Il debito non va pagato!
Si rinnovino i Contratti Nazionali
ai dipendenti pubblici… subito!
La crisi economica che sconquassa l’Occidente, sta distruggendo a velocità crescente diritti e redditi dei
lavoratori dipendenti. Tra questi, coloro che più pagano il prezzo delle politiche governative indicate
dalla Banca Centrale Europea (basta leggere la lettera a firma Draghi-Trichet), sono i lavoratori del
settore pubblico: blocco dei contratti, licenziamenti dei precari, slittamento e riduzione dei trattamenti
pensionistici, TFR in ostaggio, aumento dei carichi di lavoro.
Ogni nuova “manovra” toglie nuovi tasselli rendendo sempre più traballante la nostra esistenza
quotidiana.
L’attacco alla Grecia mostra dove può portare questa dinamica se lasciata a se stessa senza un’adeguata
risposta: tagli ulteriori di salari e licenziamenti di massa.
Si tratta del più vasto e profondo attacco alle condizioni di vita e di lavoro.
Dicono che la crisi che sta attraversando l’Italia e in generale l’Occidente, abbia origine nell’enorme
debito pubblico. In realtà, questo debito è il prodotto di una violenta aggressione del capitale che si
manifesta nelle forme tipiche della speculazione finanziaria. A ciò si aggiunge una crisi recessiva, pari
solo a quella degli inizi del ‘900, a cui i governi hanno risposto colpendo occupazione e salari delle
grandi masse: dagli USA alla Francia, dalla Grecia all’Italia, s’è tagliato di tutto fuorchè le rendite. La
scure si è abbattuta in maniera diretta ed indiretta ( vedi da ultimo l’aumento dell’IVA e i tagli agli Enti
Locali) solo sui lavoratori costringendoli a ridurre i consumi.., e se l’80% della cittadinanza ( tale è il
peso medio del lavoro dipendente nei Paesi “avanzati”) compra sempre meno, l’esito ovvio è la
recessione.
Le manovre economiche varate dal Governo, non solo quello italiano, sono vera e propria lotta di
classe: rubano a chi ha poco per ripianare i debiti che chi ha poco non ha mai contratto.
Per questo va detto chiaramente che il debito
non è stato creato dai lavoratori e quindi non va pagato
!
I lavoratori, specie quelli del pubblico impiego, devono reagire al senso diffuso di impotenza e porre un
freno a tale rapina.
Occorre che la CGIL, a partire dalle categorie oggi mobilitate, metta in campo una strategia efficace e
determinata indicando un percorso chiaro che punti alla riconquista del CCNL.
Non va in questo senso l’accordo del 28 Giugno con CISL, UIL e Confindustria
formalizzato con la firma del 21 Settembre, quella firma va ritirata!
L’accordo del 28 Giugno, con la previsione di deroghe al contratto nazionale, ha di fatto aperto la
strada all’art. 8 della manovra finanziaria che va ben oltre, fino ad usare la crisi per colpire ancora i
diritti e le conquiste storiche come lo Statuto dei Lavoratori.
Lo sciopero generale del 6 Settembre scorso doveva essere solo un momento di una più vasta
campagna di lotta. Lo sciopero c’è stato, è stato ovunque un gran successo, ora si tratta di superare la
tradizione delle manifestazioni episodiche e dimostrative. Occorre mettere in campo anche altre forme
di lotta che muovano a scacchiera i diversi settori del lavoro, per far crescere un clima di mobilitazione
generale. La manifestazione odierna può andar bene solo se non rimane un episodio isolato, ma parte di
un percorso più generale di lotta.
I lavoratori del settore pubblico hanno un vantaggio strategico, svolgono un servizio riconosciuto e
immediatamente visibile al resto dei lavoratori. Scuola, sanità, enti locali…la scure non si è abbattuta
solo sulle condizioni di vita dei lavoratori del pubblico impiego, ma anche sulla qualità dei servizi che
essi forniscono. Occorre che la CGIL si muova in modo deciso in direzione di un’alleanza sociale con i
cittadini che fruiscono dei servizi colpiti, contro il padronato a cui non interessa nulla di mantenere il
carattere pubblico e la qualità della sanità, della scuola, dell’università. Altrettanto importante e
strategica è l’alleanza tra lavoratori e studenti per addivenire alla costruzione di un fronte unitario tra
tutti i lavoratori pubblici e i settori sociali in lotta.
Per questo appare davvero incomprensibile che la CGIL si stia tenendo fuori
dall’appuntamento del 15 ottobre. Iniziativa che mette al centro la critica giusta e necessaria
all’attuale modello sociale e di produzione.
Va scongiurato infine il pericolo di dare una rappresentazione solo puramente antigovernativa alla
mobilitazione in atto, pur nella necessità di un rovesciamento del governo Berlusconi.
Le scelte politiche delle banche e del capitale in Europa, sono state assunte tanto dai governi di destra
che dal centrosinistra, come dimostra la Grecia
Una politica alternativa c’è e deve dire esplicitamente
che le lavoratrici e i lavoratori hanno già pagato.
Questo per noi si traduce nella rivendicazione di una patrimoniale che escluda solo la prima casa e una
quota ridotta di risparmi, e deve voler dire, nel merito specifico del lavoro, la centralità della riconquista
dei Contratti Nazionali di Lavoro.
E’ inaccettabile che si dia per scontato che i contratti nazionali di tutti i dipendenti pubblici siano
bloccati fino al 2014 o, come sembra fino al 2017.
I contratti nazionali vanno rinnovati subito!
Bisogna sviluppare un percorso rapido di costruzione di piattaforme tra e con i lavoratori e rilanciare la
battaglia per il contrasto e l’abolizione delle controriforme Brunetta, a partire dai luoghi di lavoro.
Le lavoratrici e i lavoratori della CGIL chiedono al proprio sindacato di non essere esitante e di
raccogliere ed orientare la rabbia che sta montando. Vogliono, appunto, che la CGIL, la nostra CGIL, la
CGIL delle lavoratrici e dei lavoratori sia il sindacato di classe di cui i lavoratori tutti hanno bisogno.
Area Programmatica “La Cgil che Vogliamo” in FLC CGIL
Area Programmatica “La Cgil che Vogliamo” in FP-CGIL
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