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sabato 23 luglio 2011

IL WELFARE E' UN BENE COMUNE

Da qui noi partiamo, per ribadire che il "welfare non si tocca" e, di nuovo, "neanche mezz'ora di meno" a causa di gestioni scellerate del nostro bilancio nazionale. Dopo l'eliminazione del Fondo Nazionale per la non autosufficienza, veniamo a conoscenza che gli enti locali saranno suddivisi in quattro classi: i più virtuosi, i virtuosi, i non virtuosi, i peggiori.

La modalità adottata per la "premiazione", se di premiazione si può parlare, si lega alla legge 133 del 2008. Una legge assurda che parla di "patto di stabilità, ovvero il mantenimento della spesa pubblica entro certi parametri prestabiliti.

Ma quali sono i criteri utilizzati per vincere il premio?

1. il rispetto del patto di stabilità nel triennio precedente,
2. gli investimenti finanziati con risorse proprie rapportati alla spesa corrente
3. la spesa in conto capitale rapportata alla spesa corrente,
4. l’incidenza della spesa di personale sulla spesa totale e il numero dei dipendenti sulla popolazione,
5. la situazione finanziaria nel triennio,
6. il livello nel triennio della spesa per auto di servizio,
7. il numero di sedi di rappresentanza (in Italia e all’estero),
8. l’autonomia finanziaria,
9. il tasso di copertura dei costi dei servizi a domanda individuale e la partecipazione alla lotta all’evasione fiscale.

Come al solito la "qualità'" della vita del cittadino che vota e paga le tasse non è un indicatore valido, ognuno di noi conta solo per ciò che rappresenta economicamente. Non importa se il cittadino vive in un Comune con un servizio ambientale capace di ridurre i costi ed è coinvolto nella raccolta differenziata e nell'utilizzo corretto di spazi e luoghi, non importa che i Servizi di welfare siano presenti e accessibili a tutti quelli che ne hanno bisogno (e non privatizzati unicamente per rispondere alle logiche di guadagno di pochi), non importa la valorizzazione delle professionalità e delle competenze dei lavoratori (pubblici e del privato sociale). No, non sono questi i valori che rendono un comune virtuoso. Vengono premiati quei Comuni che presentano una buona autonomia finanziaria (la capacità di trovare risorse finanziarie locali, grazie per esempio a tributi e tasse comunali, a prescindere dai trasferimenti statali o regionali) e il grado di rigidità strutturale (cioè la capacità di tenere basso l’indice della spesa corrente). Per capirci, Palermo è un comune virtuoso, nonostante lo scandalo dei rifiuti che ha coinvolto gli ex amministratori della municipalizzata, tutti sotto inchiesta. E’ chiaro che non c’è nessun controllo sulla reale virtuosità dei contesti locali. I servizi offerti ai cittadini non contano nulla, così Amministrazioni disinvolte e senza alcun interesse a sostenere compatibilità sociali e ambientali, si arricchiscono senza migliorare di una virgola il benessere quotidiano dei loro cittadini.  

Noi non accettiamo questa manovra, perché, pur di salvaguardare il “patto di stabilità” si smantella la rete dei Servizi pubblici (ambiente, cultura, istruzione, sociale, sanitario, ecc).
Noi lavoratori del sociale, come sempre, saremo al fianco di tutti gli amministratori locali che vorranno opporsi a queste logiche, sottraendosi all’ideologia corrente per cui tutto (anche la persona) è solo ed esclusivamente un valore economico.

Coordinamento educatori ed educatrici contro i tagli

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