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sabato 31 marzo 2012

RI-POSTIAMO ARTICOLO "NEANCHE MEZZ'ORA DI MENO!" DAL SITO BUONENOTIZIEBOLOGNA.IT, SULLA MOBILITAZIONE DEGLI EDUCATORI/TRICI CONTRO I TAGLI:

Neanche mezz’ora di meno!


La lunga lotta degli Educatori contro i tagli
“Siamo educatori ed educatrici, operatori ed operatrici impegnati nei Servizi dei Comuni del distretto di Casalecchio. Ci occupiamo del disagio sociale, da quello minorile all'handicap. Significa che ogni giorno affrontiamo situazioni di devianza, di povertà, di disagio, di abbandono sociale, di emarginazione nelle scuole, nei centri giovanili e sul territorio.” Ha inizio così lo scorso Gennaio la lunga lotta de Educatori contro i tagli, un gruppo di educatori di diverse realtà che hanno deciso di riunirsi in un coordinamento per dar voce al proprio dissenso. Scintilla della protesta: i tagli annunciati dai comuni e dall’ASC Insieme (Azienda Speciale Consortile valli del Reno, del Lavino e del Samoggia), su importanti aree quali disagio sociale ed handicap. Nasce così dal basso un coordinamento autonomo, volto a tutelare gli interessi lavorativi degli educatori e gli interessi di tutti gli utenti con cui ogni giorno lavorano.


Al grido di “Neanche mezz’ora di meno” stanno portando avanti ormai da quasi un anno, un movimento di protesta deciso a fermare i tagli che nel corso degli ultimi anni hanno ridotto i fondi per il welfare. Basti pensare che nel 2011 gli stanziamenti sociali sono diminuiti di un milione di euro rispetto al 2010, come riporta il Disegno di legge di stabilità 2011 e il Bilancio di previsione 2011 dello Stato.
“Sappiamo che ci sono meno soldi per il welfare e conosciamo i limiti dettati da questo momento di crisi - spiega Filippo, educatore e promotore del coordinamento – ma bisogna un po’ ripensare la spesa pubblica. Da una parte quindi facciamo “resistenza” ai tagli, dall’altra cerchiamo di formulare delle proposte per rimodulare, in questo periodo difficile, lo stato sociale. Anche perché in un momento di crisi ci dovrebbe essere più welfare, non meno.”

Dall’inizio della protesta il movimento è riuscito a portare a casa una piccola vittoria, riuscendo a far sospendere e bloccare una parte dei tagli che, per l’anno 2011, prevedeva una riduzione superiore a 1.500.000 euro. Tagli che, oltre a mettere a rischio posti di lavoro, avrebbero avuto gravi ripercussioni sugli utenti e sulle loro famiglie, in primis gli alunni disabili.
“Sappiamo che già dal 2012 ci saranno dei tagli diffusi – continua Filippo - e quello che vogliamo fare è mettere mano a questa situazione difficile perché la crisi non guarda in faccia nessuno e non fa sconti. Proprio per questo mai come ora c’è bisogno che ci si organizzi in prima persona. Chiediamo quindi alle amministrazioni locali di assumersi la responsabilità di fare scelte anche difficili, di capire come recuperare più soldi e come rimodulare gli investimenti, facendo anche scelte coraggiose.”

Del coordinamento Educatori contro i tagli fanno parte anche operatori che provengono da GECO, cooperativa sociale che si è vista costretta a chiudere i battenti a causa del fallimento del consorzio EPTA. Gli educatori ex Geco hanno finalmente ricevuto il 15 novembre scorso i quattro stipendi arretrati (maggio, giugno, luglio e agosto) che non erano stati loro corrisposti proprio a causa della liquidazione. Entrati in cassa integrazione straordinaria in agosto sono poi passati, in seguito ad un accordo raggiunto con i sindacati, ad altre cooperative le quali però, sempre a causa dei tagli, hanno fornito loro contratti con un monte ore nettamente inferiore a quello precedente.
Un educatore spesso si ritrova a lavorare in aree molto critiche quali il disagio giovanile, la devianza, l’assistenza all’handicap, la tossicodipendenza. Situazioni dure quindi, impegnative da un punto di vista fisico, ma soprattutto emotivo e psicologico. Un piccolo errore fatto per distrazione, stanchezza o troppo lavoro può minare e mettere a rischio l’intero rapporto educativo instaurato, recando danni all’utente. Perché il lavoro di un operatore sociale è con “materiale umano”.
Il lavoro educativo è un lavoro quindi di grande responsabilità e richiede alta professionalità e come tale, quindi, dovrebbe essere riconosciuto anche a livello economico, così come vengono riconosciute professioni quali il medico, lo psichiatra, il chirurgo.
Ma il costo orario medio di un educatore assunto da una cooperativa si aggira al netto intorno alle 7 euro l’ora. Praticamente nulla, in confronto alle situazioni critiche e difficili in cui gli educatori si trovano a lavorare ed all’enorme responsabilità che grava sulle loro spalle. Ma almeno quel minimo di stipendio dovrebbe essere garantito di diritto a fine mese.

A fianco degli Educatori contro i tagli si sono schierati, in questa rivendicazione pacifica, gli stessi disabili, le loro famiglie, le associazioni di volontariato e tutta la cittadinanza sensibile e consapevole della grave situazione che si sta vivendo.
“Ridurre le risorse a Regioni e Comuni vuol dire costringerli a ridurre i servizi - afferma Daniela Mignogna, rappresentante dell’associazione Orsa e promotrice del flashmob che il 29 ottobre scorso in piazza Nettuno ha visto coinvolti disabili, famiglie ed operatori sociali. I primi servizi destinati ad essere sacrificati sono quelli sociali, già pesantemente segnati dagli interventi a riduzione del Fondo Nazionale Sociale e delle risorse per la non autosufficienza. Una situazione particolarmente difficile proprio in un momento in cui dovrebbero, al contrario, essere definiti i livelli essenziali e stimato il relativo fabbisogno finanziario.”
“Non dimentichiamo – continua Daniela - che il Libro Bianco del ministro Sacconi del luglio 2009 propone, quale elemento fondamentale del nuovo “welfare delle opportunità”, il ridimensionamento del pubblico e il riscatto del privato, lo “sviluppo di un sistema a più pilastri” (con forme integrative di assistenza sanitaria a fianco della sanità pubblica) e il riconoscimento del valore del “dono” quale strumento di straordinaria potenzialità. In altri termini, ai più deboli non resta che sperare nella pratica della carità!”
La scure che negli ultimi anni si è abbattuta sugli stanziamenti sociali penalizza quindi disabili, anziani, bambini, famiglie ma anche, e in maniera forte, gli operatori del settore. Quello che si sta verificando infatti è un impoverimento a cascata che coinvolge sia gli utenti che gli educatori, con lo stato sociale a serio rischio di sparizione.
Un quadro quindi quello che si delinea del welfare decisamente tragico e drammatico. Ma una buona notizia c’è: la volontà di questi educatori di voler continuare a svolgere il proprio lavoro con dignità, professionalità e speranza.

Letizia Atti letizia.atti@gmail.com

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