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sabato 28 gennaio 2012

POSTIAMO NOSTRA INIZIATIVA, LABORATORIO TEATRALE "IL WELFARE CHE NON C'E'!":

Il Coordinamento degli educatori contro i tagli ha il piacere di invitarvi al laboratorio teatrale dal titolo “ il Welfare che non c’è”!

A chi ci rivolgiamo

A tutti coloro che si occupano per lavoro o per motivi personali di costruire alternative al Welfare che non c'è più o non c'è mai stato. A tutti gli operatori del sociale, agli studenti che lo diventeranno.

Quando, dove e soprattutto perché!

A partire dal primo febbraio 2012 , In via Santa Maria Maggiore,1 Bologna,  si terrà il primo di cinque incontri di un laboratorio teatrale basato sul metodo del TdO.
Come Educatori contro i tagli vorremmo trovare uno spazio per provare a lottare e a dare voce a tutti coloro che ne hanno diritto . Il laboratorio è a numero chiuso.

 PER ALTRI DETTAGLI CONSULTARE LA PAGINA "EVENTI" DI QUESTO STESSO BLOG

venerdì 27 gennaio 2012

GLI "EDUCATORI CONTRO I TAGLI" SOLIDALI CON ALVISE

Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza ad Alvise, studente 22enne attivista del Tpo,  che da domani avrà l'obbligo di dimora per aver  partecipato alla giornata di lotta del 3 di luglio in Val Di Susa. 
Come lavoratori del sociale ribadiamo il diritto di tutti al dissenso: la nostra lotta è la stessa di chi avversa il gigantismo di opere costose e d'impatto ambientale insostenibile che particolarmente in questo periodo di crisi economica e sociale, tolgono risorse economiche fondamentali alle persone che si stanno trovando in condizioni di grande sofferenza. 



RICEVIAMO E VOLENTIERI POSTIAMO DA "LA PIAZZA EDUCATIVA":



mercoledì 25 gennaio 2012

"L'OSS, QUESTO SCONOSCIUTO" INTERVISTA A UNA OPERATRICE DEL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE DEL DISTRETTO DI CASALECCHIO DI RENO:

Educatori contro i tagli: In che cosa consiste il vostro lavoro?

OSS: Il lavoro di Operatore Socio Sanitario (OSS) per quanto riguarda il SAD (Servizio Assistenza Domiciliare) si rivolge innanzi tutto agli anziani ma anche all'handicap adulto del territorio. L'obbiettivo principale è mantenere l'assistito a casa propria ed evitare il ricovero permanente in Casa Protetta dove le liste d'attesa sono lunghissimi.
L'alternativa sarebbe una Casa di Riposo privata dove le spese sono molto alte e la persona è fuori dal controllo istituzionale. Normalmente facciamo accessi giornalieri per l'igiene quotidiana della persona non auto -sufficente o parzialmente auto sufficente. In altri casi si fa un accesso settimanale per il bagno. Altri tipi di intervento possono essere l'aiuto per la spesa, la farmacia etc.. oppure nel caso dell'utente solo e senza famigliari un monitoraggio generale che comprende anche il controllo farmaci. In casi rari e in situazioni particolari può anche essere previsto l'igiene alloggio e piccole pulizie.


Educatori contro i tagli: Cosa sta succedendo al SAD nel Distretto di Casalecchio?

OSS: In questo momento il SAD del distretto è un pò sofferente e a Sasso Marconi abbiamo qualche esubero dovuto al fatto che ASC Insieme deve far quadrare il bilancio e su certi Comuni in difficoltà il servizio non è più garantito ai livelli a cui si era abituati. Ciò significa che se un operatore aveva un turno settimanale di 36 ore ora addirittura ne ha ZERO!


Educatori contro i tagli: Qual'è l'atteggiamento di Ancora? Come si muovono gli amministratori locali?

OSS: La Coop Ancora ha dovuto, vista la situazione, applicare la mobilità e con telegrammi ha invitato i collleghi in esubero ad andare a lavorare alla Casa Protetta di Crespellano. E' chiaro che dopo tanti anni su un servizio a nessuno piace l'idea di spostarsi, tanto più che alcune colleghe abitano nei comuni della montagna della Valle del Reno e per raggiungere Crespellano devono fare un sacco di Km. Con Ancora non si è riusciti a trovare un accordo sulla Cassa Integrazione Ordinaria per via del fatto che avrebbe dovuto integrare una piccola somma all'INPS ma, come dichiarato dai dirigenti, ciò porterebbe la Coop al collasso.


Gli amministratori locali, dopo aver voluto ASC Insieme, si sono sfilati politicamente, il problema adesso è la fusione dei Comuni. Dicono che non ci sono soldi, devono chiudere i bilanci e delegano tutto all'ASC.


Educatori contro i tagli: Cosa sta facendo il sindacato?

OSS: Il sindacato è molto attento ai problemi dei lavoratori della Coop Ancora, da sempre si fanno battaglie insieme a Cgil e Cisl per difendere i diritti dei soci-lavoratori ma il momento è difficile e non ci si può certo permettere di firmare un accordo che non piace sulla Cassa Integrazione come vorrebbe Ancora e creare così un precedente negativo.


Educatori contro i tagli: Come educatori abbiamo una esperienza molto fresca di difesa del welfare e dei nostri posti di lavoro.
Quello che sta succedendo un po' dappertutto mostra che però non c'è nessun settore dei servizi sociali a potersi dire al sicuro.
Pensi che possa essere utile mobilitarsi insieme, con obbiettivi comuni, come quello della tenuta dei servizi e la lotta per ribadire che il welfare dev'essere una priorità di spesa a tutti i livelli, dai Comuni fino al Governo (che mantiene quasi inalterate le spese per la Difesa....)?

OSS: E' palese che nessuno è al sicuro quando il sistema Welfare è colpito con i tagli che ci sono stati da parte del Governo Berlusconi. Non sono al sicuro le fascie deboli, non sono al sicuro le famiglie che dai servizi ricevono ogni giorno sostegno, non sono al sicuro gli operatori che lavorano nei servizi perchè rischiano il posto di lavoro. Credo che l'unione faccia la forza.

La categoria che lavora nei servizi sociali dai nidi, ai centri giovanili, passando per la scuola, l'handicap, i servizi educativi, gli anziani e tutto il resto secondo me può essere definita OPERATORE SOCIALE e riunisce tutte le professionalità e i livelli che ritroviamo nel Ccnl delle Coop Sociali. La tenuta dei servizi è fondamentale in un paese civile, lo stato sociale serve a prevenire la microcriminalità, l'abbandono, l'emarginazione, i nidi devono rimane aperti per garantire alle donne il diritto al lavoro,per fare un esempio!

Il Governo dovrebbe essere il primo della lista ad occuparsi di tutto ciò, per non parlare della politica locale. Le spese per la difesa, i caccia-bombardieri, le varie missioni per la "finta pace" nei focolai della guerra portano via tante risorse. Oggi si può veramente dare un'oppurtunità alla pace investendo meno nelle armi e di più sul Welfare.


domenica 22 gennaio 2012

PUBBLICHIAMO ARTICOLO DA LEFTCOM.ORG SUI CONTRATTI DEGLI OPERATORI SOCIALI:

Contratti sempre peggiori per educatori, assistenti di base, operatori sociali



Venerdì 16 dicembre è stata firmata l’ipotesi d’accordo sul CCNL delle cooperative sociali tra CGIL, CISL e UIL, Legacoop, Confcooperative, AGCI e Federsolidarietà. Nel nuovo Ccnl (il precedente è scaduto nel 2009) è previsto l’inserimento dell’apprendistato formativo obbligatorio ai fini dell’assunzione. I prossimi laureandi in Pedagogia o Scienze della Formazione saranno obbligati a svolgere un apprendistato di 24 mesi, in cui la paga mensile è dell’85% rispetto alla spettante qualifica.

Un lavoro semi gratuito che si deve sommare al periodo completamente gratuito di tirocinio svolto durante la laurea che va dalle 300 alle 400 ore. Già la paga di un educatore con un contratto a tempo parziale o indeterminato è una paga da fame, con l’inserimento dell’apprendistato essa si abbassa ulteriormente, facendo scivolare sempre di più la mansione dell’educatore verso il volontariato. Negli ultimi anni, con l’inasprirsi della situazione economica e i tagli conseguenti, padroni e sindacati (i primi per difendere i propri interessi, i secondi, ormai inutili, per poter continuare a esistere come colossi burocratici) hanno reso il settore sociale un vero e proprio brodo primordiale: dalla solita collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto, all’invenzione di tipologie contrattuali come “animatore sportivo non professionale”, passando attraverso i soli rimborsi spesa, i contratti part-time di 2 ore a settimana, l’assunzione previo un anno di volontario come servizio civile (la cui paga è 430 euro al mese per svolgere 6 ore al giorno di lavoro), sino a giungere a proposte indecenti (ma pur sempre accettate da studenti) di svolgere turni notturni, da soli in una struttura, venendo pagati 20 euro a notte.

Insomma, la varietà e la fantasia dei contratti vigenti e inventati nel sociale non finisce mai di stupirci. Ma andando oltre le novità che emergono da tale settore e facendo un attimo un bilancio di quella che è la situazione (proprio per evitare il rischio di perdersi nei rivoli delle varie nefandezze che quotidianamente emergono), un educatore, un operatore sociale, un Oss, deve fare i conti con la sua condizione sempre più in via di proletarizzazione, condizione alla quale i sindacati non mancano di dare man forte e di mostrarsi palesemente collusi con la parte padronale.

Chi adesso sta studiando oppure si trova alle prime esperienze relative all’entrata lavorativa nel settore sociale, è spesso una persona che si ritrova isolata e impreparata ad affrontare la varietà delle situazioni estreme che le vengono poste; spessissimo molte persone accettano incarichi fantasma con paghe misere e in condizioni improponibili “pur di mettere le mani in pasta”, o addirittura li accettano come volontari pur di accumulare un granellino di esperienza.

Educatori, quello che oggi ci stanno imponendo ricade su tutta la classe lavoratrice come deprezzamento della forza lavoro!

Quando ci fu il boom del Servizio Civile, un esercito di studenti delle varie facoltà ci si è buttato, vedendo il Servizio Civile come una prima possibilità di impiego, in quel limbo di tempo che prevedeva il passaggio dall’istruzione al lavoro; l’effetto su larga scala dell’inserimento del servizio civile ha avuto come risultato l’abbassamento vertiginoso delle paghe orarie e l’assimilazione, di fatto, di alcune attività lavorative al volontariato.

Oggi il servizio civile potrebbe essere prossimo alla chiusura o almeno ridimensionato, anche perché l’anno precedente il governo Berlusconi, dopo aver sentito “brezza” di guerra, ha preferito trasferire i soldi destinati al Servizio Civile al progetto “Mini Naja” di La Russa, progetto che prevede l’inserimento di figure militari nelle scuole elementari e medie in pacchetti orari, con la finalità di fare familiarizzare al bambino la figura del militare.

L’esempio del Servizio Civile è illuminante per comprendere come nel momento acuto di una permanente crisi economica, il settore sociale, tra le altre cose nato sulla scia della precedente crisi economica, sia il primo ad essere fatto fuori.

Se guardiamo un po’ più da vicino il fenomeno, dobbiamo ricordarci che l’esplosione del “sociale” che è avvenuta negli anni 1970, era una diretta conseguenza del fatto che lo Stato preferì appaltare a privati la gestione del welfare, perchè questo pesava troppo sui bilanci statali.

È ovviamente giusto cercare di difendersi dall’attacco al cosiddetto “Stato sociale” ma, in una situazione in cui il capitalismo non è in grado di concedere nemmeno le briciole, agitare la parola del “nuovo welfare” ha il preciso intento (per chi la agita) di portare a sé masse e gruppi di lavoratori disorientati e spaventati dalla situazione, per metterli sul piatto della bilancia in trattative con il Comune o con i sindaci stessi, usando questi stessi lavoratori per godere delle agevolazioni sindacali. La realtà è che un sindacato oggi, anche se di base, non può fare nulla per la difesa dei lavoratori perché i margini di trattativa (seppur minimi) che prima esistevano, oggi non ci sono più, spesso quelle che vengono ritenute vittorie dal sindacato sono il passaggio dalle 16 alle 18 ore di lavoro settimanali… Stiamo parlando di briciole; come fa una persona a vivere di questo, se non ha dietro di sé il più grande ammortizzatore sociale del momento: la famiglia?

L’invito è quindi quello di prendere in mano la propria situazione lavorativa: che ogni educatore operatore sociale o Oss, per esempio, inizi a leggersi il proprio contratto, impari a leggere le buste paghe e le norme di sicurezza insieme ai propri colleghi. Per superare la frammentazione e l’isolamento dato dalle diverse forme di contratto e di mansione, è necessario che i lavoratori si trovino a discutere delle proprie condizioni di lavoro fuori dai sindacati, confrontandosi con le altre realtà di lavoratori presenti sul territorio.

Se un educatore non vuole scioperare perché sa che il suo sciopero ricade direttamente sull’utenza, questo non significa che non debba fare nulla o che abbia le mani legate così come gli vogliono fare credere le dirigenze e i sindacati: in ogni luogo di lavoro ogni gruppo di educatori può trovare le forme per difendere il proprio interesse di classe e il proprio posto.

La denuncia pubblica, politica, delle proprie condizioni di lavoro è un altro strumento che ogni gruppo di lavoratori che si auto-organizza può mettere in campo.. E’ vero che i lavoratori del sociale, laddove decidessero di scioperare, non farebbero grandi danni ai profitti: bloccare la prestazione di un servizio non reca lo stesso danno economico di chi blocca la produzione, ma proprio perché l’attacco che oggi stiamo subendo come classe, non riguarda solo una categoria di lavoratori, ma la classe nel suo complesso, non ha senso muoversi corporativamente preoccupandosi solo della difesa della propria categoria.. Una lotta di lavoratori del sociale può avere forza solo se si connette, alle lotte di lavoratori di altri settori. Infatti, solo con la lotta — che, come abbiamo visto, per essere efficace, deve superare i limiti del sindacalismo — è possibile almeno contrastare gli attacchi del capitale e, perché no?, strappare qualcosa (fosse solo, per esempio, il ritiro integrale dei licenziamenti in una specifica azienda o la cessazione dell’arroganza padronale contro i lavoratori più combattivi); solo con la lotta, vera, i lavoratori si “allenano” allo scontro col capitale e i suoi servi e cominciano a porsi, in concreto, la prospettiva del superamento di questo sistema sociale