcuni progetti, come quello destinato alla’eliminazione delle barriere architettoniche nelle scuole ma anche a una diminuzione generale delle risorse. Gli investimenti nel 2010 (calcolati in base al costo del personale impegnato nei vari servizi) si sono concentrati soprattutto in ambito educativo e formativo (1.338.569 euro) e in quello lavorativo (1.230.296 euro). Completano il quadro le risorse destinate all’accessibilità (25.259 euro) e a cultura e tempo libero (72.450 euro).

Le strutture di accoglienza, al 31 dicembre 2009, sono 106: si tratta soprattutto di centri diurni (53), gruppi appartamento (26), centri riabilitativi residenziali (16) e centri socio-occupazionali (10). Le associazioni che si occupano di disabilità iscritte nei registri della provincia sono 174 (su 1.326 totali), mentre le cooperative sociali sono 57, 36 di tipo A, 5 di tipo B e 16 miste-.

Non viene solo da questo governo l’erosione del welfare, ma è indubbio che la scure abbattutasi negli ultimi due-tre anni non ha precedenti.

I dati parlano chiaro e dimostrano che la legge di stabilità ha prosciugato gli stanziamenti per il sociale: due miliardi di euro in meno rispetto al 2008 e un miliardo in meno rispetto al 2010. In un anno i fondi del welfare hanno subito tagli del 63,4%!

Le cifre sono allarmanti. Il bilancio complessivo dei fondi statali a carattere sociale vede infatti gli stanziamenti - come detto - scendere del 63,4 per cento rispetto al 2010, superando appena la soglia dei 500 milioni di euro complessivi. Per le stesse voci, nel 2010 si sfiorava la cifra del miliardo e mezzo (1.472 milioni) e appena tre anni fa, nel 2008, la dotazione dei fondi a carattere sociale superava i due miliardi e mezzo (2.526,7 milioni). In tre anni, insomma, le risorse si sono ridotte del 79 per cento).

Le previsioni per il 2012 e il 2013 prevedono un’ulteriore giro di vite, con il totale dei fondi sociali che sarà ridotto, nelle previsioni, di un’altra metà, fino a toccare appena quota 271 milioni. Nello specifico, si parla di 340 milioni per il 2012 (-36,8 per cento rispetto a quest’anno) e 217,1 milioni per il 2013 (altro -20,3 per cento rispetto al 2012).


martedì 18 ottobre 2011

POSTIAMO ARTICOLO USCITO SU "LIBERAZIONE" IL 16/10:

                   Il discorso di Naomi Klein a WallStreet: «Vi amo»


Abbiamo ritenuto importante tradurre e pubblicare quest’articolo di Naomi Klein  che riporta il suo discorso integrale pronunciato a Wall Street. Speriamo sia di stimolo.
«Giovedì notte ho avuto l’onore di essere invitata a parlare in “Occupy Wall Street”. Dal momento che l’amplificazione è (disgraziatamente) bandita, e tutto quello che dicevo doveva essere ripetuto da centinaia di persone in modo che gli altri potessero sentire (una specie di “microfono umano”), quello che in realtà volevo dire in Liberty Plaza aveva l’obbligo di essere molto sintetico. Detto questo, questa è la versione integrale del discorso.
Vi amo.
E non lo dico solo perché centinaia di voi possano dirsi a vicenda “ti amo”, anche se questo è un aspetto positivo del microfono umano. Dite agli altri ciò che vorreste fosse detto a voi, solo più forte.
Ieri, uno dei relatori  alla commissione lavoro ha detto: “Ci siamo trovati”. Questa  opinione contiene in sé la bellezza di ciò che si sta creando qui. Un ampio spazio aperto (del resto un’idea così grande non può essere contenuta da qualsiasi spazio) per tutte le persone che vogliono un mondo migliore in modo che possano trovarsi l’un l’altro. Vi siamo davvero grati.
Se c’è una cosa che so è che l’un percento della popolazione ama la crisi. Quando la gente è nel panico e disperata e nessuno sembra sapere cosa fare è il momento ideale di fare approvare la loro lista di desideri di politiche pro-aziendali: privatizzare l’istruzione e la sicurezza sociale, tagliare i servizi pubblici, eliminare le ultime limitazioni al potere delle grandi multinazionali. In mezzo alla crisi economica, questo sta accadendo in tutto il mondo.
E c’è solo una cosa che può bloccare questa strategia, e per fortuna, è una cosa molto grande: il novantanove per cento. E questo novantanove percento sta scendendo in piazza da Madison a Madrid per dire “No. Noi non pagheremo la vostra crisi “.
Questo slogan è nato in Italia nel 2008. E’ rimbalzato attraverso la Grecia, la Francia e l’Irlanda e infine si è fatto strada nella piazza in cui la crisi è iniziata.
“Perché stanno protestando?” Chiedono gli esperti sconcertati in TV. Nello stesso momento, il resto del mondo si chiede: “Perché ci avete messo così tanto?” “Ci stavamo chiedendo quando avreste avuto l’intenzione di farvi vedere” E soprattutto: “Benvenuti”
Molte persone hanno paragonato “Occupy Wall Street”  alla cosiddetta protesta no-global che ha attirato  l’attenzione mondiale a Seattle nel 1999. Quella è stata l’ultima volta in cui un movimento globale, guidato da giovani e decentralizzato ha preso di mira il potere delle multinazionali. E sono fiera di avere fatto parte del movimento che chiamammo “il movimento dei movimenti”.
Ma ci sono  importanti differenze. Per esempio, noi scegliemmo i vertici come nostri obiettivi: l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il Fondo Monetario Internazionale, il G8. I vertici sono transitori per loro natura, durano solo una settimana. Questo ha reso anche noi troppo transitori. Siamo apparsi, preso le prime pagine dei giornali, e poi scomparsi. E nella frenesia di iper-patriottismo  e di militarismo che ha seguito gli attacchi dell’11 settembre  è stato facile  spazzarci via completamente, almeno in Nord America.
Occupy Wall Street invece ha scelto un bersaglio fisso. E voi non avete messo una data di scadenza alla vostra permanenza qui. Questo è saggio. Solo stando fermi si puo’ mettere su radici. Questo è fondamentale. Nell’era dell’informazione troppi movimenti spuntano come fiori bellissimi ma muoiono rapidamente. È perché non hanno radici. E non hanno piani a lungo termine  per reggere a lungo. Così, quando arriva la tempesta, vengono spazzati via.
 Essere orizzontali e profondamente democratici è meraviglioso. Ma questi principi sono compatibili con il duro lavoro di strutture costruttive e di istituzioni abbastanza robuste  per le tempeste a venire. Ho grande fiducia che questo accadrà.
Qualcos’altro questo movimento sta facendo di giusto: avete fatto voto di non-violenza. Vi siete rifiutati di dare ai media immagini di finestre rotte e combattimenti da strada a cui tanto anela. E questa formidabile disciplina ha fatto sì che la storia raccontata sia stata ripetutamente quella della vergognosa e non provocata brutalità della polizia.  Avete avuto più giudizio.
Ma la più grande differenza che fa un decennio è che nel 1999 stavamo ereditando un capitalismo al culmine di un boom economico frenetico. La disoccupazione era bassa, i portafogli azionari erano gonfi. E i media erano ubriachi di denaro facile. Allora era tutto in fase di apertura, non di chiusura.
Abbiamo evidenziato che la deregolamentazione che c’era dietro quella frenesia ha espresso il suo prezzo. Il danneggiamento degli standard del lavoro. Il danneggiamento degli standard ambientali. Le aziende stavano diventando più potenti dei governi e questo stava danneggiando le nostre democrazie. Ma a essere onesti, mentre i bei tempi scorrevano si imponeva di alimentare un sistema economico basato sull’avidità, almeno nei paesi ricchi.
Dieci anni dopo sembra che non ci siano più paesi ricchi. Solo un sacco di gente ricca. Persone che si sono arricchite saccheggiando la ricchezza pubblica ed esaurendo le risorse naturali in tutto il mondo.
Il punto è che ognuno oggi può vedere che il sistema è profondamente ingiusto e che sta sbandando fuori controllo. L’avidità senza freni ha demolito l’economia globale. E sta demolendo anche la natura. Stiamo pescando eccessivamente nei nostri oceani, inquinando la nostra acqua col fracking (acqua, sabbia e sostanze chimiche sparate ad alta pressione sottoterra n.d.r.) e la perforazione in acque profonde, rivolgendoci alle più sporche forme di energia sul pianeta, come le cave di catrame dell’Alberta. E l’atmosfera non riesce ad assorbire la quantità di carbonio che stiamo emettendo, creando così un pericoloso riscaldamento. La nuova normalità sono i disatri seriali: economici ed ecologici.
Questi sono i fatti sul terreno. Sono così palesi, così evidenti, che è molto più facile entrare in contatto con il pubblico di quanto non lo fosse nel 1999, e per costruire il movimento velocemente.
Sappiamo tutti che il mondo è capovolto: ci comportiamo come se non ci fosse una fine a ciò che è realmente finito-i combustibili fossili e lo spazio atmosferico per assorbire le loro emissioni. E ci comportiamo come se ci fossero limiti rigorosi e inamovibili a quanto è in realtà è abbondante- le risorse finanziarie per costruire il tipo di società della quale abbiamo bisogno.
Il compito del nostro tempo è quello di cambiare questa situazione: per sfidare questa falsa scarsità. Insistere sul fatto che possiamo permetterci di costruire una società decente e inclusiva - e al tempo stesso, rispettare i limiti reali di ciò che la terra può sopportare.
I cambiamenti climatici ci dicono che dobbiamo fare questo con una scadenza. Questa volta il nostro movimento non può distrarsi, dividersi, o essere bruciato o spazzata via dagli eventi. Questa volta dobbiamo avere successo. E non sto parlando di regolamentare l’operato delle banche e aumentare le tasse ai ricchi, anche se questo è importante.
Sto parlando di cambiare i valori di base che governano la nostra società. Quest’obiettivo è difficile da inserire in una singola rivendicazione mediaticamente efficace, ed è altrettanto difficile immaginare come portarlo avanti. Ma il fatto di essere difficile non la rende meno urgente.
Questo è quello che vedo accadere in questa piazza. Nel modo in cui vi state alimentando a vicenda, state riscaldandovi l’un l’altro, condividendo le informazioni liberamente ed esprimendo attenzione alla salute, gruppi di meditazione e formazione. Ciò che più mi colpisce qui dice: “Mi importa di te.” In una cultura che addestra le persone ad evitare lo sguardo l’uno dell’altro, per dire: “Lasciateli morire”, questa è una dichiarazione profondamente radicale.
Qualche considerazione finale.
In questa grande lotta, qui ci sono alcune cose che non contano.
·         Cosa vestiamo.
·         Se agitare i pugni o fare segni di pace.
·         Se i nostri sogni di un mondo migliore hanno un’amplificazione mediatica
E qui ci sono alcune cose che contano.
·         Il nostro coraggio.
·         La nostra bussola morale.
·         E come ci trattiamo l’un l’altro.
Abbiamo scelto una lotta contro le forze economiche e politiche più potenti del pianeta.  Questo fa paura. E quanto più aumenterà la forza di questo movimento tanto più la lotta farà paura. Siate sempre consapevoli che ci sarà la tentazione di passare a obiettivi più piccoli - come, ad esempio, la persona seduta accanto a voi a questo incontro. Dopo tutto, questa è una battaglia più facile da vincere.
Non cedete alla tentazione. Non sto dicendo di non rimproverarsi. Ma questa volta, cerchiamo di trattare l’un l’altro come se avessimo intenzione di lavorare fianco a fianco nella lotta per molti, molti anni a venire. Perché questo è il compito che ci verrà richiesto.
Trattiamo questo bel movimento come se fosse la cosa più importante del mondo. Perché lo è. Lo è davvero».


domenica 16 ottobre 2011

15 ottobre a roma

                                                          Davanti la Stazione Termini


                                        Via Cavour - Roma - in coda al corteo appena arrivati

p.s. per i colleghi che erano con noi ed hanno fatto foto digitali, per favore inviatecele per documentazione