Il
Comune di Bologna ha annunciato da qualche giorno il vincitore del seguente
bando dal titolo:
“GESTIONE
DI INTERVENTI SOCIO-EDUCATIVI A FAVORE DI BAMBINI, PREADOLESCENTI E ADOLESCENTI
NEI QUARTIERI NAVILE, SAN DONATO, SAN VITALE, PORTO, SARAGOZZA E SAVENA PER IL
PERIODO FEBBRAIO 2015 - AGOSTO 2016”.
Questo
è stato il primo bando proposto dal Comune di Bologna, a base europea e quindi
aperto a tutti. Prima d’ora i bandi venivano emessi dai singoli quartieri, in
cui lavoravano diverse cooperative. Per partecipare a questo bando si è creato
un ATI (Associazione Temporanea d'Impresa) formato dalle cooperative che già
gestivano i progetti: Dolce, Arci, OpenGroup (Voli, Coopas, La Rupe, Radio
Città del Capo), Il Pettirosso, Csapsa e La Carovana.
L'ATI
in questione ha perso, pur presentando un ribasso economico del 6%, e ha vinto invece
una piccola cooperativa di Fabriano, un paese in provincia di Ancona, che ha
proposto un ribasso di quasi il doppio (11%), per compensare a un punteggio
inferiore nella valutazione di qualità. Quindi dal primo febbraio tale
cooperativa marchigiana verrà a gestire i servizi socio educativi del tempo di
Bologna (centri socio-educativi, centri giovanili, educative di strada).
Rimane
probabile che i lavoratori che fino ad oggi hanno lavorato in questi servizi
vengano assunti dalla vincitrice, ma certo per ora non si sa a quali condizioni,
visto il taglio cospicuo. A parte il dover rispettare una legge che obbliga
alla continuità del posto di lavoro di almeno l'80% dei lavoratori già presenti
sui servizi, il Mosaico non possiede chiaramente alcuna conoscenza del territorio,
delle istituzioni, degli enti presenti e della rete creata negli anni.
Molte
cooperative dell’ATI sembrano intenzionate a fare un ricorso e provare così ad
annullare l'aggiudicazione di un bando di gara che proprio non convince.
Ma
a dire il vero, il sistema è malato da anni. Si assiste ormai da tempo, anno
per anno, semestre per semestre, a piccoli tagli ai fondi destinati al welfare.
Ritagli quasi mai di entità importante, in modo da non creare scalpore, ma
lievi “aggiustamenti”, fatti in nome di un momento storico di crisi economica e
di un risanamento degli sprechi delle precedenti giunte. Tagli che, sommati
insieme, hanno portato alla situazione drammatica dei servizi alla persona a
cui assistiamo oggi.
Non
c'è spazio per il ricorso, perché la cooperativa Mosaico ha semplicemente
presentato una proposta di spesa abbondantemente più bassa, in una gara
d’appalto in cui l’elemento al quale veniva dato maggior peso non era la
qualità del servizio, ma il ribasso economico. Il problema era nel bando stesso
e nel sistema politico-sociale che lo ha generato.
Coloro
che ne pagano direttamente le conseguenze, anche in questo caso come sempre,
sono i cittadini, ovvero tutti coloro che usufruiscono dei servizi, e gli
operatori sociali. Nessuno infatti ha informato la cittadinanza e i lavoratori
di ciò che stava e sta accadendo, né tantomeno del ribasso dei costi di spesa
presentati, 6% per l’ATi bolognese e 11% per la cooperativa di Fabriano.
Ancora
una volta gli operatori si trovano a vivere sulla loro pelle, pagandone a
proprio prezzo le conseguenze, le scelte inaccettabili e scellerate delle
istituzioni, delle municipalità e di tutti gli altri enti che dovrebbero
usufruire della loro professionalità e offrire loro un lavoro e non una nuova
sorta di schiavitù retribuita. Ancora una volta i cittadini, gli utenti dei
servizi, le famiglie – sulla cui necessità di valorizzazione e difesa tanto si
parla senza mai riuscire a prendere una scelta che davvero vada in quella
direzione – si ritrovano tra le mani le ceneri di servizi alla persona, che in
passato avevano fatto grande il nome di questa città.
I
grande sistema cooperativo di Bologna è morto. Tra le mani ci rimane giusto qualche
osso spolpato.
Crediamo che contro tutto questo, contro
il degrado totale del Welfare, contro l’annullamento di qualsiasi ricerca di
qualità, contro la trasformazione dei centri educativi in parcheggi
pomeridiani, degli interventi come semplice numero nelle rendicontazioni, contro
l’impoverimento totale degli strumenti di lavoro a scuola, abbiamo ancora la
possibilità e il dovere di alzare la voce. Quella di noi operatori sociali si
unisca a quella di chiunque abbia a cuore il futuro dei servizi alla persona,
della società intera e il proprio futuro e quello dei propri figli.
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