ASS.NE ANNASSIM : donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo
Faccio parte di una associazione di volontariato sociale che riunisce donne native e migranti, migranti prevalentemente di provenienza dai paesi arabi del nord Africa.
Questa sera, avrebbe dovuto fare l’intervento, una nostra amica egiziana , ma è molto addolorata per la repressione contro i dimostranti al Cairo, per i morti e le atrocità che sono ricomparsi assieme alla ripresa della protesta nelle piazze . Repressione da parte dei militari che attualmente reggono la situazione in Egitto mentre tacitamente Israele sta tornando ad occupare i territori del Sinai nel silenzio dei media. Lei è in continuo contatto telefonico con i suoi familiari e proprio oggi pomeriggio hanno picchiato dei suoi cugini a piazza Taharir.
Faccio questo riferimento sia per solidarietà alla nostra amica, sia per ricordare come la questione dei paesi arabi in rivolta sia strettamente legata alla crisi mondiale quindi anche a quella del nostro paese.
Esprimiamo la nostra solidarietà a chi ha organizzato questa assemblea piuttosto sentita e partecipata e ai gruppi di lavoratori dei servizi , che da tempo hanno aperto riflessione e iniziative di lotta in difesa del Welfare e delle professionalità indispensabili per renderlo efficace, valido e “umano”.
La crisi in cui il nostro paese è immerso aumenta le diseguaglianze ed iniquità sociali e i tagli al welfare vanno annullando le differenze “ di stato sociale” e non solo tra le donne native e le donne immigrate .
Le donne immigrate con le quali lavoriamo , sono in Italia ormai da anni, per ricongiungimento familiare. Quando sono arrivate in Italia, avevano la garanzia della casa e del lavoro sicuro del marito…Oggi questo vacilla come per tanti nativi , con la differenza che loro rischiano di perdere il permesso di soggiorno e la tutela dei figli.
Al loro stato di indigenza fanno fronte le associazioni assistenziali , soprattutto cattoliche . In pratica viene loro fatta “l’elemosina” con l’elargizione di alimenti e vestiti, uccidendo la dignità e tenendoli in un stato di dipendenza etica…Tali immigrati si trovano nella condizione di non riuscire a vivere in Italia e di non potere ri- tornare al paese di origine , dove la situazione è in subbuglio…La crisi ha peggiorato la condizione familiare , aumentato la loro disgregazione sociale e le difficoltà dei figli nonché reso vano il loro progetto di integrazione.
Spesso i mariti diventato alcolisti, i figli a scuola con problemi di aggressività, di relazione o cognitivi non ricevono assistenza dai servizi , dalle strutture che dovrebbero seguirli , perché i tagli hanno portato via gli operatori …Questo porterà in termini sociali a conseguenze molto pesanti soprattutto sulle seconde generazioni, e tale fenomeno che tenderà ad inasprirsi, se non si affronta radicalmente, farà pagare prezzi molto alti a tutti .
Adesso voglio sottolineare una parte del mio vissuto quotidiano, non per parlare del mio personale, ma per sottolineare come i tagli al welfare, abbiano ripercussioni ampie , oltre i servizi e gli stessi lavoratori del settore o i beneficiati . Io sono una insegnate dello Stato in pensione, sono moglie madre e nonna :ruoli non indifferenti come carico ma che potrebbero dare soddisfazione se lo Stato lasciasse invecchiare tranquillamente . Ho verificato che la mia condizione di vita, è pesante come quella delle mie coetanee e delle mie ex colleghe di lavoro , strette adesso tra anziani genitori da accudire , mariti in difficoltà e nipotini cui badare per far fronte alla carenza di posti nei nidi o sopperire ai costi delle mense scolastiche . Faccio parte come donna anziana di una fascia sociale che vive una grande sofferenza perché costretta a rimediare i danni della mancanza di servizi con un “welfare familiare”. Funzioniamo come ammortizzatori sociali .
Da una ricerca che la Regione Emilia –Romagna ha condotto in passato, risulta che questo tipo di nonne esistono, ancora, soltanto in Italia , che in altri paesi del Nord Europa tutto viene affidato ai servizi, addirittura in Francia esistono i asili notturni per le madri sole, che fanno i turni di notte.
E’ evidente che il problema non è soltanto materiale, dell’avere servizi efficienti e basta, c’è un problema di “ prendersi cura” e di “educare”.
Come persona e come ex docente che insegnava educando , non sono insensibile al problema dello stile di vita , della cultura che si pratica , degli esempi che si trasmettono ai più giovani…non mi preoccupano soltanto i tagli, ma la cultura- pericolosa che si diffonde anche per fare digerire meglio la perdita del welfare e il peggioramento dello stato sociale .
Il tutto è molto sotterraneo ma va evidenziato e messo a fuoco.
Io ho un nipote di 11 anni molto svelto e con molto senso critico , ma non è pensabile che rimanga impermeabile alle sollecitazioni di consumismo che gli arrivano o ai discorsi del gruppo dei suoi pari . A questi ragazzi viene proposto un mondo da favola , dove ogni desiderio può essere esaudito basta cliccare… cambiare canale o comprare , questo per sollecitare i loro desideri di consumismo mentre non si fa nulla per garantire il loro futuro .Sono ragazzi nati e cresciuti con il berlusconismo imperante che nell’ultimo decennio ha reso tutto peggiore.
Su questa cultura occorre intervenire, come sui processi educativi , di sostegno, di cura…anche in termini di produzione di idee, di pensiero, di proposte di sistemi educativi, di pedagogia di vita … e gli educatori professionali, i pedagogisti , gli operatori dei servizi in questo possono avere un ruolo fondamentale .
La crisi non è soltanto economica, ma è profondamente culturale, di sviluppo di produzione , in ultima analisi di progettualità di vita – DA VIVERE .
I tagli e la crisi del Welfare aumentano le ingiustizie , le disuguaglianze sociali, la disgregazione, l’INFELICITA’ .In questa barca ci siamo tutti-e allo stesso modo
Lella Vultaggio
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