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giovedì 2 febbraio 2012

CONSULTAZIONE SULLA PREINTESA: UN BILANCIO

Consultazione sulla preintesa: un bilancio.I risultati fino ad ora parziali sulla consultazione per il Ccnl delle cooperative sociali danno il Sì attorno a un prevedibilissimo 90%.
Prevedibilissimo innanzitutto perché quella del Sì è stata l'unica posizione presentata all'interno dei luoghi di lavoro, essendo la linea ufficiale di Cgil, Cisl e Uil, firmatari della preintesa, mentre le ragioni del No erano affidate a poche e spesso non organizzate voci di dissenso all'interno dei luoghi di lavoro.

Nonostante tutto, ci sono state diverse voci fuori dal coro e in tante assemblee i funzionari sindacali hanno trovato resistenze e perplessità a cui non erano abituati da parte dei lavoratori.
Sono anche girati diversi materiali e volantini, a partire da quelli de “La Cgil che vogliamo”, Usb, Cobas che articolavano le ragioni del No alla preintesa.

Abbiamo cercato di metterci in contatto con diverse delle realtà in cui il No aveva registrato un risultato significativo.
Non solo Bologna, dove si è registrato un importante 31% per il No alla preintesa, ma anche situazioni come quelle di Venezia, Lodi, Genova.
A Venezia al 20 di gennaio non erano ancora state convocate assemblee, ma ci hanno pensato i lavoratori di Coop Ancora, in lotta da settembre, che in una assemblea autorganizzata hanno respinto la preintesa a larghissima maggioranza.
Nelle assemblee genovesi il dissenso ha prevalso in totale con 50 voti a 48, con 4 astenuti.
In molte delle assemblee in cui ha prevalso il sì sono state però espresse fortissime perplessità, a partire dall'introduzione dell'apprendistato per gli educatori per arrivare all'erogazione dell'aumento in tre tranches (di cui l'ultima, ripetiamo, dopo la scadenza del contratto stesso, a marzo 2013).
Oppure a Lodi, dove il No ottiene il 74% dei suffragi.

L'altro dato significativo di questa consultazione è la bassissima affluenza dei lavoratori al voto.
Non poteva essere altrimenti, per una consultazione che di fatto si è svolta in 10 giorni e si doveva chiudere entro il 20 gennaio.
Come è possibile non tanto informare, ma anche solo raggiungere fisicamente e far votare consapevolmente 350.000 operatori e operatrici sparse su tutto il territorio nazionale in un lasso così breve di tempo?
Una consultazione così può trasmettere solo l'impressione che sia stata organizzata per poter dire che un qualche passaggio democratico fra i lavoratori c'è stato.

Il fatto è che questa consultazione si doveva concludere il prima possibile non solo per portare a casa il contratto, ma per dare fiato alla proposta che Cgil, Cisl e Uil stanno portando agli incontri con il governo, quella di generalizzare l'apprendistato e altre forme contrattuali simili come sistema d'ingresso delle giovani generazioni all'interno del mondo del lavoro.

La realtà è che questa trattativa fra governo e sindacati si svolge su un piano distante anni luce dalla realtà.
In una fase in cui il crollo delle condizioni di vita è assoluto, in cui i diritti nei luoghi di lavoro vengono completamente messi in discussione (vedi l'espulsione della Fiom- Cgil da tutto il gruppo Fiat), non c'è nessuna necessità di andare a contrattare il meno peggio, soprattutto con un governo che ha intenzione di far pagare la crisi ai soliti noti (i lavoratori dipendenti, le fasce più deboli della popolazione), a partire dall'introduzione del contratto unico e dal taglio drastico degli ammortizzatori sociali.

E' necessario ben altro, a partire dalla difesa dei posti di lavoro e di un sistema di servizi e di welfare che deve essere posto in cima alla lista delle priorità.
Ed è quello che faremo, a partire dai contatti e legami che abbiamo stretto a partire dalla campagna per il No alla preintesa.

Educatrici ed educatori contro i tagli

2 commenti:

  1. che il referendum sarebbe stato una farsa era chiaro già in principio. dalla "cgil che vogliamo" ci si è addirittura 'dimenticati' di allargare il referendum a bologna ai lavoratori della quadrifoglio (oltre trecento). chissà perchè. ragazzi, per favore basta raccontarcene, scendiamo in piazza, mobilititamoci. non ci servirà continuare a produrre esclusivamente comunicati. si sta mobilitando tutta l'italia. possibile che siamo i più sfruttati e ancora stiamo con i culi ben saldi sulle sedie? ma che deve succedere ancora per scuoterci?

    marco

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  2. quello che mi colpisce sempre è che i dirigenti, sia quelli delle cooperative che quelli sindacali e tutti quanti, non vedano (o non vogliano vedere) la semplicità del meccanismo:
    - lo stato aumento i fondi alle banche (interessi sul debito) e alle imprese, mentre taglia quelli destinati al welfare e al lavoro sociale
    - gli enti locali sono costretti a spremere di più la cooperative e i sindacati firmano contratti capestro
    - le cooperative sono costrette a spremere di più i lavoratori (se non hai soldi, mica li fabbrichi)
    E finiamo per estenuarci nella guerra tra poveri: cooperative-lavoratori-utenti-dipendenti pubblici-dipendenti delle coop... mentre contro il padrone e il suo stato non si lotta mai...
    Alessandro Z.

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