Lavorano sul campo, a stretto contatto con il disagio
sociale e cercano di aiutare le persone a migliorare le loro condizioni di
vita: gli educatori sostengono così una fetta considerevole del Welfare ma,
purtroppo, subiscono altrettanto considerevolmente le conseguenze legate ai
massicci tagli. Solo a Bologna negli ultimi anni il Welfare è stato decurtato
del 15% circa andando a colpire tutti i
servizi educativi: dalla scolastica, ai socio-educativi, all'assistenza
domiciliare.
“I
recenti appalti pubblici privilegiano le offerte economicamente più vantaggiose
a discapito della qualità offerta e della situazione lavorativa degli operatori
– spiega Rosario B., educatore di 44 anni che attualmente lavora per la CADIAI e fa parte del
collettivo Educatori contro i tagli -. Assistiamo ad un incremento
esponenziale del part-time, non perché ve ne sia esigenza bensì perché non vi è
possibilità di sostenere il costo di operatori full-time. Lo stipendio medio di
un tempo pieno è di circa 1.100€ comprensivo delle ore, degli eventuali turni
di lavoro e della professionalità”.
Inevitabilmente
ciò ha ripercussioni sulla qualità offerta: il tempo da poter dedicare ai
servizi richiesti è minore, i professionisti da poter impiegare sono pochi
rispetto alle esigenze e crescono i bisogni non soddisfatti. Inoltre sono stati
ridotti i servizi di prevenzione, “ciò però non significa risparmio: tagliare
sulla prevenzione si traduce poi in una spesa maggiore sull'emergenza”.
Educatori
contro i tagli si è formato 4
anni fa a Casalecchio di Reno in risposta ad un taglio di 1 milione e 780 mila
euro che l'ASC InSieme (Azienda Speciale Consortile Interventi
Sociali Valli del Reno Lavino e Samoggia) aveva proposto sui servizi alla
persona. La grande movimentazione è riuscita a tamponare questo taglio, ed il
collettivo ha deciso di rimanere attivo per diffondere informazioni e mantenere costante
l'attenzione sulle questioni sociali (educatoricontroitagli.blogspot.it). Inoltre è tra i fondatori di una rete
nazionale di operatori sociali che
chiede il “rifinanziamento immediato dei fondi alle politiche sociali che negli
ultimi anni, a livello nazionale, sono stati tagliati di circa il 95% – sottolinea Rosario -. Bisogna anche riprendere a
garantire appalti non improntati al ribasso e tutelare il contratto nazionale
per questo settore (il CCNL per le Cooperative Sociali). Conosco cooperative
che, pur di vincere gli appalti offrendo servizi economici, assumono i
professionisti con contratti a tempo determinato, a progetto o voucher. Ne
perde la stabilità, la continuità lavorativa e la qualità offerta”.
Sarah
Murru
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