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mercoledì 28 gennaio 2015

"MORTE DELLA COOPERAZIONE A BOLOGNA!"

Il Comune di Bologna ha annunciato da qualche giorno il vincitore del seguente bando dal titolo:
“GESTIONE DI INTERVENTI SOCIO-EDUCATIVI A FAVORE DI BAMBINI, PREADOLESCENTI E ADOLESCENTI NEI QUARTIERI NAVILE, SAN DONATO, SAN VITALE, PORTO, SARAGOZZA E SAVENA PER IL PERIODO FEBBRAIO 2015 - AGOSTO 2016”.
Questo è stato il primo bando proposto dal Comune di Bologna, a base europea e quindi aperto a tutti. Prima d’ora i bandi venivano emessi dai singoli quartieri, in cui lavoravano diverse cooperative. Per partecipare a questo bando si è creato un ATI (Associazione Temporanea d'Impresa) formato dalle cooperative che già gestivano i progetti: Dolce, Arci, OpenGroup (Voli, Coopas, La Rupe, Radio Città del Capo), Il Pettirosso, Csapsa e La Carovana. 
L'ATI in questione ha perso, pur presentando un ribasso economico del 6%, e ha vinto invece una piccola cooperativa di Fabriano, un paese in provincia di Ancona, che ha proposto un ribasso di quasi il doppio (11%), per compensare a un punteggio inferiore nella valutazione di qualità. Quindi dal primo febbraio tale cooperativa marchigiana verrà a gestire i servizi socio educativi del tempo di Bologna (centri socio-educativi, centri giovanili, educative di strada).
Rimane probabile che i lavoratori che fino ad oggi hanno lavorato in questi servizi vengano assunti dalla vincitrice, ma certo per ora non si sa a quali condizioni, visto il taglio cospicuo. A parte il dover rispettare una legge che obbliga alla continuità del posto di lavoro di almeno l'80% dei lavoratori già presenti sui servizi, il Mosaico non possiede chiaramente alcuna conoscenza del territorio, delle istituzioni, degli enti presenti e della rete creata negli anni.

Molte cooperative dell’ATI sembrano intenzionate a fare un ricorso e provare così ad annullare l'aggiudicazione di un bando di gara che proprio non convince.
Ma a dire il vero, il sistema è malato da anni. Si assiste ormai da tempo, anno per anno, semestre per semestre, a piccoli tagli ai fondi destinati al welfare. Ritagli quasi mai di entità importante, in modo da non creare scalpore, ma lievi “aggiustamenti”, fatti in nome di un momento storico di crisi economica e di un risanamento degli sprechi delle precedenti giunte. Tagli che, sommati insieme, hanno portato alla situazione drammatica dei servizi alla persona a cui assistiamo oggi.
Non c'è spazio per il ricorso, perché la cooperativa Mosaico ha semplicemente presentato una proposta di spesa abbondantemente più bassa, in una gara d’appalto in cui l’elemento al quale veniva dato maggior peso non era la qualità del servizio, ma il ribasso economico. Il problema era nel bando stesso e nel sistema politico-sociale che lo ha generato.
Coloro che ne pagano direttamente le conseguenze, anche in questo caso come sempre, sono i cittadini, ovvero tutti coloro che usufruiscono dei servizi, e gli operatori sociali. Nessuno infatti ha informato la cittadinanza e i lavoratori di ciò che stava e sta accadendo, né tantomeno del ribasso dei costi di spesa presentati, 6% per l’ATi bolognese e 11% per la cooperativa di Fabriano.
Ancora una volta gli operatori si trovano a vivere sulla loro pelle, pagandone a proprio prezzo le conseguenze, le scelte inaccettabili e scellerate delle istituzioni, delle municipalità e di tutti gli altri enti che dovrebbero usufruire della loro professionalità e offrire loro un lavoro e non una nuova sorta di schiavitù retribuita. Ancora una volta i cittadini, gli utenti dei servizi, le famiglie – sulla cui necessità di valorizzazione e difesa tanto si parla senza mai riuscire a prendere una scelta che davvero vada in quella direzione – si ritrovano tra le mani le ceneri di servizi alla persona, che in passato avevano fatto grande il nome di questa città.
I grande sistema cooperativo di Bologna è morto. Tra le mani ci rimane giusto qualche osso spolpato.

Crediamo che contro tutto questo, contro il degrado totale del Welfare, contro l’annullamento di qualsiasi ricerca di qualità, contro la trasformazione dei centri educativi in parcheggi pomeridiani, degli interventi come semplice numero nelle rendicontazioni, contro l’impoverimento totale degli strumenti di lavoro a scuola, abbiamo ancora la possibilità e il dovere di alzare la voce. Quella di noi operatori sociali si unisca a quella di chiunque abbia a cuore il futuro dei servizi alla persona, della società intera e il proprio futuro e quello dei propri figli.

Educatori Uniti Contro i Tagli