Giovedì sera, presso gli spazi del Teatro S.Leonardo in Via S.Vitale 63, si è tenuta l'assemblea "Bologna senza welfare". Avevamo invitato diverse componenti sociali, quasi tutte sono intervenute.
Possiamo dire che è stato senza dubbio un grande successo.
Un ringraziamento va sicuramente ai Draghi ribelli e al collettivo studentesco Panenka per la collaborazione che ci hanno offerto dandoci la disponibilità di lavorare nel laboratorio politico che per una settimana hanno deciso di offrire alla città.
Una sala piena, centocinquanta persone (tra cui tanti operatori) per ragionare di welfare in tempo di crisi e di politiche sociali in una Bologna sempre più escludente.
Abbiamo avuto la possibilità di mettere in campo una discussione di alto livello, grazie anche agli interventi come quelli di Amelia Frascaroli (Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bologna), Danilo Gruppi (Segretario generale CGIL Bologna), Prof.Carlo Hanau (Università di Modena e Reggio Emilia), Leonardo Callegari (Presidente Csapsa), Don Nicolini, Roberto Sconciaforni (Consigliere Regionale Rifondazione Comunista). Non tutte le parti sociali che avremmo voluto presenti, hanno colto il nostro invito che però rimane sempre valido per il futuro perché non ci fermeremo qui.
Moltissimi gli interventi, tra cui quelli degli organizzatori e di tante altre associazioni e collettivi : Educatori contro i tagli, Assistenti sociali di Casalecchio di Reno, La Piazza Educativa , La Scuola d'Italiano Kalima, lo Sportello Migranti TPO, Associazione Annassim, Draghi Ribelli, Collettivo Panenka, Educatrici autoconvocate dei Nidi e tanti altri ancora...Ripetiamo: non ci fermeremo qui perché il Welfare è un bene comune e va difeso da tutti.
A breve sarà disponibile la brochure con la sintesi di tutti gli interventi.
Coordinamento educatori uniti contro i tagli
Intanto volentieri vi anticipiamo l’intervento delle educatrici dei nidi (autoconvocate) già disponibile in forma scritta:
Intervento di Anna Meoni per le Lavoratrici dei Nidi autoconvocate
Sono educatrice di un asilo nido del Comune di Bologna.
Insieme ed altre ho partecipato alla nascita del gruppo delle lavoratrici autoconvocate dei nidi che da oltre un anno attraverso incontri e iniziative pubbliche cerca di mettere un argine allo sfacelo che lentamente avanza nei nostri servizi educativi.
Abbiamo insieme ad altri gruppi e collettivi di donne fondato il coordinamento Salviamo i nidi. Ed oggi siamo qui per continuare le nostre lotte anche con la rete che oggi ha promosso questa assemblea pubblica. Per condividere la battaglia intrapresa dagli educatori ed educatrici contro i tagli al welfare, per sottolineare l’importanza del lavoro educativo e per il suo riconoscimento sociale, professionale ed economico.
Il nido pubblico a Bologna aveva raggiunto un livello qualitativamente alto sia per la professionalità delle/degli educatrici/ori, collaboratrici/ori sia per l'offerta data agli utenti.
Ovviamente si poteva fare molto di più soprattutto per elevare il soddisfacimento della domanda che attualmente si aggira attorno al 33%, ma già da un po' di anni le amministrazioni che si sono succedute hanno abbandonato gli investimenti sui nidi pubblici . Il picco verso il basso comunque, è iniziato con la Commissaria Cancellieri (oggi ministra dell'interno!!!!) che ha scelto di risolvere il problema di bilancio dovuto alle mancate entrate statali, tagliando proprio quei servizi che qualificano il lavoro di cura ed al tempo stesso consentono alle donne di conciliare maternità, tempo di vita e lavoro, quindi i nidi e non solo.
Tutto ciò è avvenuto nel silenzio assordante dei politici che si apprestavano a governare la città, tanto è vero che l'attuale giunta ha deciso di perseguire gli obiettivi della Commissaria e cioè razionalizzare in nome del risparmio e gioco forza impoverendo l'offerta qualitativa dei servizi per l'infanzia, unico atto di discontinuità è stata la riapertura di due nidi per i quali la Commissaria aveva previsto il passaggio al projet financial (ma allora eravamo in campagna elettorale, oggi il nostro sindaco parla di sussidiarietà per i servizi nidi.......) Vogliamo qui ribadire che il privato sociale non è il nostro antagonista bensì riteniamo che un servizio pubblico qualitativamente alto deve essere d'esempio nel garantire pari opportunità a tutte/i i/le bambine/i e nel proporre e perseguire un progetto educativo che possa definirsi tale.
I servizi a gestione privata costano meno perche’ prevedono contratti di lavoro molto più sfavorevoli per le/gli lavoratrici/ori sia sul piano economico, che delle condizioni generali di lavoro: maggior numero di ore frontali, orari spezzati, minore formazione, miriadi di contratti diversi ecc cioè un inaccettabile
arretramento dei diritti in ambito lavorativo e mentre la legge regionale prevede per il 2013 il titolo di laurea breve per poter accedere alla professione di educatrice, il salario del personale dei nidi d'infanzia non raggiunge la decenza e quelli degli educatori ed educatrici del privato sono ulteriormente indecenti.
Questa operazione di ristrutturazione, se così vogliamo definirla, ha comportato una dequalificazione del servizio, un aumento consistente delle rette con un meccanismo infernale di sconto del 10% per chi usufruisce dell'orario ridotto....fino alle 16.30, una diminuzione di personale educativo sofferente in prevalenza sulle sezioni piccoli che vedono un rapporto adulto bambino di 1 a 5 e di conseguenza in alcune fasce orarie un innalzamento fino a 1a 10, una confusione di ruoli e responsabilità tra personale educatore e collaboratore, una gestione del prolungamento di orario fino alle 18 ai limiti della sicurezza con un solo educatore P.T senza un limite di numero bambino di tutte le fasce d'età dai 12 ai 36 mesi.....ecc..(ultime voci parlano di un rapporto da 10 a 14).
Questo nuovo modello nasce senza alcun progetto pedagogico di riferimento, senza radici e senza condivisione alcuna, non è in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini svilisce la nostra professionalità e la crescita educativa dei servizi per la prima infanzia, ha inoltre azzerato il personale precario sprecando una professionalità qualificata per una logica di puro risparmio; questo personale ha per tutti questi anni permesso il funzionamento dei servizi con grande senso di responsabilità, garantendo la continuità educativa e il passaggio di competenze e tutto ciò è davvero antieconomico e non promuove il lavoro delle piu’ giovani.
Dobbiamo pensare ad un nuovo inizio per Bologna una citta’ dove per creare nuove opportunita’ si guardava al meglio dei servizi in Europa, non al vicino che spende meno per istruzione, donne e banbini. Quella Citta’ che per essere Europea non aveva bisogno del people mover le bastava la sua Universita’, la sua scuola i suoi nidi ed i suoi ospedali ed anche i suoi coraggiosi amministratori ed amministratrici lungimiranti e di sinistra!
Chiediamo ad Amministratori, Sindacati Universita’ di riflettere a fondo su cio’ che rischiano di perdere in termini di servizi e di credibilita’
Noi contro la decostruzione dei nostri servizi e dei nostri diritti lotteremo con tutte le nostre forze perche’ cio’ che cercano di distruggere oggi non sara’ piu’ ricostruibile domani.
Salviamo i beni comuni delle donne e della citta’ salviamo i nidi .
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