Visualizzazioni totali

mercoledì 4 dicembre 2013

SABATO 7 DICEMBRE ORE 20 "FESTA DELL'ORGOGLIO EDUCATIVO". VI ASPETTIAMO....

Ritorna la nostra Festa dell'orgoglio educativo (NO CUT PARTY) sabato 7 dicembre dalle ore 20 al TPO, per socializzare e sostenere il coordinamento educatori contro i tagli e la Rete Nazionale degli Operatori Sociali. 

Ore 20: aperitivo, stuzzichini e buona musica
ore 22 LIVE: open act ETNIA SUPERSANTOS (Bologna)
Special guest: "CUT" (Bologna)

Dj set:
Dj Stoned (Rock e derivati)
Dj Rox (Etno, Ska, Reggae..)

Ingresso 3 euro

Sarà presente una postazione internet per firmare la nostra petizione "Diamo valore al lavoro educativo" per raggiungere l'obiettivo delle 1000 firme.

Vi aspettiamo, come sempre, numerosi!!
L'EDUCAZIONE NON SI VENDE, SI DIFENDE!!




domenica 17 novembre 2013

NOSTRO ARTICOLO: STORIE DI TAGLI E DI RIMBORSI. DI OPERATORI SOCIALI E DI CONSIGLIERI REGIONALI.

Storie di tagli e di rimborsi. Di operatori sociali e di consiglieri regionali.
Non ci è mai piaciuto il populismo a basso costo e tanto meno ci uniamo a chi, dopo aver ossequiato per anni i potenti di turno ora, esibendo all’improvviso un immacolato candore, li vorrebbe tutti appesi in piazza. E ci restano intatte tutte le perplessità di fronte allo scontato e demagogico sbraitare dell’arringa folle del momento che volendo abolire il finanziamento pubblico alla politica di fatto la vuol consegnare nelle mani del miliardario di turno (e noi non abbiamo ancora conosciuto un miliardario che faccia gli interessi degli ultimi). In questo paese non sempre la società civile è migliore dei rappresentanti politici che si sceglie. Anzi. Ma dopo gli scandali emersi in questi giorni in seguito all’inchiesta della magistratura sulle spese pazze in regione, qualche domanda agli eletti nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna la vogliamo ugualmente porre. Come pensate si sentano gli operatori sociali che si vedono ripetere quotidianamente dagli amministratori locali “non ci sono soldi” “qui si deve tagliare” “le risorse sono finite” e così via? Come pensate si sentano gli operatori sociali che si vedono costretti a giustificare ogni giorno al millesimo scontrini, city pass, chilometri, per averne spesso a rimborso neppure la metà dello speso? Come pensate si sentano gli operatori sociali che leggono di cene luculliane da Rodrigo, di beneficienze finte almeno quanto chi le fa, di appassionati week end a Venezia, di doppi rimborsi viaggio (almeno fino a quando la normativa lo consentiva), come pensate si sentano quegli operatori sociali cui la politica economica non riesce neppure oggi a corrispondere i 30 euro lordi della prima tranche del rinnovo del CCNL delle cooperative sociali prevista per il 1 Gennaio 2012? Come pensate si sentano? Una vostra cena tra due o al massimo tre commensali a “Le Calandre” (euro 689) equivale a 222 ore di Borse Lavoro. Come pensate si sentano quei disoccupati, quei poveracci che si rivolgono ai Servizi per mendicare qualche ora in più di stage a 3,10 euro nel vano tentativo di attenuare la propria disperazione? Queste domande le rivolgiamo innanzitutto ai consiglieri dei partiti di sinistra, l’area politica cui facciamo riferimento. Questa volta non aspetteremo il risultato dell’inchiesta della magistratura per esprimere la nostra indignazione. Ci interessa relativamente la rilevanza penale o meno di certe spese, qui si vuole parlare di etica politica, di principi morali. Sono passati quasi quarant’anni da quando Enrico Berlinguer mise i suoi uomini di fronte alla “questione morale”, purtroppo sono passati invano. Non ce ne vogliano i nostri rappresentanti in regione, ma noi preferiamo la filosofia di rappresentanza incarnata da Pepito Mujica, presidente dell’Uruguay a 900 euro al mese. Evidentemente in altre latitudini la politica low cost è possibile, dare l’esempio è possibile.
Educatori contro i tagli

mercoledì 23 ottobre 2013

PODCAST TRASMISSIONE "SIGNORE E SIGNORI IL WELFARE E' SPARITO!" 22/10/2013:


Podcast della nostra trasmissione "SIGNORI E SIGNORE IL WELFARE E' SPARITO!" del 22 ottobre 2013. Casalecchio di Reno (Bo): aggiornamenti sul tavolo di trattativa tra ASC Insieme, organizzazioni sindacali e cooperative, con intervista a Fabio Perretta (Sindacato USB). Coordinamento Nazionale di lotta dei lavoratori sociali, verso il terzo incontro il 27/10 a Firenze, a che punto siamo e quali prospettive per il futuro? Ne parliamo con Fabrizio (Educatori senza diritti – Milano) e Lisa C. (Operatrice Sociale - Firenze).    

sabato 19 ottobre 2013

POSTIAMO NOSTRO ARTICOLO RIFERITO ALLA SITUAZIONE DI ASC INSIEME "SERVIZI SOCIALMENTE INUTILI".


SERVIZI SOCIALMENTE INUTILI ?

 

La recente intervista che la Dott.ssa Scoccati, Direttrice Responsabile di ASCInsieme, ha concesso al programma radio “Signori e signore il welfare è sparito!”, contiene almeno un paio di spunti rilevanti che meritano qualche ulteriore considerazione. Il primo è la dichiarazione che, a fronte di un taglio lineare che fonti sindacali e interne alle cooperative quantificano intorno al 13%, la reale riduzione, trasversale ai tre lotti della gara d’appalto (rispetto all’ultima gara, non al momento in cui ASC ha rilevato i servizi dalla gestione precedente, è bene qui ricordarlo) sarebbe del 3,7%. La Responsabile di ASC ha pure aggiunto che trattasi di riduzione del fatturato, il numero delle ore educative (e dunque dei posti di lavoro) che verranno a mancare potrà essere dedotto solo dalle cooperative coinvolte. Ci pare evidente che qualcosa non torni. Le cooperative che operano sul territorio del distretto lamentano pubblicamente la persistente diminuzione dell’impegno orario dei propri dipendenti praticamente su tutti i servizi: la fatica che si vive all’interno delle organizzazioni cooperative per un sempre più impraticabile ricollocamento del personale appare in palese dissintonia con un dato come quello del 3,7%.

Ora, pur sapendo bene che come diceva un noto economista i numeri sotto tortura alla fine finiscono sempre per confessare, a noi che non siamo sociologi e tanto meno esperti in statistica, a noi che i tagli li sentiamo belli e profondi sulla nostra pelle e non in percentuali scritte su documenti che il più delle volte finiscono nei cestini ancora prima di essere smentiti, ebbene, ci si perdoni ma a noi non sembra che un educatore al posto di due (centro socio-educativo di Savigno) non sia un taglio, che la chiusura di un centro socio-educativo (Casalecchio) non sia un taglio, che la sostanziale scomparsa delle ore di programmazione nello scolastico (sono stati “salvati” 17 minuti alla settimana!) non sia un taglio. E poi non ci sono solo le ore perse per i lavoratori, la conseguenza di queste politiche è l’inevitabile, ancorché disconosciuto dalla responsabile ASC, svilimento qualitativo dei servizi in favore della cittadinanza che più ne ha bisogno. Parliamo da tecnici ora: esiste una soglia di intensità oraria e di personale sotto la quale un servizio non ha più senso di esistere se non come grottesca ostentazione di “un fare” che non comporta l’approdo a nessun processo evolutivo possibile, che non ha cioè nulla di sensatamente educativo. In sostanza, una figurina da esibire in qualche convegno o in qualche tavolo di trattativa.

La seconda cosa di rilievo emersa dall’intervista è il tentativo di legittimare la riduzione degli interventi richiamando il tema consueto di una generica “riorganizzazione dei servizi”, in particolare quelli in favore dei minori in condizione di svantaggio socio-culturale. La responsabile di ASC fa riferimento in particolare all’esperienza di Savigno, ma il giochetto di sostituire la locuzione “prevenzione del disagio” con quella apparentemente più spavalda di “promozione dell’agio” l’abbiamo, ahinoi, ampiamente visto e sperimentato a Bologna. Chiedete ad uno qualsiasi degli operatori degli Anni Verdi bolognesi com’è andata a finire. Siamo tutti per l’integrazione tra agio e disagio, ci mancherebbe, ma il lavoro dell’educatore ha a che fare con i processi di integrazione, non appartiene alla sfera del magico e dell’improvvisato, ma a quella delle scienze umane. I ragazzi che hanno problemi di relazione e di socializzazione si inseriscono all’interno dei normali centri di aggregazione giovanile solo dotandoli degli strumenti necessari per farlo, altrimenti rimangono esclusi dentro il gruppo, sai che successo pedagogico! Ingigantire il loro senso di inadeguatezza e poi chiamare questa roba integrazione. Ecco cosa fanno gli educatori, esattamente il contrario: danno a questi ragazzi quegli strumenti e li insegnano ad usare, combattono discriminazioni e sofferenze relazionali, li aiutano a diventare adulti responsabili provando a toglierli dai parcheggi esistenziali in cui vengono regolarmente ricacciati. Per farli giocare a pallone basta e avanza il pur meritorio lavoro di un oratorio sufficientemente sensibile alle diseguaglianze sociali. 

E comunque a noi resta il sospetto, la Dott.ssa Scoccati non ce l’ha levato, che le politiche sociali ormai siano in mano agli “sforbiciatori” delle ragionerie pubbliche e non alle visioni progettuali che la politica, per potersi almeno definire tale, dovrebbe sempre avere. A maggior ragione in tempi di crisi economica.

Questi sono i motivi che ci inducono a guardare con grande attenzione al tavolo di trattativa che si riunirà il 21 Ottobre e che vedrà coinvolti, insieme alle rappresentanze sindacali, i politici dei comuni del territorio, l’amministrazione di ASC e i referenti delle cooperative interessate. In particolare, chiediamo ai rappresentanti dei sindacati di respingere al mittente le eventuali, usuali e lacrimose spiegazioni sull’inevitabilità del ridimensionamento dei budget a disposizione dei servizi e nel caso, di promuovere forme di lotta appropriate.

Comunque vada a finire, per il dopo noi ci siamo.

 

Educatori contro i tagli



Per approfondimenti:
 

Link audio: intervista Dott.ssa E. Scoccati (Direttore generale ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-dott-ssa-e

 

Link audio: intervista Giorgia G. (Educatrice distretto ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-lavoratrice-asc

 

Link audio: intervista Salvatore D.C. (Educatore distretto ASC Insieme) dalla trasmissione “Signore e signori il welfare è sparito!” https://soundcloud.com/radiokairos/intervista-a-salvatore

 

mercoledì 9 ottobre 2013

POSTIAMO ARTICOLO "DOPO LAMPEDUSA" DI PAOLO COCEANCIG:

Dopo Lampedusa

8 / 10 / 2013
di Paolo Coceancig degli “Educatori contro i tagli”

Lampedusa. Mi ha colpito, nell’articolo di Adriano Sofri sulla “Repubblica”di Venerdì, il passaggio speranzoso in cui l’autore è incline a pensare che anche il più ostile tra di noi all’accoglienza dei migranti, nel momento in cui si trovasse in prima persona di fronte a uno di loro in condizione di pericolo, probabilmente non esiterebbe nel portargli soccorso. In sostanza l’affermazione che la visione politica personale (intesa banalmente come l’insieme delle idee che ognuno di noi ha sull’organizzazione socio-economica della società e sui cambiamenti che vi vorrebbe apportare) e l’esistenza che viviamo nel concreto quotidiano non sono la stessa cosa, non vanno di pari passo, seguono processi mentali diversi. Di conseguenza a me viene quasi naturale la seguente riflessione: qualsiasi legge di cui uno stato possa dotarsi per respingere (che spaventoso linguaggio usato con cotanta disinvoltura dalla destra nostrana) la massa di disperati che bussano alle nostre porte non può nulla di fronte all’incalcolabile bisogno che obbliga a partire chi ha fame, chi fugge da una guerra, chi non ha scelta. Non può nulla un esercito, figuriamoci due righe scritte su carta dallo sciovinismo pacchiano di un paio di mediocri legislatori. La Bossi-Fini, se da un lato non è stata nient’altro che un tentativo patetico e arrogante d’imbrigliare il vento, dall’altra si è rivelata una preziosa arma in più nelle mani di organizzazioni criminali nazionali e internazionali che ancora ringraziano la lungimiranza dei nostri governanti per l’impennata dei ricavi alla voce tratta degli schiavi. Si quantifica che nel mondo ci siano 270.000.000 di persone in procinto di muoversi dai loro paesi d’origine. L’evento è epocale, non si affronta con due motovedette in più nel Mediterraneo o con il rafforzamento di Frontex, l’agenzia europea deputata al controllo delle frontiere, invocato da Napolitano. Tra l’altro, il solo pensiero che un fenomeno così vasto e travolgente possa essere affrontato con il rinforzo dei dispositivi di respingimento, continuando così a vendere agli spaventati elettori la favola del potere della dissuasione, fa sorridere e venire il voltastomaco allo stesso tempo. Un uomo che ha fame si dissuade solo permettendogli di mangiare. E poi, in tutti questi anni le abbiamo pur ben esibite al resto del mondo le nostre meravigliose forme di vita neoliberista. Con quale faccia possiamo ora raccontare al pastore maliano o al contadino eritreo che quelle forme sono esauste, prossime al capolinea? Non abbiamo i loro indirizzi mailper avvisarli di star lontani, di andare a morire da un’altra parte, lontano dai nostri occhi.
Ecco, perché il punto è proprio questo. La fine irreversibile di un sistema che, dopo essersi nutrito per quasi cinquant’anni del vantaggioso confronto con l’assolutismo comunista dell’est europeo, alla scomparsa del pericolo rosso ha accelerato in senso ultraliberista la sua vocazione insaziabile al profitto ad ogni costo, compiacendosi della sua boriosa supremazia. Il neoliberismo moderno che è prosperato soprattutto grazie alla libera circolazione delle merci (l’unica globalizzazione veramente riuscita) prova oggi pateticamente a sopravvivere ostacolando quella delle persone.
Che fare? Sono pienamente d’accordo con quanto scritto oggi da Andrea Segre sul suo blog: creare immediatamente le condizioni per permettere a tutte le persone che fuggono dalla fame e dalle guerre di spostarsi legittimamente, azzerando così il rischio che tragedie come quella di Lampedusa si ripetano all’infinito. Gli innocenti devono avere sempre e ovunque diritto alla protezione. Reinvestire l’enorme mole di denaro sperperato inutilmente nei dispositivi di repressione (che vergogna i Centri di identificazione ed espulsione e la militarizzazione delle acque) nella realizzazione di percorsi amministrativi e operativi di migrazione legale. Non si tema, non verranno tutti qua, passeranno soltanto e poi, insieme al nostro esercito di giovani senza prospettive, se ne andranno altrove. Già accade: sono pochi quelli che si fermano, meno di quelli che muoiono ogni giorno nel deserto, in mare, nei campi di raccolta libici. E’ un processo culturale prima che politico quello che serve. A noi più che a loro e probabilmente serve che passi più di qualche generazione. Ma da subito bisogna rimettersi a creare idee alternative di organizzazione economica e sociale, questo dovrebbe fare la buona politica: progettare nuove forme di società. E farlo in senso maggiormente comunitario, ridare attualità alla parola solidarietà, in disuso ormai da decenni, e farlo non per patetico buonismo, ma per la nostra stessa sopravvivenza. Farlo prima che sia troppo tardi.
L’organizzazione socio-economica dei territori va modificata radicalmente: nessuno può seriamente pensare che da questi passaggi epocali usciremo come prima, come se nulla fosse accaduto. Questa è la vera responsabilità della politica oggi: ogni tentativo di riformare questa deteriorata società dei consumi ad oltranza è una mera illusione, una pericolosa perdita di tempo prezioso sottratto all’ineludibile stagione della ridefinizione delle nostre priorità.
Ero straniero e mi avete accolto si legge sul vangelo, per ora qui da noi continuano a spadroneggiare laici individualisti e “cristiani da pasticceria”.
Il tempo sta per scadere, ma cambiare si può. Si deve.
Altrimenti la storia continuerà implacabile il suo giro, oggi tocca a me e domani tocca a te, con noi italiani disperati che prima o poi torneremo, come all’inizio del secolo precedente, di fronte alla costa spagnola su di un piroscafo chiamato Sirioe moriremo in più di cinquecento, la storia beffarda pronta a rimetterci da un giorno all’altro sulla sponda sbagliata del Mediterraneo, costretti magari ad affidare la nostra salvezza alla clemenza di un peschereccio tunisino di passaggio. La solita vecchia e insopportabile storia: la carità al posto del diritto.

(Fonte: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/dopo-lampedusa/15377)

domenica 8 settembre 2013

CASALECCHIO DI RENO: ASC INSIEME, ANNO NUOVO VITA VECCHIA!

 
 
CASALECCHIO DI RENO: ASC INSIEME,  ANNO NUOVO VITA VECCHIA!
 
Ci risiamo! Eccoci arrivati a settembre, a pochi giorni dalla ripresa dei servizi educativi e di sostegno scolastico e di nuovo molte nubi e tagli pendono, come la spada di Damocle, sopra la testa degli educatori del distretto Asc Insieme.
Pochi mesi fa in un editoriale il sindaco di Casalecchio Simone Gamberini scriveva “Il Consiglio Comunale nel mese di giugno ha approvato il bilancio preventivo dell’Azienda Consortile Insieme: con uno stanziamento di oltre 3.200.000 euro siamo riusciti ad incrementare le risorse disponibili per i servizi sociali. Il bilancio 2013 è ancora una volta, infatti, un bilancio a decisa connotazione sociale. Abbiamo mantenuto invariata l’offerta dei servizi per l’infanzia e per il sociale……Abbiamo mantenuto invariate rispetto al 2012 le tariffe per tutti i servizi alla persona, dalla scuola al sociale”, certamente leggendo l’editoriale si prospetta un Welfare più equo ed inclusivo. Anche la parlamentare M. Fabbri, nonché presidente onorario di ASC Insieme, punzecchiata su face book in merito al modus operandi di ASC, risponde “Credo che di creatività positiva ne abbiamo messa. Il nuovo contratto riconosce gli aumenti contrattuali, riconosce la mensilità fissa con conguaglio finale piuttosto che il pagamento a ore, le ore non lavorate non vanno a risparmio ma servono a finanziare altri progetti x tempo o libero o estivi.
Ci si è inventati l'educatore di plesso. Siamo intervenuti per verificare meglio l'appropriatezza della spesa, non vorrei che sia questo che non va bene. Se in giro si trova di meglio siamo disponibili al confronto, non abbiamo la pretesa di essere infallibili. Confronto che abbiamo sempre tenuto e ancora teniamo con le organizzazioni sindacali e con chi ce lo chiede. Poi credo che dobbiamo avere tutti la consapevolezza di non essere in un periodo di vacche grasse, ma in uno in cui si cerca di fare le nozze con i fichi secchi.”!
E noi abbiamo risposto "Non si può non rispondere che è merito anche nostro che di quei servizi abbiamo sempre cercato di salvarne la qualità: sono state le nostre pressioni e quelle dei sindacati a “salvare il salvabile” dalle nostre parti, non certo la creatività dei vostri “democratici” tagliatori di teste. A fronte poi di questo contentino contrattuale ai lavoratori, come possiamo secondo lei chiamare i tagli ai servizi del lotto 4 che riguardano immigrati, sostegno genitoriale, sociale ed educativo a donne sole con minori, educazione al lavoro, gruppi socio educativi per la prevenzione al disagio minorile ed educativa di strada? Rimodulazione? Poi smettiamola di definirci i più virtuosi per giustificare il progressivo scivolamento in basso del modello del welfare emiliano: per esempio, non basta certo dire che in molti paesi africani o mediorientali la condizione femminile è peggio che da noi per lavarci le mani di fronte all’arretramento palese e apparentemente irrefrenabile che il diritto della donna sta subendo nel nostro paese. Quello che non ci torna è perché, ormai a distanza di anni, pur di fronte alla generale insoddisfazione (famiglie, cittadini, operatori, operatori di ASC compresi, provi a chiedere nelle stanze di Via Cimarosa un moto di sincerità rispetto alla gestione dei servizi sul distretto e ne sentirà delle belle) solo gli amministratori e i politici continuino a difendere un modus operandi che nella forma può apparire orizzontale e un tantino anche “freakettone” ma nella sostanza è verticistico e pressappochista"!
Purtroppo notiamo, anche, come tra le parole e i fatti ci sia un’impressionante discordanza visto che dalla partenza del nuovo appalto su alcuni lotti c’è stato, di fatto, un taglio di almeno il 30% delle ore se non addirittura la chiusura di alcuni servizi. Inoltre apprendiamo con sorpresa che anche quest’anno a pochi giorni dalla ripresa dell’anno scolastico, magia, verrà fatto un altro taglio del 10% circa sulle ore di educativa scolastica. Ovviamente tutto questo all’insaputa di tutti (famiglie ed operatori). Non possiamo non ricordare le parole di una mamma combattiva di Casalecchio la sig.ra Marialba che durante un intervento nella trasmissione radio “Signore e signori il welfare è sparito!” disse “Il bambino non è coperto per l'intero orario scolastico: da settembre a Natale si susseguono continue promesse di intervento e di risoluzione del problema, da Natale a pasqua si fanno riunioni e da pasqua a fine scuola il problema è risolto ma evidentemente si son buttati via quasi due terzi dell'anno scolastico. Ma anche a problema apparentemente risolto le problematiche persistono gli orari sono spezzettati con diverse persone che girano sul bambino e alle esigenze del disabile vengono messi davanti problemi economici e contrattuali. E' difficile per un genitore capire queste ragioni e vorrei aprire un dibattito su una bella parola che ultimamente ha riempito la bocca a diverse persone a riunioni alle quali ho partecipato: condivisione, condivisione è stata riportata recentemente dal Dott. Angelo Floritti, condivisione è stata di nuovo rimarcata dalla Dott.ssa Scoccati e dall'onorevole Marilena Fabbri nonché da varie Associazioni Territoriali, condivisione? Bella parola, in pratica inesistente, le famiglie continuano ad essere lasciate fuori da tutte le decisioni o a essere chiamate per progetti già decisi.”.
Ecco questa è la realtà di un distretto come quello di Casalecchio che con le parole costruisce castelli di sabbia e che nella realtà non vuole condividere e ascoltare le proposte degli educatori e delle famiglie. Non abbasseremo la guardia di fronte a questo ennesimo attacco al sistema welfare e alle ore degli educatori, difenderemo come sempre la qualità dei servizi educativi e la dignità del nostro lavoro, vogliamo sia chiaro che di fronte al nulla ebbene nulla abbiamo da perdere e continueremo a non demordere. Ci chiediamo perché ASC Insieme abbia paura a fare un vero confronto aperto con la cittadinanza e con gli educatori accettando anche le critiche, senza porre veti e minacce, d’altronde ricordiamo a tutti, anche ad ASC che la Costituzione prevede la libertà di espressione e di pensiero , o no?
 
“Educatori contro i tagli”
 
Articoli di rifermento: da Casalecchio Notizie N° 3 luglio-agosto 2013 e dal blog educatoricontroitagli.blogspot.com
 
 
 
 
 
 

NOSTRA PETIZIONE "DIAMO VALORE AL LAVORO EDUCATIVO". FIRMALA ANCHE TU.


Perché è importante


Educatori uniti contro i tagli

Chiediamo agli abitanti della Provincia di Bologna di sottoscrivere, tramite una raccolta firme, le seguenti richieste, che intendiamo sottoporre alle Amministrazioni del nostro territorio.
Vogliamo porre una serie di rivendicazioni da portare avanti in virtù dell’attuale situazione dei lavoratori e degli utenti dei servizi sociali.

Chiediamo una presa di posizione e di responsabilità alle amministrazioni pubbliche, di fronte a situazioni vergognose, che spesso vengono silenziosamente avallate. Una percentuale sempre maggiore di servizi educativi è gestita dal terzo settore attraverso appalti, contratti di servizio e accreditamenti, all’interno di un contesto di precarietà, che contraddistingue da sempre i lavoratori del privato sociale e gli utenti di questi servizi, per i quali l’estate è probabilmente il periodo più critico. Su questi soggetti si riversano le conseguenze delle trattative al massimo ribasso fra amministrazioni e cooperative. Attraverso la subalternità completa alle esigenze di risparmio degli enti committenti, assistiamo a una continua demolizione del sistema dei servizi sociali, in un circolo vizioso in cui a rimetterci sono i lavoratori, ma anche l'intera parte della cittadinanza che usufruisce di tali servizi, nei quali si assiste parallelamente o ad un calo della qualità o addirittura al taglio totale degli interventi.

Crediamo fermamente che la civiltà di una società si misuri dall'attenzione con cui si sostengono i bisogni dei soggetti più deboli, in un territorio storicamente attento a questi aspetti come quello bolognese, speriamo di poter innescare un'inversione di tendenza che porti a valorizzare questa cultura ed eviti il suo progressivo smantellamento.

FIRMA LA PETIZIONE:

 

Noi Educatori uniti contro i tagli chiediamo: che all’interno di tutti le gare d’appalto rivolte ai soggetti del terzo settore per l’affidamento e la gestione di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e ludico-ricreativi dei comuni della Provincia di Bologna venga inserito l’obbligo di applicazione da parte dei soggetti partecipanti del Contratto Collettivo Nazionale delle cooperative sociali e degli accordi integrativi locali; che vengano attivati gli strumenti previsti dagli statuti comunali e provinciali per garantire il diritto alla partecipazione alle scelte politiche da parte degli operatori del sociale; che le Amministrazioni locali sorveglino perché agli operatori dei suddetti servizi venga applicata una retribuzione su base mensile e non a ore.    
 
Importante link dove firmare la petizione:
 
Educatori Uniti Contro i Tagli
 

domenica 1 settembre 2013

POSTIAMO ARTICOLO "EDUCATORI SENZA TITOLO" PER APPROFONDIRE LA QUESTIONE DEI TITOLI ANCHE A LIVELLO NORMATIVO.

Educatori senza titolo
25/01/2013
Spesso viene richiesto se le mansioni da affidare agli educatori senza titolo possano essere le stesse degli educatori professionali, anche in considerazione del diverso inquadramento loro riconosciuto dal ccnl della Sanità privata (posizione B3, B4, ovvero C - a seconda dell’anzianità di servizio e del possesso o meno del diploma di scuola media superiore - per gli “educatori senza titolo specifico” e posizione D per gli “educatori professionali”).
La soluzione muove dalla vicenda relativa all’istituzione del profilo dell’educatore professionale avvenuta con decreto Ministeriale n.520 dell’8 ottobre 1998, il quale ha provveduto a descrivere minuziosamente i compiti di tale figura.
Segnatamente, il suddetto decreto ha stabilito che l’educatore attua specifici progetti educativi e riabilitativi nell’ambito del progetto terapeutico elaborato da un’equipe multidisciplinare, volti ad uno sviluppo equilibrato della personalità con obiettivi educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana ed in particolare:
- cura il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà;
- programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero ed allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia;
- programma, organizza, gestisce e verifica le proprie attività professionali all’interno di servizi socio-sanitari e strutture socio-sanitarie-riabilitative e socio educative, in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture, con il coinvolgimento diretto dei soggetti interessati e/o delle loro famiglie, dei gruppi e della collettività;
- opera sulle famiglie e sul contesto sociale dei pazienti allo scopo di favorire il reinserimento nella comunità;
- partecipa ad attività di studio, ricerca e documentazione finalizzate agli scopi sopra elencati;
- contribuisce alla formazione degli studenti e del personale di supporto, concorre direttamente all’aggiornamento del relativo profilo professionale.
A seguito dell’entrata in vigore del suddetto decreto è sorta presso le strutture socio sanitarie la necessità di contemperare il rispetto della nuova normativa con la salvaguardia del posto di lavoro degli operatori che - ancora prima dell’emissione delle nuove disposizioni legislative - erano stati impiegati in mansioni educative invero molto simili a quelle assegnate dallo stesso.
A prescindere dal diverso livello di inquadramento, già sopra evidenziato, per quanto attiene alle mansioni la normativa contrattuale contenuta nel ccnl Aris precisa che le qualifiche della posizione economica C comportano - tra le altre - <<funzioni educative mirate al recupero ed al reinserimento di soggetti portatori di menomazioni psicofisiche>>.
Comparando queste mansioni con quelle indicate dal D.M. 520/1998 e sopra descritte, emerge chiaramente come la distinzione tra gli educatori senza titolo e quelle degli educatori professionali riguardi in effetti solo il diverso inquadramento e non già le funzioni, le quali sembrano avere, invece, un contenuto sovrapponibile.
Quanto sopra ha trovato conferma in una nota del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali n.839 del 2008, in cui quest’ultimo - rispondendo ad un interpello formulato dall’ARIS in merito alla possibilità per gli educatori senza titolo specifico di svolgere le medesime mansioni degli educatori professionali - ha confermato che gli educatori inquadrati in carenza di titolo, sempre perdurando la loro condizione di figure ad esaurimento, “possono continuare a svolgere le medesime mansioni degli educatori professionali di cui al D.M. 8 ottobre 1998, n. 520”.
Fermo restando quanto sopra dedotto e confermato dalle precisazioni ministeriali, resta valido in ogni caso il diverso inquadramento che è pienamente giustificato in virtù del mancato possesso da parte degli educatori senza titolo del diploma di laurea oggi richiesto dalla normativa vigente per lo svolgimento di funzioni educative.
In proposito il Tribunale di Trapani, con la sentenza n. 486/2009, emessa in una controversia patrocinata dallo scrivente studio, ha precisato testualmente che “il difetto del titolo professionale non costituisce un mero accidente formale: il possesso di un titolo specifico qualifica in modo diverso la stessa prestazione lavorativa, giustificando e fondando la distinzione ed il superiore inquadramento”.