Si tratta
ancora di parlare del tempo che viviamo. Lo stesso in cui accade che
in politica si prendano posizioni ufficiali sui social network,
confondendo così comunicazioni istituzionali e informali, piano
privati e pubblici. Così come accade che un’operatrice, in una
situazione lavorativa prolungata e complessa, si lasci andare ad uno
sfogo, certo un po’ avventato e veemente, sul suo profilo privato
di Facebook e riceva una sospensione e dopo ciò la lettera di
licenziamento. Come se, da oggi in avanti, dovessimo fare attenzione
a quello che ci lasciamo uscire, al bar con gli amici, contro la
frustrazione del lavoro quotidiano e delle situazioni in cui questo
ci pone, con la paura che qualcuno possa sentirci e possiamo presto
ricevere una infausta raccomandata.
Gli
Educatori Uniti contro i tagli vogliono comunicare la loro
solidarietà all’educatrice in questione e esprimere il loro
disappunto per una decisione tanto dura. Vediamo questo licenziamento
come una scelta radicale e rigida, in una situazione in cui capiamo
il bisogno di chiarire nettamente la faccenda, ma ci interdice la
drasticità della strada intrapresa. Noi crediamo che ogni lavoratore
debba sapersi assumere la propria responsabilità professionale, ma
in riferimento a ciò che viene agito e svolto sul luogo di lavoro
nella propria mansione, a quello che nella propria professione viene
costruito e portato avanti.
Educatori
Uniti contro i tagli
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