Accorato appello al sindaco Gamberini: si riconoscano i diritti di questi bambini
Genitori sul piede di guerra
«Non si devono tagliare gli educatori dei nostri figli disabili»
La conferenza stampa tenuta ieri da genitori ed educatori
Massimo Corsini
Non sono disposti a concedere
«neanche mezz’ora di meno». E questa
volta ad urlarlo non sono gli educatori
che rischiano il lavoro a
causa dei tagli ai trasferimenti ai Comuni.
Ma sono soprattutto i genitori
stessi dei bambini che rischiano
di perdere le ore di assistenza educativa
che ieri mattina, insieme agli
operatori sociali del distretto di Casalecchio,
si sono dati appuntamento
alla “Casa della Pace” per dire no
ai tagli del sindaco Gamberini. E se
sono uomini e donne già provati
dalla loro difficile condizione famigliare,
non sono meno disposti a dare
battaglia per i loro figli. «Nell’am -
bito di una famiglia non c’è solo un
bambino disabile, ma anche due genitori
borderline che quando vanno
bene le cose sono riusciti a costruire
un punto di equilibrio comunque
instabile. È da irresponsabili
pensare che toccare questo punto
non possa avere conseguenze devastanti
», spiega Pierfrancesco, genitore
di un bimbo autistico di nove
anni. Questi genitori sentono che «i
loro diritti esistono solo sulla carta».
Una mamma parla in difesa degli educatori:
«Per i nostri figli non ci sono
letture mediche e la sola cura sono
loro, è con loro che passano la
maggior parte del tempo a scuola».
Gli stessi che magari seguono il
bambino sin dalla prima elementare.
Così per molti la paura è che ci
sia un disegno dietro ai tagli: ovvero
che la figura di questi educatori
«che sanno come fare e che sono gli
unici preparati» con i loro bambini
venga soppiantata da volontari o,
come dice un’altra mamma, Marialba,
che il possibile fallimento di CSAPSA,
Geco, Lbertas ed Epta, giovi
ad altre cooperative più grandi in
grado di offrire un’assistenza meno
qualificata. Poi, sempre la stessa,
spiega che il taglio delle ore in corso
d’anno, come dovrebbe avvenire
secondo l’amministrazione di Casalecchio,
non sarebbe nemmeno legale,
non si può fare. «Danilo Rasia,
presidente dell’Associazione Territoriale
per l’Integrazione Passo Passo,
ha detto che l’ASC si sarebbe
scusata per questa irregolarità, ma
al momento non abbiamo ancora
niente di nero su bianco». A stabilirlo,
comunque, dovrebbe essere
la legge 104 del 1992.
Gli educatori presenti hanno parlato
tutto sommato poco: giusto il
tempo di ribadire una situazione già
nota ai presenti. La soluzione per loro
è, come chiede Filippo, un educatore
fra i tanti, «che si facesse un
passo indietro e si dicesse: abbiamo
sbagliato». Fatto sta che dietro agli
sguardi provati e qualche lacrima,
c’è un forte sentimento di rabbia
mista ad una tenace intransigenza,
perché al contrario degli amministratori
che hanno a che fare con la
seppur severa materia economica,
questi genitori ogni giorno lottano
faticosamente per la vita dei loro figli
e, se è possibile passare sopra a
qualche licenziamento, come ha
detto qualcuno, nessuno è disposto
a rinunciare ad un diritto fondamentale:
quello dell’istruzione scolastica
e dell’uguaglianza agli altri
bambini. Sembra che qualcuno abbia
fatto i conti senza l’oste.
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