"Signore e signori il welfare è sparito"
Dal Bolognese, un prezioso esempio di informazione dal basso: una trasmissione radiofonica realizzata direttamente dagli operatori sociali
(7 Luglio 2016)
Spesso gli operatori sociali vengono associati al silenzio e alla rassegnata accettazione di un destino di precarietà. Un luogo comune smentito dai sempre più numerosi episodi di lotta che li vedono coinvolti e da esperienze come quella che restituiamo in questa intervista, relativa ad una trasmissione radiofonica (Signore e Signori il Welfare è sparito) dell'emittente bolognese Radio Kairos, realizzata direttamente da operatori sociali e volta a documentare le battaglie per migliorare la propria condizione lavorativa e impedire lo smantellamento dei servizi a sostegno dei più deboli. Giunta, in questa primavera, al suo quinto anno, la trasmissione, non ha perso nulla del suo spirito originario (ben esemplificato dal video, di inizio 2012, qui proposto). Dopo aver contribuito, come spiegano i nostri interlocutori, alla creazione di collegamenti nazionali fra operatori, è possibile che quest'originale esempio di informazione dal basso solleciti ancora altri colleghi, sparsi nella penisola e a tutt'oggi isolati, ad attivarsi, incominciando magari dal racconto pubblico della propria esperienza.
Anzitutto, vorremmo ragguagli sull'origine della trasmissione, che sappiamo essere intrecciata all'esperienza degli Educatori Uniti Contro I Tagli... Sì, tenete presente che gli EUCIT sono nati nella primavera del 2011 a Casalecchio di Reno (BO) in seguito all’acquisizione, da parte del consorzio ASC, dei Servizi Sociali fino ad allora gestiti in delega dalla locale Azienda AUSL. Tale passaggio si è accompagnato ad un drastico taglio di servizi, con conseguente ridimensionamento dei monte ore di molti operatori. I politici, gli amministratori di quel distretto hanno provato a rifilarci i tagli come inevitabili, indicando in noi e nei cittadini cui rivolgevamo i nostri servizi gli agnelli da sacrificare al dio bilancio, penultimi e ultimi insieme nella stessa barca da affondare. E noi non ci siamo stati. La necessità di trovare spazi nuovi per far sentire la nostra voce dissonante rispetto a tali politiche di svilimento del welfare ci ha spinto ad allargare la rete dei nostri contatti, partendo da mondi limitrofi al nostro, come i centri sociali, tra cui il TPO di Bologna, che ci ha subito ospitato e che ci ospita ancora. Inoltre, eravamo fortemente animati dall'esigenza di informare più gente possibile su quanto accadeva, visto che i media ufficiali non informavano o lo facevano in modo strumentale e distorto. Alcuni di noi avevano già avuto esperienze di radio in gioventù sia a Bologna ( Radio Alice, Radio città del Capo anni '80) che nel sud, in Sicilia, sull'onda di Radio Aut di Peppino Impastato. Non è stato un caso se i compagni di Radio Kairos (nata all’interno dello stesso TPO) ci hanno offerto uno spazio nella loro emittente...
Uno spazio che ormai esiste da ben cinque anni... E che, come tutte le cose che si muovono, che non stanno ferme, è poi diventato altro da un semplice pulpito di denuncia, ovvero il punto di riferimento mediatico per tutti quelli che di welfare vivono, per tutti quelli che di poco welfare muoiono. L’unica trasmissione condotta da educatori, cioè da chi ogni giorno opera sul territorio, da chi vive sulla propria pelle le ferite che i tagli dissennati ai servizi producono quotidianamente, da chi convive con la sofferenza di chi non ha diritto di parola, di chi non ha parola. D'altronde, è stato proprio grazie a questa trasmissione radio, che è possibile ascoltare anche in streaming, dunque in momenti diversi e comodamente dal proprio pc, che è nata la Rete Nazionale Operatori Sociali (RENOS). Ci ascoltavano altri colleghi e colleghe isolati nelle loro realtà e che per la prima volta, ci hanno detto, non si sono sentiti più soli, apprendendo che le problematiche sono molto trasversali e che la crisi del nostro mestiere tocca il nord come il sud. Oggi la nostra trasmissione si lega a temi della realtà locale ma siamo in contatto con diverse esperienze a livello nazionale, tra cui Let's di Bologna, Animazione Sociale di Torino, il gruppo Ed. Gli Asini, il lusso di pensare...abbiamo intervistato sociologi, politici locali e di altre regioni, accogliamo oggi anche contributi di colleghi di altri luoghi che possono tramite noi avere voce ed ogni settimana connettiamo la pagina fb alla nostra trasmissione per dare la possibilità a tutti i colleghi che lo vogliano di essere attivi e di mettersi in contatto con noi. Infatti ci arrivano in continuazione richieste di affrontare questo o quell'argomento, e sistematicamente diamo voce a tutti. In 5 anni siamo molto cresciuti anche nel modo di fare radio, strutturando la trasmissione secondo un orizzonte sempre più largo, che parte dalla realtà prettamente educativa che ci riguarda direttamente, per giungere ad un confronto complessivo col Welfare, nel segno di un'analisi critica ma spesso anche propositiva. Proponiamo chiavi di lettura a chi non riesce ad orientarsi perché i giornali non gli fanno conoscere cosa accade intorno.
Il campo del sociale è vastissimo, comprendendo un'infinità di forme di assistenza alla persone. Quali sono - a parte quelli educativi - i servizi di cui vi siete occupati di più, sinora?
Tutti, nessuno escluso. Chiunque - ovviamente una volta verificata la fondatezza della sua denuncia - può trovare spazio nella nostra trasmissione per contestare una situazione critica, di sfruttamento o semplicemente di contrazione delle risorse nel servizio in cui lavora. Ci siamo dunque occupati di minori, handicap, interventi nello scolastico e tanto altro ancora. E' da molto che non siamo più concentrati sui soli tagli. Per esempio, da qualche tempo seguiamo, insieme ad alcuni addetti ai lavori, l’evolversi delle vicende nel campo della psichiatria bolognese e nazionale (chiusura degli OPG, associazionismo di pazienti e famigliari, esperienze pilota, lotta alla contenzione fisica ecc.).
I servizi educativi, che maggiormente vi vedono coinvolti, includono anche l'inclusione degli alunni disabili nelle scuole. Che tipo di rapporti avete sviluppato con i genitori di questi ultimi?
Fin dall’inizio abbiamo cercato di tessere una rete fiduciaria con le associazioni di familiari (soprattutto nel campo dell’handicap) del territorio di Casalecchio. Una manifestazione popolare da noi indetta in quel territorio per contrastare la politica dei tagli, senza bandiere di partito né di sindacato, anche grazie all’adesione convinta di queste associazioni ha avuto un successo straordinario. Anche in radio ospitiamo, non di rado, familiari e utenti per dar loro voce, convinti come siamo che l’interesse della nostra categoria coincida con quello della persone verso cui prestiamo i nostri servizi: migliori sono le condizioni in cui ci troviamo ad operare, migliore risulterà la prestazione fornita.
Prima avete parlato di interviste a politici, locali e non solo. In generale, nel vostro spazio radiofonico, come vi regolate rispetto alla loro presenza?
In trasmissione tutti hanno diritto di parola, non solo gli operatori sociali. Sono intervenuti più volte politici, amministratori, dirigenti, anche persone da cui siamo stati avversari in specifiche campagne politiche. Nessuna censura dunque, tutte le posizioni hanno diritto di parola, anche quelle che contrastiamo, purché si mantengano nell'ambito di una dialettica anche aspra ma civile. Poi, è chiaro, tutti sanno che noi siamo un collettivo di parte e tutti sanno da che parte stiamo. Questa trasparenza non può che garantire l’interlocutore.
C'è un altro aspetto, poc'anzi accennato, su cui vorremmo tornare. Il modo in cui vi siete relazionati alla condizione degli operatori sociali di altre parti d'Italia...
In questi cinque anni di vita abbiamo visto nascere su altri territori esperienze simili alla nostra, da Ancona a Reggio Calabria, da Venezia a Napoli, da Rimini a Milano e ora anche a Roma: un unico grido di resistenza contro l’apparente ineluttabilità di una cultura del diritto che abdica, lasciando il posto allo stato sociale dell’elemosina, all’outlet della beneficienza. Tutti questi amici e compagni, non solo quelli appartenenti alla rete RENOS di cui siamo la voce ufficiale, sanno che questo programma è anche loro, li sentiamo spesso questi amici, questi colleghi e spesso diamo voce alle loro sofferenze, ai loro disagi.
Bologna e la sua provincia vengono ancora indicate come aree del benessere, soprattutto in confronto ad altre zone della penisola più disagiate e prive di servizi. Sulla base della vostra esperienza e del confronto con altre realtà, quanto ritenete fondata questa opinione assai diffusa?
Il fatto che in altre parti d’Italia per la situazione dei lavoratori del sociale, soprattutto a livello contrattuale, si possa in molti casi parlare di un vero e proprio sfruttamento di manodopera, non ci dispensa dal denunciare quanto, anche qui da noi, si vada inesorabilmente sgretolando, anno dopo anno, quel sistema di difese e di tutele delle fasce sociali più deboli che un tempo era il fiore all’occhiello del modello emiliano. In ambito socio-sanitario poi, non si può parlare di meno peggio oppure di meglio che niente: stiamo parlando di diritti fondamentali della persona, non di merce barattabile al mercato delle pulci. Aggiungiamo che il mito del buon welfare emiliano è crollato da un pezzo, proprio come le competenze di chi politicamente lo amministra e gestisce.
Uno spazio che ormai esiste da ben cinque anni... E che, come tutte le cose che si muovono, che non stanno ferme, è poi diventato altro da un semplice pulpito di denuncia, ovvero il punto di riferimento mediatico per tutti quelli che di welfare vivono, per tutti quelli che di poco welfare muoiono. L’unica trasmissione condotta da educatori, cioè da chi ogni giorno opera sul territorio, da chi vive sulla propria pelle le ferite che i tagli dissennati ai servizi producono quotidianamente, da chi convive con la sofferenza di chi non ha diritto di parola, di chi non ha parola. D'altronde, è stato proprio grazie a questa trasmissione radio, che è possibile ascoltare anche in streaming, dunque in momenti diversi e comodamente dal proprio pc, che è nata la Rete Nazionale Operatori Sociali (RENOS). Ci ascoltavano altri colleghi e colleghe isolati nelle loro realtà e che per la prima volta, ci hanno detto, non si sono sentiti più soli, apprendendo che le problematiche sono molto trasversali e che la crisi del nostro mestiere tocca il nord come il sud. Oggi la nostra trasmissione si lega a temi della realtà locale ma siamo in contatto con diverse esperienze a livello nazionale, tra cui Let's di Bologna, Animazione Sociale di Torino, il gruppo Ed. Gli Asini, il lusso di pensare...abbiamo intervistato sociologi, politici locali e di altre regioni, accogliamo oggi anche contributi di colleghi di altri luoghi che possono tramite noi avere voce ed ogni settimana connettiamo la pagina fb alla nostra trasmissione per dare la possibilità a tutti i colleghi che lo vogliano di essere attivi e di mettersi in contatto con noi. Infatti ci arrivano in continuazione richieste di affrontare questo o quell'argomento, e sistematicamente diamo voce a tutti. In 5 anni siamo molto cresciuti anche nel modo di fare radio, strutturando la trasmissione secondo un orizzonte sempre più largo, che parte dalla realtà prettamente educativa che ci riguarda direttamente, per giungere ad un confronto complessivo col Welfare, nel segno di un'analisi critica ma spesso anche propositiva. Proponiamo chiavi di lettura a chi non riesce ad orientarsi perché i giornali non gli fanno conoscere cosa accade intorno.
Il campo del sociale è vastissimo, comprendendo un'infinità di forme di assistenza alla persone. Quali sono - a parte quelli educativi - i servizi di cui vi siete occupati di più, sinora?
Tutti, nessuno escluso. Chiunque - ovviamente una volta verificata la fondatezza della sua denuncia - può trovare spazio nella nostra trasmissione per contestare una situazione critica, di sfruttamento o semplicemente di contrazione delle risorse nel servizio in cui lavora. Ci siamo dunque occupati di minori, handicap, interventi nello scolastico e tanto altro ancora. E' da molto che non siamo più concentrati sui soli tagli. Per esempio, da qualche tempo seguiamo, insieme ad alcuni addetti ai lavori, l’evolversi delle vicende nel campo della psichiatria bolognese e nazionale (chiusura degli OPG, associazionismo di pazienti e famigliari, esperienze pilota, lotta alla contenzione fisica ecc.).
I servizi educativi, che maggiormente vi vedono coinvolti, includono anche l'inclusione degli alunni disabili nelle scuole. Che tipo di rapporti avete sviluppato con i genitori di questi ultimi?
Fin dall’inizio abbiamo cercato di tessere una rete fiduciaria con le associazioni di familiari (soprattutto nel campo dell’handicap) del territorio di Casalecchio. Una manifestazione popolare da noi indetta in quel territorio per contrastare la politica dei tagli, senza bandiere di partito né di sindacato, anche grazie all’adesione convinta di queste associazioni ha avuto un successo straordinario. Anche in radio ospitiamo, non di rado, familiari e utenti per dar loro voce, convinti come siamo che l’interesse della nostra categoria coincida con quello della persone verso cui prestiamo i nostri servizi: migliori sono le condizioni in cui ci troviamo ad operare, migliore risulterà la prestazione fornita.
Prima avete parlato di interviste a politici, locali e non solo. In generale, nel vostro spazio radiofonico, come vi regolate rispetto alla loro presenza?
In trasmissione tutti hanno diritto di parola, non solo gli operatori sociali. Sono intervenuti più volte politici, amministratori, dirigenti, anche persone da cui siamo stati avversari in specifiche campagne politiche. Nessuna censura dunque, tutte le posizioni hanno diritto di parola, anche quelle che contrastiamo, purché si mantengano nell'ambito di una dialettica anche aspra ma civile. Poi, è chiaro, tutti sanno che noi siamo un collettivo di parte e tutti sanno da che parte stiamo. Questa trasparenza non può che garantire l’interlocutore.
C'è un altro aspetto, poc'anzi accennato, su cui vorremmo tornare. Il modo in cui vi siete relazionati alla condizione degli operatori sociali di altre parti d'Italia...
In questi cinque anni di vita abbiamo visto nascere su altri territori esperienze simili alla nostra, da Ancona a Reggio Calabria, da Venezia a Napoli, da Rimini a Milano e ora anche a Roma: un unico grido di resistenza contro l’apparente ineluttabilità di una cultura del diritto che abdica, lasciando il posto allo stato sociale dell’elemosina, all’outlet della beneficienza. Tutti questi amici e compagni, non solo quelli appartenenti alla rete RENOS di cui siamo la voce ufficiale, sanno che questo programma è anche loro, li sentiamo spesso questi amici, questi colleghi e spesso diamo voce alle loro sofferenze, ai loro disagi.
Bologna e la sua provincia vengono ancora indicate come aree del benessere, soprattutto in confronto ad altre zone della penisola più disagiate e prive di servizi. Sulla base della vostra esperienza e del confronto con altre realtà, quanto ritenete fondata questa opinione assai diffusa?
Il fatto che in altre parti d’Italia per la situazione dei lavoratori del sociale, soprattutto a livello contrattuale, si possa in molti casi parlare di un vero e proprio sfruttamento di manodopera, non ci dispensa dal denunciare quanto, anche qui da noi, si vada inesorabilmente sgretolando, anno dopo anno, quel sistema di difese e di tutele delle fasce sociali più deboli che un tempo era il fiore all’occhiello del modello emiliano. In ambito socio-sanitario poi, non si può parlare di meno peggio oppure di meglio che niente: stiamo parlando di diritti fondamentali della persona, non di merce barattabile al mercato delle pulci. Aggiungiamo che il mito del buon welfare emiliano è crollato da un pezzo, proprio come le competenze di chi politicamente lo amministra e gestisce.
Fonte: Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma
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