Riprendendo il discorso fatto da Rosario nella premessa, sono convinta che ci sia veramente bisogno di una riconnessione tra tecnico ed amministrativo. Lo scollamento di questi due piani ha generato una forte incapacità di rispondere al bisogno dei cittadini, paradossalmente con un maggiore spreco di risorse, perchè chi decide quali servizi tagliare o spezzettare si basa su principi puramente economici: non ci sono soldi, bisogna tagliare! Questo continuo stagliuzzare i servizi “indebolisce le strategie” per il raggiungimento degli obiettivi dei servizi.
Continuiamo da diversi anni ad assistere ad un processo di riduzione degli investimenti sul welfare, rendendo sempre meno produttive e autonome quelle persone (giovani, adulti, anziani e disabili) che si trovano in una condizione di svantaggio, perchè non hanno la possibilità economica ad accedere ai servizi privatizzati. Mentre questi soggetti ad oggi svantaggiati potrebbero diventare produttivi ed autonomi all'interno di una comunità, attraverso questi tagli si rischia di creare una corsia preferenziale verso l'indigenza. (penso solo alla diminuzione del numero di BL per soggetti svantaggiati, ai tagli sui minori non accompagnati, all'aumento della disoccupazione senza dar vita a forme di protezione quale il reddito di cittadinanza, ecc ecc)..
Le domande che mi pongo sono:
· ma la città di Bologna è disposta ad evidenziare un limite oltre il quale non si può andare?
· quali sono le priorità di coloro che hanno poteri amminstrativi/decisionali di una comuntà: mantenere il bilancio positivo, senza un'attenta valutazione delle priorità sociali o essere capaci di porre la dignità di un individuo in difficoltà come priorità di bilancio?
Quello che spaventa tutti gli educatori, gli operatori, gli insegnanti, i cittadini, i genitori è la prospettiva di un vuoto dei servizi sociali, attraverso questi tagli che sembrano o sono la causa della loro privatizzazione.
Simona Bruni
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