“Non
esiste notte tanto lunga, da impedire al sole di risorgere.”
(Anonimo)
Abbiamo
voglia di raccontarcela che il 31 dicembre è un giorno come un altro, che le
ruote della vita girano ogni giorno uguali e che ogni giorno può esser quello
buono per farci svoltare su strade fino al momento prima impensabili. Tutto
vero, ma i numeri, le date convenzionali, esistono proprio per questo: per farci
fermare a riflettere, fare dei bilanci, valutare il prima e pensare al dopo. Dunque, fuori il 2016 e dentro il 2017. Quello
passato avrebbe finalmente dovuto essere l’anno buono per una legge a tutela della
nostra categoria. La bozza iniziale a firma Iori, certamente promettente, è
stata come da prassi parlamentare saccheggiata da emendamenti che più che migliorare
la proposta iniziale, hanno avuto l’unico scopo di assecondare gli interessi
delle varie “botteghe” coinvolte. Nonostante l’evidente peggioramento (basti
pensare al ripristino del nonsense
dei due percorsi di studio), rimane condizione troppo importante per la
categoria che quel che procedimento legislativo arrivi a buon termine. Eccolo
dunque il primo fioretto per l’anno nuovo: scongelare il provvedimento che le
dimissioni del governo hanno al momento accantonato in frigorifero. Vicino a
questo ci mettiamo pure l’approvazione del contratto integrativo provinciale
per i lavoratori della cooperazione sociale, l’avvio di una campagna per il
riconoscimento di tutti i lavori di cura, compreso il nostro, tra le categorie
dei lavori usuranti con l’acquisizione dei benefici annessi, l’inserimento in
pianta stabile di clausole tese a evitare il minimo ribasso nelle gare
d’appalto ecc. Potremmo continuare all’infinito, perché ciò che realmente al
momento manca è la consapevolezza della posta in gioco, in altre parole di cosa
possa implicare dal punto di vista culturale lo svilimento dei servizi sociali.
Sembra quasi che ci sia rasseganti all’idea del welfare fai da te, rinunciando a priori a lottare per un diritto
che dovrebbe essere considerato un bene comune irrinunciabile. Senza welfare una società è più incivile. Punto.
Ma ora
bando ai proclami e via agli auguri: buon 2017 a tutte le colleghe e i colleghi
sparsi nella penisola, alcuni impegnati con noi nella Rete Nazionale degli
Operatori Sociali, a tutte le persone cui prestiamo i nostri servizi e ai loro
cari, ai “compari”del TPO che da sempre ospitano le nostre iniziative, a chi ha
percorso con noi pezzi di cammino e a chi li percorrerà in futuro. Brindiamo e
festeggiamo pure stanotte, ce lo siamo meritati più di altri, consapevoli che
da domani si ricomincia a lottare per una società più giusta e meno diseguale.
Chiunque lo farà, sappia che potrà sempre contare sul nostro umile contributo.
Educatori contro i tagli-Renos
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